Il problema delle liste di attesa non è una novità e affligge da tempo il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Tuttavia, negli ultimi anni si è aggravato a causa del grande numero di prestazioni non erogate durante la pandemia da COVID-19. Secondo il Ministero della Salute, nel 2020 rispetto al 2019 sono stati registrati oltre 1,57 milioni di ricoveri programmati in meno, più di 4,1 milioni di inviti agli screening oncologici non effettuati e oltre 112 milioni di prestazioni ambulatoriali saltate, tra visite specialistiche, esami di laboratorio e strumentali.

Sforzi per affrontare il problema

Sono stati stanziati 500 milioni di euro per fronteggiare il problema delle liste di attesa. Nel gennaio 2022, il Ministero della Salute ha individuato tre categorie di prestazioni prioritari da recuperare: ricoveri per interventi chirurgici programmati, inviti e prestazioni per le campagne di screening oncologici e prestazioni ambulatoriali. Ogni regione ha elaborato un Piano Operativo Regionale (POR) per definire strategie e modalità organizzative per il recupero delle prestazioni non erogate durante il periodo pandemico.

Recupero delle prestazioni:

Interventi chirurgici programmati: Le regioni hanno programmato il recupero di oltre 512.000 ricoveri programmati, ma secondo il Ministero della Salute ne sono stati recuperati poco più di 338.000 (66%). La percentuale di recupero varia dal 92% del Piemonte al 14% della Liguria.

Screening oncologici: Le regioni hanno previsto il recupero di oltre 5 milioni di inviti e quasi 2,84 milioni di prestazioni. Si stima che siano stati recuperati circa 4,2 milioni di inviti (82%) e poco più di 1,9 milioni di prestazioni (67%). Le percentuali di recupero variano notevolmente tra le diverse regioni.

Prestazioni ambulatoriali: Complessivamente, le regioni hanno programmato il recupero di quasi 11,9 milioni di prestazioni, ma finora ne sono state recuperate circa 6,8 milioni (57%). Ciò ha avuto un impatto significativo sui tempi di attesa per le nuove prestazioni ambulatoriali, con ancora oltre 5 milioni di prestazioni da recuperare.

Disparità regionali e differenze di performance

Nessuna regione ha raggiunto le quote di recupero previste per tutte le prestazioni, evidenziando una notevole variabilità nelle performance tra le regioni e all’interno di ciascuna regione per diverse tipologie di prestazioni. Alcune regioni, come la Toscana, la Provincia Autonoma di Trento e l’Emilia-Romagna, hanno ottenuto buoni risultati nel recupero, mentre altre, come la Calabria e la Campania, sono rimaste indietro.

Utilizzo delle risorse finanziarie

Nonostante siano state stanziati fondi per il recupero delle prestazioni, l’utilizzo delle risorse non è direttamente correlato al recupero effettivo. La spesa rendicontata al 31 dicembre 2022 ha raggiunto quasi il 70% del totale stanziato, ma con notevoli differenze regionali. Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, hanno superato il 100% di utilizzo delle risorse, probabilmente grazie agli investimenti di risorse proprie. Questo indica che la spesa maggiore non si traduce necessariamente in una riduzione delle liste d’attesa.

Coinvolgimento del settore privato

Le regioni italiane hanno avuto la possibilità di coinvolgere gli erogatori privati accreditati per affrontare il problema delle liste di attesa. Fino a un massimo di 150 milioni di euro su un totale di 500 milioni di euro sono stati destinati alle strutture private. La percentuale di coinvolgimento del settore privato si attesta intorno al 29%, con alcune regioni, come la Puglia, la Lombardia, la Campania, la Sicilia, la Liguria e la Calabria, che superano la media nazionale. Altre regioni, come le Marche e il Molise, non hanno fatto ricorso al settore privato.

Conclusioni

Nonostante gli sforzi e i finanziamenti dedicati al recupero delle prestazioni saltate durante la pandemia, le regioni italiane devono ancora affrontare il 35% delle prestazioni arretrate, corrispondenti a 7,13 milioni di prestazioni. Le differenze regionali e la mancanza di una correlazione tra risorse utilizzate e prestazioni recuperate mettono in evidenza la complessità del problema delle liste di attesa e la necessità di un approccio più efficace per ridurle e garantire cure tempestive ai cittadini italiani.

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