Crescita esponenziale degli impianti e delle revisioni delle protesi ortopediche in Italia

L’Italia sta vivendo una crescita senza precedenti negli impianti di protesi ortopediche, un fenomeno che riflette sia i cambiamenti demografici che l’evoluzione tecnologica nel settore medico. Tuttavia, di pari passo con questa crescita, emerge una sfida altrettanto significativa: il boom delle operazioni di revisione protesica. 

Aumento dei casi di protesi ortopediche in Italia

Negli ultimi vent’anni, il numero di impianti di protesi ortopediche in Italia è cresciuto notevolmente, passando da circa 80.000 nel 2000 a oltre 220.000 nel 2022.

Questo aumento è stato alimentato sia dall’aumento delle persone sotto i 60 anni che si sottopongono a questi interventi, sia dall’invecchiamento della popolazione, con un crescente numero di anziani che richiedono l’operazione.

Boom delle operazioni di revisione

La popolazione anziana, sempre più longeva, ha portato ad un aumento significativo delle operazioni di revisione delle protesi ortopediche.

Questi dispositivi hanno una durata media di circa 20 anni e richiedono quindi periodicamente un “tagliando”.

Ogni anno in Italia, oltre 20.000 protesi raggiungono la scadenza prevista, rappresentando circa il 10% di quelle impiantate.

Sfide legate alla fisiologia articolare

Nonostante le moderne tecnologie abbiano prodotto protesi di alta qualità, la fisiologia dell’articolazione con protesi è diversa da quella naturale e diversi fattori possono influenzarne il funzionamento.

Problemi come l‘allentamento delle parti mobili, l’utilizzo eccessivo in sovraccarico o le infezioni possono portare a danni alle strutture ossee e legamentose.

Stime sulla durata delle protesi

Anche se non è possibile prevedere con precisione la durata di un impianto protesico per ogni paziente, studi suggeriscono che nel 90% dei casi le protesi rimarranno funzionali per 15-20 anni dall’impianto.

Necessità di revisione delle protesi

Considerando la durata media delle protesi, è evidente che pazienti giovani o anziani che hanno ricevuto l’impianto potrebbero necessitare di una revisione quando la protesi “si consuma”.

Tuttavia, la sostituzione di una protesi è un’operazione complessa e irreversibile, che richiede centri specializzati e chirurghi esperti.

Importanza della competenza

L’affrontare con successo il problema delle protesi ortopediche richiede competenza a tutti i livelli: dalle strutture sanitarie ai chirurghi.

L’esperienza e la pratica sono fondamentali per ridurre i rischi e garantire risultati positivi, soprattutto nelle operazioni di revisione.

Rischio di carenze nell'assistenza

Gli esperti avvertono che una carenza di centri specializzati e chirurghi esperti potrebbe portare a gravi conseguenze, con migliaia di persone disabili in caso di fallimento delle revisioni protesiche.

Ciò comporterebbe importanti oneri per il Servizio sanitario nazionale.

Fonte:

Ossa di Vetro: un bambino con Osteogenesi Imperfetta cammina a 11 Anni

Un bambino di undici anni ha conquistato la gioia di camminare, sfidando l’Osteogenesi Imperfetta, attraverso quattro interventi chirurgici presso l’AOU Meyer e una determinata riabilitazione presso il Centro Don Carlo Gnocchi di Firenze.

Una vittoria di determinazione e collaborazione medica

A soli undici anni, un piccolo paziente ha sperimentato la gioia di camminare per la prima volta, grazie al lavoro collaborativo dei medici dell’AOU Meyer IRCCS.

Dopo quattro delicati interventi chirurgici e un lungo percorso riabilitativo, il bambino ha finalmente compiuto i suoi primi passi, seppur con l’aiuto delle stampelle.

La sfida dell'osteogenesi imperfetta

Il protagonista di questa storia affronta una forma estremamente severa di osteogenesi imperfetta, nota anche come ‘la malattia delle ossa di vetro’.

Questa patologia genetica, caratterizzata da un difetto del collagene, porta a una significativa fragilità ossea.

Le gambe del bambino erano affette da fratture patologiche, causando una deformità grave con una curvatura a forma di sciabola sia nelle cosce che nelle gambe, rendendo impossibile il movimento eretto.

Diagnosi e periodo di ricovero

La diagnosi è stata stabilita dopo approfondite indagini condotte dagli endocrinologi e genetisti presso l’ospedale pediatrico fiorentino.

Da quel momento, ha avuto inizio un prolungato periodo di ricovero, durante il quale l’equipe di Ortopedia e Traumatologia pediatrica, guidata dal professor Giovanni Beltrami, ha seguito attentamente il caso.

Studio preliminare e simulazioni chirurgiche

Prima di affrontare la serie di interventi necessari, gli ortopedici hanno condotto un’angiotac agli arti inferiori per uno studio approfondito.

I chirurghi, utilizzando modelli a grandezza naturale delle ossa deformi del bambino ottenuti attraverso la stampa 3D, hanno simulato e pianificato gli interventi.

Queste simulazioni hanno permesso di programmare osteotomie mirate, eliminando progressivamente la curvatura e consentendo di raddrizzare le gambe.

Chiodi telescopici e crescita fisiologica

Un elemento fondamentale del trattamento è stato l’utilizzo di chiodi telescopici in grado di “allungarsi”, adattandosi alla crescita fisiologica del bambino e fornendo una “protezione interna” all’osso stesso.

Riabilitazione e supporto a Don Carlo Gnocchi

Il percorso di riabilitazione è stato altrettanto cruciale e si è svolto presso il reparto di riabilitazione pediatrica specializzata del Centro IRCCS Don Carlo Gnocchi di Firenze.

L’équipe, guidata dalla dottoressa Giovanna Cristella, fisiatra dell’età evolutiva, ha elaborato una strategia efficace utilizzando fisioterapisti, tutori e ausili appropriati per consentire al bambino di muoversi sulle proprie gambe.

Cura continua e prospettive future

Un’attenzione particolare è stata dedicata all’individuazione di una cura adeguata per prevenire l’avanzamento della patologia.

Il bambino proseguirà il suo percorso medico presso l’Auxoendocrinologia del Meyer, diretta dal professor Stefano Stagi, dove riceverà le terapie specifiche necessarie.

Fonte:

Tecnica XLIF per la cura del mal di schiena cronico

La Neurochirurgia di Sassari ha recentemente utilizzato con successo una nuova tecnica mininvasiva per trattare la patologia degenerativa della colonna vertebrale. Effettuato su un paziente di 65 anni, l’intervento prevedeva l’inserimento di una protesi discale in titanio. Il paziente è stato dimesso dopo soli 3 giorni, senza alcun dolore residuo.

La tecnica XLIF

È un acronimo quasi impronunciabile, XLIF, ma per il paziente suona come approccio chirurgico mininvasivo per la cura del mal di schiena cronico.

Si tratta di una nuova tecnica che consente la sostituzione del disco intervertebrale mediante approccio cosiddetto “laterale estremo” (eXtreme Lateral Interbody Fusion, appunto XLIF).

L'applicazione pratica

Nei giorni scorsi è stata usata, per la prima volta, dall’équipe di Neurochirurgia dell’Aou di Sassari che ha operato un paziente di 65 anni il quale, dopo tre giorni di degenza, ha fatto rientro a casa senza mal di schiena.

Gli specialisti sottolineano i vantaggi della XLIF, riducendo il periodo post-operatorio e le perdite ematiche.

Approfondimento sulla tecnica XLIF

«Si tratta di una chirurgia vertebrale all’avanguardia – afferma la neurochirurga Maria Antonietta Chessa – che mette la nostra struttura al pari delle altre del resto della penisola, una tecnica mininvasiva introdotta di recente che può essere utilizzata per il trattamento della patologia degenerativa della colonna vertebrale».

La procedura coinvolge l’accesso laterale estremo alla colonna vertebrale e l’inserimento di una protesi discale in titanio.

Descrizione della procedura e selezione dei pazienti

Il paziente, in anestesia generale, viene posizionato su un fianco, sopra il lettino operatorio.

Con una piccola incisione sul fianco, il neurochirurgo accede alla colonna vertebrale, con minimo trauma dei tessuti.

È importante selezionare pazienti con specifiche caratteristiche, come l’assenza di interventi addominali precedenti e una posizione bassa della cresta iliaca.

Monitoraggio e strumentazione utilizzata

Un intervento che viene realizzato grazie a un monitoraggio neurofisiologico real-time, con l’impiego di un apparecchio radiologico, arco a C o amplificatore di brillanza, che consente di posizionare la protesi vicino ai dischi intervertebrali.

Benefici della tecnica

Innegabili i benefici per il paziente derivanti dalla nuova tecnica mininvasiva.

I neurochirurghi sottolineano tempi più rapidi per la stabilizzazione della colonna, un periodo post-operatorio più breve, perdite ematiche irrilevanti e un minor dolore post-operatorio rispetto agli interventi invasivi tradizionali.

L'Équipe di neurochirurgia

Nella sala operatoria, al terzo piano del Santissima Annunziata, l’intervento è stato realizzato dall’équipe di Neurochirurgia, con la presenza di professionisti esperti in collaborazione con un esperto dall’Ospedale Molinette di Torino.

L’approccio multidisciplinare coinvolge anche il personale di Anestesia del Santissima Annunziata e i tecnici di Radiologia.

Fonte:

Impatto dell’obesità nella sostituzione totale della caviglia

I chirurghi ortopedici specializzati nel trattamento del piede e della caviglia stanno attualmente esaminando l’influenza dell’obesità sull’esito delle loro procedure.

La sostituzione totale della caviglia (TAR) come trattamento per l'artrite della caviglia

La sostituzione totale della caviglia (TAR), conosciuta anche come artroplastica totale della caviglia, è una procedura chirurgica impiegata per trattare l’artrite della caviglia.

Questo intervento chirurgico mira a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità dell’articolazione, preservandone il movimento.

L'influenza dell'obesità sui risultati della TAR

Un recente studio pubblicato su Foot & Ankle International (FAI) ha esaminato l’impatto dell’obesità sui risultati della sostituzione totale della caviglia (TAR).

I ricercatori della Duke University hanno analizzato un ampio campione di pazienti per comprendere meglio l’effetto dell‘obesità sulle complicanze e l’esito della procedura.

Risultati contraddittori tra obesità e successo della TAR

Nonostante il recente studio della Duke University non abbia riscontrato un aumento delle complicanze legate all’obesità dopo la TAR, altri studi hanno mostrato risultati differenti.

Un secondo studio basato nel Regno Unito ha evidenziato un aumento del rischio di insuccesso della procedura in pazienti obesi.

Questi risultati contraddittori richiedono ulteriori indagini.

La necessità di ulteriori studi

Gli esperti rimangono perplessi dalle differenze nei risultati dei vari studi sull’obesità e la sostituzione totale della caviglia.

Sia i ricercatori della Duke University che quelli del Regno Unito concordano sulla necessità di condurre ulteriori ricerche con campioni più ampi per comprenderne meglio l’effetto.

L'American Orthopaedic Foot & Ankle Society (AOFAS)

L’American Orthopaedic Foot & Ankle Society (AOFAS) svolge un ruolo cruciale nell’educazione, nella ricerca e nel supporto dei chirurghi ortopedici del piede e della caviglia, al fine di migliorare la cura dei pazienti.

Questa organizzazione globale contribuisce a promuovere la formazione continua, finanzia la ricerca e aumenta la consapevolezza dei pazienti sulle condizioni e i trattamenti relativi al piede e alla caviglia.

La missione dell’AOFAS è quella di ispirare prestazioni professionali di alto livello per ottenere risultati migliori per i pazienti.

Fonte

Traumatologia in evoluzione: Mininvasività e Tecnologia

L’ortopedia moderna si sta orientando sempre più verso l’approccio “dall’esterno”, utilizzando strumenti che vengono introdotti attraverso piccoli fori nella pelle. Questo approccio mira a minimizzare il trauma ai tessuti già compromessi da lesioni precedenti.

Traumatologia: cure mininvasive e tecnologie avanzate

Negli ultimi 10 anni, il campo della traumatologia ha subito una rivoluzione epocale nei metodi di trattamento delle fratture derivanti da incidenti stradali, sportivi e domestici.

Questi progressi hanno reso le cure meno traumatiche e meno dolorose per i pazienti.

In passato, i chirurghi erano soliti effettuare ampie incisioni per raggiungere l’osso fratturato e ripristinarne l’integrità.

Oggi, invece, si preferisce utilizzare il bisturi il meno possibile.

I nuovi approcci prevedono l’introduzione di viti e fissatori dall’esterno, sotto il controllo radiografico o, in strutture all’avanguardia, tramite la Tac.

Inoltre, le piastre vengono posizionate attraverso piccoli fori e fatte scivolare tra i muscoli per garantire una corretta posizionamento.

Minore trauma, maggiore guarigione

Questi avanzamenti hanno l’obiettivo principale di evitare di aggiungere ulteriore trauma al paziente.

Prima, i metodi tradizionali comportavano interventi stressanti, soprattutto per chi non era in ottima salute, con un elevato rischio di infezioni su tessuti già traumatizzati e lacerati.

La guarigione delle ferite chirurgiche richiedeva tempi estesi.

In sintesi, la chirurgia mininvasiva, simile ad altre specialità mediche, ha fatto il suo ingresso in traumatologia, contribuendo a rendere i trattamenti più efficaci e meno invasivi.

L'opinione del dott. Fabrizio Cortese

Il dott. Fabrizio Cortese, Presidente di OTODI (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri), spiega come questa rivoluzione abbia avuto origine.

Inizialmente, si agiva dall’esterno solo in artroscopia, per eseguire interventi sui menischi all’interno del ginocchio.

Tuttavia, si è presto capito che queste tecniche potevano essere utilizzate anche per trattare fratture, riducendo al minimo i danni ai tessuti circostanti. Cortese sottolinea l’importanza di evitare infezioni ossee, considerate tra le più complesse da gestire.

L’evoluzione metodologica e tecnologica ha avuto inizio con l’Orthopedic Damage Control, che consiste nella fissazione della frattura con viti e fissatori, seguita dall’intervento chirurgico dopo che i tessuti si sono normalizzati.

Questa evoluzione ha proseguito con l’ARIF, la Fissazione artroscopica assistita, che impiega microtelecamere per monitorare con precisione la ricomposizione dell’osso fratturato.

L'importanza della traumatologia mininvasiva oggi

La traumatologia mininvasiva è diventata indispensabile, poiché gli incidenti odierni sono spesso più gravi e traumatici.

Le motociclette sono più veloci, lo sci moderno e le nuove tecniche, come il carving, causano fratture al ginocchio anziché alla tibia, rendendo le lesioni più complesse da curare e con un maggiore rischio di complicazioni.

Pertanto, la traumatologia mininvasiva è diventata fondamentale per affrontare le sfide attuali.

Specializzazione e attrezzature avanzate

Oggi, l’ortopedia e la traumatologia richiedono attrezzature all’avanguardia e medici altamente specializzati.

I professionisti devono essere preparati per affrontare una vasta gamma di fratture in diverse parti del corpo, considerando che ciascuna richiede un approccio specifico.

La specializzazione è diventata essenziale, poiché non tutti gli ortopedici possono affrontare qualsiasi problema.

La necessità di centri specializzati

Il dott. Cortese sottolinea che l’assistenza deve essere erogata su due livelli.

Il primo livello consiste nel fornire cure di base, come il lavaggio e la fissazione della frattura con fissatori, e stabilizzare il paziente.

Questo dovrebbe essere possibile in qualsiasi ospedale.

Tuttavia, la fase successiva, ovvero l’intervento chirurgico per situazioni complesse, richiede competenze specializzate.

Pertanto, sono necessari centri specializzati in chirurgia per specifiche parti del corpo, come il bacino, la caviglia e il ginocchio, che possano trattare un gran numero di casi con l’approccio più adeguato.

È importante che le autorità sanitarie approfondiscano questa questione per sviluppare una Rete trauma nazionale, garantendo così una migliore assistenza ai pazienti traumatizzati.

In conclusione, la traumatologia ha compiuto notevoli progressi grazie all’adozione di tecniche mininvasive e all’uso di tecnologie avanzate.

Questi sviluppi non solo hanno migliorato la cura dei pazienti ma hanno anche reso necessaria una maggiore specializzazione e l’istituzione di centri specializzati per affrontare le sfide sempre più complesse nel campo della traumatologia.

Soluzioni veloci per fratture sportive negli anziani attivi

Negli ultimi anni, triplicato per gli over 65 il numero di traumi a ginocchio, caviglia e gomito, tipici di chi fa sport come bicicletta, moto, tennis, padel, trekking e sci.        Cura e tempi devono adattarsi, i 70enni oggi vivono come i 50enni di prima.

Un cambio nell'approccio alle cure ortopediche

Nell’immediato futuro, sta emergendo una vera rivoluzione nell’approccio alle cure ortopediche, destinata a diventare uno standard diffuso in tutti gli ospedali italiani.

Questo nuovo paradigma prevede che pazienti di 65, 70 o più anni vengano trattati con tecniche di guarigione rapide, che fino a poco tempo fa erano riservate esclusivamente ai pazienti più giovani.

L'incontro dei specialisti a Riccione

Il congresso annuale degli ortopedici e traumatologi ospedalieri italiani (OTODI), attualmente in corso a Riccione, rappresenta il cuore pulsante di questo cambiamento.

Esperti del settore stanno attivamente discutendo l’adozione di metodi e protocolli innovativi per il trattamento di una vasta gamma di traumi.

Da queste discussioni emergerà un documento ufficiale che promuoverà un approccio rivoluzionario alle cure ortopediche.

Guarire rapidamente da fratture

Il dottor Pietro De Biase, presidente del congresso insieme a Marco Mugnaini, Paolo Esopi e Andrea Micaglio, sottolinea quanto sia cruciale affrontare le fratture in modo rapido ed efficiente, anche negli individui oltre i 65 anni.

L’approccio tradizionale, basato sull’applicazione di gesso e sull’immobilizzazione prolungata, è ormai superato.

Oggi, le persone anziane conducono vite attive e hanno bisogno di guarire completamente, evitando perdite di tempo e ripristinando la loro efficienza fisica.

Adattare le tecniche per gli anziani

Per soddisfare questa crescente esigenza, gli specialisti stanno rivoluzionando le tecniche chirurgiche.

Queste nuove metodologie tengono conto delle condizioni biologiche e del progressivo indebolimento osseo legato all’età degli anziani.

Tra le innovazioni figurano l’impiego di viti e piastre progettate appositamente per garantire una maggiore stabilità, insieme ad altre avanzate soluzioni tecnologiche.

Aumento di fratture articolari negli anziani

Le fratture articolari, che un tempo erano tipiche dei giovani, stanno diventando più frequenti nelle persone anziane.

In particolare, si riscontrano maggiormente fratture al ginocchio, alla caviglia e al gomito, spesso associate all’attività sportiva.

Crescita della pratica sportiva tra gli anziani

La pratica sportiva tra gli anziani sta vivendo una crescita esplosiva.

I dati Istat rivelano un triplo aumento della partecipazione sportiva tra gli over 74 dal 2000 al 2019.

Questo aumento ha portato a una significativa crescita degli incidenti e dei traumi legati all’attività fisica.

La nuova definizione di "Anziano"

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ridefinito la categoria “anziano“.

Secondo questa nuova classificazione, gli individui dai 65 ai 75 anni sono considerati “giovani anziani”.

Questo cambiamento riflette il fatto che molte persone di questa fascia d’età conducono una vita attiva, lavorano e praticano sport.

Tale classificazione è basata su solide basi scientifiche e oggettive.

Il nuovo standard terapeutico

Il tradizionale approccio terapeutico, che prevedeva l’immobilizzazione prolungata, non è più considerato accettabile dai traumatologi.

Le tecniche chirurgiche moderne consentono oggi a chiunque, indipendentemente dall’età, di aspettarsi una ripresa completa e rapida.

Il futuro delle cure per gli anziani

Gli specialisti di OTODI concludono che è giunto il momento di porre fine alle lunghe degenze e ai recuperi lenti, spesso parziali.

Ogni paziente, a qualsiasi età, merita di tornare rapidamente a una vita attiva e in salute.

Stryker lancia una campagna di marketing diretto ai pazienti

Stryker, negli USA, ha lanciato una campagna di marketing diretta al paziente  chiamata “Scan. Plan. Mako Can”. per il suo software Mako SmartRobotics. 

Stryker lancia una campagna di marketing diretto ai pazienti

Stryker, una delle più grandi aziende al mondo nel settore delle tecnologie mediche, ha annunciato il lancio di una campagna di marketing diretta ai pazienti dal titolo “Scan. Plan. Mako Can.”

Attraverso questa iniziativa, Stryker mira a aumentare la consapevolezza dei pazienti riguardo a Mako SmartRobotics™, un’opzione innovativa per coloro che necessitano di interventi di sostituzione articolare a causa dell’artrite al ginocchio o all’anca.

Un'impronta radicata in Mako SmartRobotics™

Don Payerle, Presidente della divisione Joint Replacement di Stryker, ha spiegato: “‘Scan. Plan. Mako Can.’ ha radici profonde nei principi di Mako SmartRobotics™.

Siamo fermamente impegnati nell’avanzamento della tecnologia per la sostituzione articolare e nel permettere ai chirurghi di ottenere risultati superiori per i loro pazienti.

Il nostro obiettivo è condividere questa campagna con le persone che affrontano il dolore articolare, consentendo loro di cercare assistenza e intraprendere un percorso verso il ritorno alle loro attività amate.”

Pianificazione basata su CT e Tecnologia AccuStop™

Un elemento centrale di Mako SmartRobotics™ è la pianificazione basata su tomografia computerizzata (CT), che fornisce ai chirurghi una visione completa dell’anatomia del paziente e della procedura chirurgica imminente.

La tecnologia innovativa di feedback tattile AccuStop™ di Mako consente ai chirurghi di eseguire piani con notevole precisione, contribuendo a minimizzare la disturbo dei tessuti.

È importante notare che Mako SmartRobotics™ ha dimostrato risultati migliori, tra cui minor dolore e tempi di recupero più veloci, rispetto alla tradizionale chirurgia di sostituzione articolare manuale.

Risultati positivi e capacità digitali avanzate

Inoltre, l’integrazione delle capacità digitali da parte di Stryker, nota come Advanced Digital Healthcare, consente a prodotti come Mako di generare informazioni utili per migliorare i risultati clinici, operativi e finanziari lungo il continuum di cura.

Campagna omnicanale "Scan. Plan. Mako Can."

La campagna completa “Scan. Plan. Mako Can.” prende vita attraverso una varietà di mezzi e diversi canali mediatici, tra cui TV lineari e in streaming, social media, YouTube, piattaforme programmatiche/endemiche e ricerca a pagamento. 

Promuovere la consapevolezza e le opzioni di trattamento

Si incoraggia le persone che soffrono di dolore articolare a consultare i propri professionisti sanitari per esplorare le opzioni di trattamento disponibili, incluso l’adeguatezza dell’intervento di sostituzione articolare.

Per saperne di più su Mako SmartRobotics™, visitare MakoCan.com.

Considerazioni finali sulla chirurgia e i risultati individuali

È importante sottolineare che ogni procedura chirurgica comporta rischi intrinseci.

I chirurghi devono esercitare il loro giudizio clinico professionale quando considerano l’utilizzo di tecnologie specifiche nella loro pratica.

Stryker non fornisce consulenza medica e raccomanda che i chirurghi ricevano una formazione adeguata prima di incorporare qualsiasi tecnologia nella chirurgia.

I livelli di recupero e attività dei pazienti dopo l’intervento chirurgico possono variare.

Fonte

Primo Intervento Innovativo nella Struttura di Radiologia Interventistica di Sassari

Questa procedura avanzata permette il rialzo delle vertebre e l’inserimento di un acrilato, simile a un cemento, per ripristinare la giusta altezza tra le vertebre.

Un approccio rivoluzionario alla cura delle fratture vertebrali:

La Radiologia Interventistica, sotto la guida del professor Salvatore Masala, ha introdotto una vertebro-plastica innovativa, eseguita per la prima volta a Sassari.

Questa procedura è stata adottata su una paziente affetta da fratture vertebrali causate dall’osteoporosi, localizzate nell’undicesima e dodicesima vertebra.

Utilizzando un dispositivo chiamato “device intrasomatico”, i medici sono stati in grado di rialzare le vertebre crollate e, successivamente, di inserire l’acrilato per riempire le cavità vertebrali.

Nonostante l’eccezionalità dell’esecuzione simultanea su una stessa persona, l’intervento è stato considerato indicato in base alla morfologia del corpo vertebrale fratturato.

Il tutto è stato eseguito con una blanda sedazione, evitando incisioni sulla cute del paziente grazie a “semplici” fori attraverso cui il radiologo interventista ha condotto le procedure.

Una collaborazione multidisciplinare per il successo dell'intervento

La collaborazione tra diverse unità mediche è stata essenziale per il successo dell’intervento.

La Radiologia Interventistica ha lavorato a stretto contatto con la Clinica Ortopedia, guidata dal professor Doria, e il team di Anestesia, diretto dal professor Terragni.

Questo approccio multidisciplinare ha permesso di mettere il paziente al centro delle cure e fornire la migliore assistenza possibile.

Dopo circa 4 ore di permanenza in day hospital, la paziente è stata dimessa con la programmazione di controlli successivi per monitorare il recupero.

Innovazioni tecnologiche per una salute migliore

La struttura di Radiologia Interventistica di Sassari ha compiuto passi significativi verso l’innovazione tecnologica nel campo medico.

Recentemente, è stata acquisita una nuova Tc con tecnologia innovativa e intelligenza artificiale, offrendo immagini di elevata qualità e potenzialità cliniche avanzate.

Questa macchina viene impiegata per la scansione cardiaca, compresi gli studi cardiologici, sia con pazienti pediatrici che con traumi.

Ulteriori aggiunte al “parco macchine” includono un nuovo mammografo digitale con tomosintesi 3D e dual energy, dotato di un mezzo di contrasto unico in Sardegna, e un ecografo di ultima generazione con sistema AI, il primo di questo tipo disponibile in una struttura del sistema sanitario nazionale. Inoltre, la struttura ha in programma l’acquisizione di due apparecchi per la risonanza magnetica, uno da 3 Tesla e uno da 1,5 Tesla, quest’ultimo acquistato con fondi del Pnrr.

Queste tecnologie all’avanguardia si pongono al servizio delle cittadine e dei cittadini dell’isola, garantendo risposte cliniche e misure preventive di elevata qualità.

Conclusioni

Il primo intervento innovativo nella struttura di Radiologia Interventistica di Sassari segna un importante traguardo per l’assistenza medica avanzata nella regione.

Grazie a una combinazione di tecnologie all’avanguardia e un approccio multidisciplinare, la struttura si impegna a fornire cure di alta qualità e a mettere al centro il benessere dei pazienti.

Sanador e la prima sala operatoria digitalizzata in Romania

Sanador Clinical Hospital inaugura la prima sala operatoria in Romania completamente digitalizzata.

I nostri partner: cliniche private con i più alti standard di qualità

In questi ultimi anni SEF ha instaurato partnership e collaborazione con alcune delle più importanti cliniche private di Bucarest.

Una tra queste è proprio la Clinica Sanador, protagonista in Romania di questa grande innovazione.

Nuova sala operatoria e terapia intensiva

Sanador Clinical Hospital di Bucarest ha inaugurato solo pochi giorni fa il secondo blocco operatorio con la prima sala operatoria completamente digitalizzata e  la prima sala mobile ibrida della Romania. Nello stesso momento, è stata aperta la prima unità di terapia intensiva digitalizzata di chirurgia vascolare, dove ogni posto letto gode di completa autonomia.

Le nuove attrezzatura e le nuove tecnologie, completamente all’avanguardia sia in sala operatoria che in terapia intensiva, sono un primato assoluto in Romania.

La digitalizzazione

Tutte le tecnologie più avanzate, a disposizione in sala operatoria, sono tutte integrate e digitalizzate, per rendere gli interventi chirurgici più efficienti e più sicuri per il paziente.

Secondo quanto dichiarato dalla Dottoressa Doris Andronescu, Direttore Generale di Sanador, “la prima sala ibrida mobile in Romania aiuterà i complessi interventi di cardiochirurgia, offrendo ai pazienti tutte le opzioni di trattamento disponibili. Attraverso questo investimento vogliamo confermare che Sanador è un importante riferimento per tutta la sanità in Romania, e la qualità resta l’obiettivo principale della nostra struttura.”

 

Come funziona una sala operatoria digitalizzata

Ognuna delle due nuove sale operatorie è dotata di grandi monitor mobili, una consolle di comando vicino al tavolo operatorio, ed un sistema centrale fisso con un grande monitor. 

Su ogni schermo può essere proiettata qualsiasi immagine richiesta dal chirurgo: un’immagine 4K ripresa dalla telecamera sulla lampada principale, o dalla telecamera sul soffitto, o dalla telecamera del videoendoscopio operatorio.

Inoltre, le informazioni sulla cartella elettronica del paziente possono essere proiettate su qualsiasi monitor, come anche radiografie precedenti, angiografie, immagini da monitor di terapia intensiva.

Ma non solo. Ognuna di queste immagini può essere trasmessa da remoto, con la possibilità di annotarla e contrassegnarla direttamente sullo schermo. Lo staff operatorio può ricevere feedback audio e video in tempo reale, anche da remoto. 

In questo modo è anche facile poter interagire con specialisti che risiedono in altre parti del mondo.

 

Centro di eccellenza in cardiochirurgia

Con l’inaugurazione delle nuove sale è stata inaugurata anche la nuova terapia intensiva cardiovascolare. Verrà così aumentato non solo il numero degli interventi, ma anche la loro complessità.

Ogni letto dispone di tutte le attrezzature necessarie per una completa autonomia per un paziente in condizioni critiche. Si va dai sistemi di monitoraggio avanzati, ai materassi antidecubito con sensori di peso, ventilazione automatica, cartella clinica collagata elettronicamente.

Ogni letto inoltre è videomonitorato attraverso un sistema intelligente, che consente di osservare ogni dettaglio sull’evoluzione del paziente.

Terapia intensiva

Contattaci per informazioni relative ai percorsi di cura in Romania.

Oppure consulta le nostre destinazioni.