Sindrome del Tunnel Carpale: Cause, Sintomi e Rimedi

La sindrome del tunnel carpale (STC) è una neuropatia periferica che colpisce il nervo mediano nel polso, compromettendo la funzionalità della mano. In questo articolo troverai informazioni su cause, sintomi, diagnosi, trattamenti e consigli utili per prevenire e gestire questa condizione.

Che cos’è il tunnel carpale?

Il tunnel carpale è uno stretto passaggio situato nel polso, attraverso il quale scorrono il nervo mediano e i tendini flessori delle dita.

È delimitato dalle ossa carpali e dal legamento trasverso del carpo.

Questa struttura anatomica gioca un ruolo cruciale nella funzionalità della mano, ma la sua conformazione la rende suscettibile a compressioni nervose che generano la cosiddetta “sindrome del tunnel carpale” (STC).

Incidenza della sindrome del tunnel carpale

In Italia, circa il 3-4% della popolazione adulta soffre di questa patologia, con una maggiore incidenza nelle donne tra i 40 e i 60 anni.

La STC è più frequente in persone che svolgono lavori ripetitivi con le mani, come l’uso del computer, artigiani e atleti che praticano sport che sollecitano il polso.

Inoltre, la sindrome può essere associata a condizioni come gravidanza, diabete e artrite reumatoide.

Sintomi principali

Il disturbo si manifesta principalmente con:

  • Formicolii e intorpidimento: Interessano le prime tre dita della mano.
  • Dolore: Talvolta si estende all’avambraccio, con un peggioramento dei sintomi durante la notte.
  • Debolezza e difficoltà motorie: Problemi nella presa e nei movimenti fini.

Il freddo può accentuare i sintomi a causa della vasocostrizione, aumentando la compressione del nervo.

Tuttavia, con precauzioni come l’uso di guanti termici, esercizi di riscaldamento e pause regolari, non è necessario evitare del tutto gli sport invernali.

Diagnosi della sindrome

L’inquadramento diagnostico si basa su:

  • Esame clinico: Valutazione della sensibilità, forza e riflessi della mano.
  • Test strumentali: Elettromiografia, ecografia o risonanza magnetica del polso.

Un approccio innovativo è rappresentato dalla valutazione biomeccanica, che studia il movimento e le forze che agiscono sul corpo.

I sensori inerziali, strumenti miniaturizzati e non invasivi, permettono una diagnosi precoce, monitoraggio e gestione della STC, nonché supporto alla riabilitazione post-chirurgica.

Trattamenti disponibili

La cura della sindrome del tunnel carpale può essere:

  • Conservativa: Include riposo, immobilizzazione del polso, esercizi di stretching, farmaci antinfiammatori e iniezioni di corticosteroidi.
  • Chirurgica: Si effettua una decompressione del tunnel carpale, con tecniche endoscopiche o a cielo aperto. Dopo l’intervento è necessaria una riabilitazione per recuperare la funzionalità della mano.

Strategie di prevenzione

Per ridurre il rischio di sviluppare la STC, è utile adottare alcune precauzioni:

  • Postura corretta: Lavorare con monitor all’altezza degli occhi, spalle rilassate e polsi in posizione neutra.
  • Attrezzature ergonomiche: Utilizzare tastiere, mouse e sedie adeguati.
  • Pause e stretching: Fare brevi pause ogni 30-60 minuti per eseguire esercizi di allungamento per mani e polsi.
  • Supporti per il polso: Indossare tutori durante la notte o attività prolungate.

Con questi accorgimenti, è possibile ridurre il rischio di insorgenza della sindrome e migliorare il benessere generale durante le attività quotidiane.

Fonte:

Migliorare il risultato nella Chirurgia Ortopedica

Il miglioramento dell’outcome è un obiettivo primario in qualsiasi intervento terapeutico, in particolare in chirurgia ortopedica. Negli ultimi anni, la ricerca si è concentrata sull’uso di materiali e tecniche innovative per ottimizzare la ripresa funzionale e l’outcome globale dei pazienti sottoposti a interventi ortopedici. Tuttavia, un approccio alternativo, noto come pre-abilitazione, sta guadagnando sempre più interesse nel contesto chirurgico.

La Pre-riabilitazione e il Protocollo ERAS

La pre-riabilitazione consiste nel migliorare la capacità funzionale del paziente prima dell’intervento chirurgico attraverso un programma riabilitativo.

Questo approccio è parte del protocollo Enhanced Recovery After Surgery (ERAS), che mira a ridurre morbidità, mortalità e tempi di recupero post-operatorio.

In particolare, negli interventi ortopedici complessi, come le sostituzioni articolari o le procedure spinali, la pre-abilitazione aiuta i pazienti a raggiungere una condizione fisica “ottimale”, migliorando gli esiti chirurgici, riducendo le complicanze e accelerando il recupero.

Nutrizione e Outcome Chirurgico

Un corretto approccio nutrizionale prima e dopo la chirurgia è fondamentale per ridurre i tempi di degenza, migliorare l’outcome funzionale e diminuire il rischio di complicanze e mortalità post-operatoria.

La Sarcopenia: una sfida nella chirurgia ortopedica

La sarcopenia è una condizione caratterizzata dalla perdita progressiva di massa e forza muscolare.

Nella sua forma primaria, è associata all’invecchiamento, mentre in quella secondaria può colpire persone giovani a causa di immobilizzazione prolungata, malattie croniche o malnutrizione.

Dopo un intervento chirurgico complesso, è comune osservare una sarcopenia “acuta” che influisce negativamente sull’outcome funzionale

Implicazioni cliniche della Sarcopenia

La sarcopenia rappresenta un significativo fattore di rischio per complicanze post-operatorie, inclusi ritardi nella guarigione, infezioni e recupero compromesso.

Essa aumenta anche la durata del ricovero ospedaliero e i costi sanitari.

La gestione ottimale del paziente sarcopenico in fase pre- e post-operatoria è cruciale per migliorare l’esito chirurgico e accelerare il recupero.

Patofisiologia della Sarcopenia

La sarcopenia è il risultato di meccanismi multifattoriali, tra cui:

  • Invecchiamento: Riduzione fisiologica delle fibre muscolari, particolarmente quelle di tipo II.

  • Inattività fisica: Immobilizzazione accelera l’atrofia muscolare.

  • Infiammazione cronica: Promuove la degradazione proteica muscolare.

  • Malnutrizione: Apporto inadeguato di proteine e aminoacidi.

  • Alterazioni ormonali: Cambiamenti legati all’età influenzano negativamente il metabolismo muscolare.

  • Fattori genetici: Alcuni individui sono geneticamente predisposti alla sarcopenia.

Valutazione e diagnosi della Sarcopenia

La valutazione pre-operatoria include strumenti come il questionario SARC-F, l’Handgrip Strength Test, la DXA e la bioimpedenziometria. Inoltre, test funzionali come il Timed Up and Go (TUG) forniscono informazioni utili sulla capacità di recupero del paziente.

Ottimizzazione Pre-operatoria

Programmi Riabilitativi Pre-operatori

La pre-abilitazione combina esercizi di rinforzo muscolare ed esercizi aerobici per migliorare la capacità funzionale.

Studi dimostrano che programmi multimodali riducono complicanze e tempi di recupero.

In pazienti con sarcopenia severa, la stimolazione elettrica neuromuscolare è un valido supporto.

Nutrizione e Modulatori Pro-anabolici

Un’adeguata alimentazione supporta i programmi riabilitativi pre- e post-operatori.

Nutrienti chiave come vitamina D, leucina e omega-3 promuovono la crescita muscolare.

I probiotici, migliorando la salute del microbiota intestinale, contribuiscono alla gestione della sarcopenia.

Conclusioni

L’approccio multimodale e multidisciplinare è cruciale per la gestione della sarcopenia in chirurgia ortopedica.

Programmi riabilitativi personalizzati, integrati con una nutrizione adeguata, rappresentano strategie essenziali per migliorare gli esiti chirurgici e la qualità di vita dei pazienti.

Fonte:

Innovativa tecnica AnteriorPath per la chirurgia protesica d’anca

L’aumento della longevità ha portato a una crescente richiesta di chirurgia protesica d’anca. Tecniche innovative come la bikini e la nuova “AnteriorPath” offrono interventi mininvasivi con migliori risultati estetici e funzionali.

Aumento della longevità e innovazioni nella chirurgia protesica

Con l’invecchiamento della popolazione, cresce la domanda di interventi di chirurgia protesica, tra cui la sostituzione dell’anca.

Negli anni, le tecnologie e le tecniche chirurgiche si sono evolute per rispondere meglio alle esigenze dei pazienti, con un focus particolare sulla riduzione dell’impatto estetico e sul miglioramento del recupero funzionale.

Chirurgia mininvasiva: obiettivi e vantaggi

La chirurgia mininvasiva si propone di ridurre il trauma chirurgico e migliorare i risultati per il paziente.

Oltre a garantire cicatrici meno evidenti, questa tecnica consente di preservare i tessuti della gamba, tra cui muscoli, tendini e terminazioni nervose, favorendo un recupero più rapido e completo della funzionalità dell’articolazione.

La tecnica bikini: innovazione nell'approccio anteriore

La tecnica bikini rappresenta un’evoluzione dell’approccio anteriore per l’impianto di protesi d’anca.

La cicatrice, posizionata in modo obliquo lungo la piega dell’inguine, misura circa 10-12 cm ed è facilmente nascosta da biancheria intima o costumi.

Questo approccio non solo offre vantaggi estetici ma, evitando la sezione di tendini e muscoli, garantisce una maggiore stabilità dell’impianto, una riduzione delle perdite di sangue e del dolore post-operatorio, oltre a tempi di recupero più brevi.

La nuova tecnica “AnteriorPath”: perfezionamento dall'esperienza USA

Humanitas Mater Domini presenta la tecnica “AnteriorPath”, un’innovazione dell’approccio bikini.

Questa nuova metodica, sviluppata grazie all’esperienza statunitense e perfezionata in Italia dal dott. Fabio Zerbinati, offre ulteriori benefici.

L’intervento prevede due piccole incisioni: una di 6 cm e l’altra di circa 1 cm, entrambe facilmente nascoste dagli indumenti.

Vantaggi del doppio accesso chirurgico

A differenza della tecnica bikini tradizionale, dove tutti gli strumenti vengono utilizzati attraverso un unico accesso, l’approccio “AnteriorPath” si avvale di due vie d’accesso.

La prima incisione prepara l’articolazione per l’impianto, mentre la seconda consente l’introduzione di strumenti aggiuntivi attraverso un portale secondario, migliorando la precisione nella posizione della protesi.

Questa tecnica riduce i movimenti chirurgici, minimizza il coinvolgimento dei tessuti circostanti (muscoli, tendini e nervi) e migliora la visualizzazione del campo operatorio.

Inoltre, grazie all’uso di strumenti di dimensioni ridotte, si evita di dilatare l’incisione principale, riducendo ulteriormente il trauma chirurgico.

Conclusioni: un recupero più rapido e sicuro

L’approccio “AnteriorPath” si rivolge esclusivamente ai primi impianti, non alle revisioni, e combina i vantaggi dell’accesso anteriore con ulteriori miglioramenti, come un posizionamento più preciso dei componenti, una migliore guarigione delle cicatrici e una riduzione delle complicanze.

Secondo il dott. Zerbinati particolarmente, questo metodo si dimostra efficace nei pazienti in sovrappeso e garantisce tempi di recupero più rapidi, migliorando la qualità della vita post-operatoria.

Congresso SIOT 2024 tra innovazione e tecnologica

Il 107° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) riunisce a Roma esperti italiani e internazionali per discutere le ultime innovazioni in ortopedia, tra cui intelligenza artificiale, chirurgia robotica e protesi personalizzate. L’evento prevede la partecipazione di specialisti da tutto il mondo e due Guest Nation, Brasile e Colombia, per arricchire il giorno

Innovazioni in ortopedia al Congresso SIOT 2024

L’edizione 2024 del Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) si terrà a Roma dal 29 al 31 ottobre, con un focus su temi all’avanguardia in ortopedia e traumatologia.

Tra gli argomenti trattati: intelligenza artificiale, chirurgia robotica, ortobiologia, medicina rigenerativa, e ritorno all’attività sportiva dopo lesioni legamentose al ginocchio.

L’evento accoglie illustri esperti italiani e internazionali, nonché società scientifiche di rilievo come l’American Academy of Orthopaedic Surgeons e l’European Federation of National Associations of Orthopaedics and Traumatology.

Novità dell'edizione: Guest Nation e SIOT 24 Experience

Quest’anno, per la prima volta, il Congresso SIOT ospiterà le “Guest Nation”, rappresentate da Brasile e Colombia. “Abbiamo voluto arricchire il Congresso con il contributo di relatori internazionali”, spiegano Francesco Benazzo e Pietro Cavaliere, Presidenti del Congresso, sottolineando l’importanza del confronto globale per una crescita reciproca.

Inoltre, è stata introdotta la “SIOT 24 Experience”: un programma educativo dedicato a oltre 50 specializzandi, selezionati dalle principali scuole di ortopedia. Questo percorso formativo, che durerà tutti i tre giorni del Congresso, consentirà ai giovani medici di seguire dibattiti e sessioni pensate appositamente per loro.

Cerimonia inaugurale e Lectio Magistralis

La cerimonia inaugurale del Congresso si aprirà con una Lectio Magistralis intitolata “ITALIA: IL NUOVO MELTING POT IN EUROPA? Il futuro dell’ortopedia nella nuova società italiana”.

La sessione vedrà la partecipazione di Javad Pavizi, rinomato ortopedico e migrante dall’Iran, e di Vincenzo Denaro, Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

L’intervento sarà un’opportunità per esplorare le sfide e le opportunità della nuova società italiana in ambito ortopedico.

Obiettivi del Congresso SIOT 2024

Il Congresso SIOT è un’occasione unica di confronto tra esperti e di scambio di studi ed esperienze. “Questo evento è un momento di sintesi sulle tematiche più rilevanti in ortopedia e traumatologia”, spiega Alberto Momoli, Presidente SIOT. Anche Pietro Randelli, Vice Presidente SIOT, evidenzia come il Congresso sarà incentrato sulle nuove tecnologie e sul ruolo crescente della precisione in sala operatoria, con un focus su chirurgia robotica e protesi personalizzate.

Focus sulle protesi della caviglia

Secondo Bruno Magnan, Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia di Verona, gli interventi di protesi di caviglia stanno crescendo in Italia, ma sono ancora limitati rispetto ad altre protesi articolari.

Le innovazioni includono strumentazioni specifiche per il paziente (PSI) e protesi su misura, ideali per casi complessi, come perdite ossee post-traumatiche o tumorali.

Le protesi rappresentano un passo verso la precisione chirurgica personalizzata e la robotica.

Il ruolo dell'intelligenza artificiale in ortopedia

L’Intelligenza Artificiale (AI) sta rivoluzionando l’ortopedia, come evidenziato da Erika Maria Viola, UOC Ortopedia e Traumatologia di Cremona.

L’AI supporta i medici con analisi predittive, diagnosi avanzate e tecniche innovative per il trattamento delle patologie muscolo-scheletriche.

L’uso dell’AI permette di personalizzare i percorsi di guarigione e monitorare i risultati in modo oggettivo, contribuendo ad elevare gli standard di cura attraverso decisioni basate su esperienze condivise e tecnologie all’avanguardia.

La protesi di caviglia: un intervento in crescita

L’intervento di protesi della caviglia sta diventando sempre più comune per trattare gravi artrosi causate da traumi, distorsioni ripetute o artriti auto-infiammatorie. Al Policlinico Gemelli, il CIPEC si propone come punto di riferimento per il centro-sud Italia.

Quando consultare un ortopedico per il dolore alla caviglia

Se la tua caviglia diventa progressivamente più dolorosa, soprattutto dopo attività fisiche leggere, oppure inizia a irrigidirsi e a perdere mobilità, è importante prestare attenzione.

Il dolore cronico, il gonfiore frequente e l’eventuale deformità dell’articolazione sono segnali che non devono essere ignorati.

Questi sintomi indicano che qualcosa non va e potrebbe essere il momento di consultare un ortopedico specializzato in patologie della caviglia.

Questi segni, se trascurati, possono peggiorare, compromettendo la qualità della vita e limitando le normali attività quotidiane.

Causa dell'artrosi alla caviglia

A differenza dell’artrosi che si sviluppa in altre articolazioni come l’anca o il ginocchio, che è solitamente di natura degenerativa legata all’invecchiamento, l’artrosi della caviglia ha spesso origini diverse.

Nell’80% dei casi, infatti, l’artrosi alla caviglia è di tipo “secondario”, cioè causata da traumi precedenti.

Il dottor Gianluca Falcone, Responsabile del CIPEC (Centro Integrato per il trattamento delle Patologie del Piede e della Caviglia) della Fondazione Policlinico Gemelli, spiega che questa forma di artrosi è spesso una conseguenza di fratture malleolari, interventi chirurgici che non hanno avuto un esito ottimale o ripetuti traumi distorsivi.

Nel caso delle fratture, l’articolazione può deformarsi, mentre nei traumi distorsivi frequenti, i legamenti della caviglia vengono compromessi, causando instabilità cronica.

Queste problematiche, se non trattate correttamente, possono portare al danneggiamento progressivo delle strutture articolari, contribuendo all’insorgenza dell’artrosi.

Protesi di caviglia: quando è necessaria?

Quando l’artrosi alla caviglia è causata da fratture o traumi distorsivi ripetuti, o nei casi di malattie reumatiche infiammatorie come l’artrite reumatoide e psoriasica, può essere necessario un intervento chirurgico per la sostituzione dell’articolazione.

L’intervento di protesi della caviglia rappresenta una soluzione efficace per ridurre il dolore e ripristinare la mobilità articolare.

La decisione di optare per una protesi dipende dall’entità del danno articolare e dalla risposta del paziente ai trattamenti conservativi.

Sintomi dell'artrosi alla caviglia

L’artrosi della caviglia presenta sintomi caratteristici che non dovrebbero essere sottovalutati.

Tra questi ci sono il gonfiore persistente, che può variare d’intensità durante la giornata, e un dolore cronico che tende a peggiorare con il tempo (ingravescente).

A questi si aggiunge l’impotenza funzionale, che si manifesta con una progressiva difficoltà nel camminare (claudicatio), fino al punto di compromettere seriamente la deambulazione.

Il professor Ezio Adriani, Direttore della UOC di Traumatologia dello Sport e Chirurgia Articolare alla Fondazione Policlinico Gemelli, ricorda quanto questa condizione possa diventare estremamente dolorosa.

Un esempio noto è quello dell’ex calciatore argentino Gabriel Batistuta, il quale, a causa di dolori insopportabili alle caviglie, ha dovuto sottoporsi a un intervento di protesizzazione bilaterale.

I dolori erano talmente intensi che Batistuta aveva persino considerato l’amputazione delle gambe pur di trovare sollievo.

Diagnosi dell'artrosi alla caviglia

La diagnosi dell’artrosi alla caviglia inizia con una valutazione clinica da parte di un ortopedico esperto.

“Molto importante – spiega il dottor Falcone – sono le radiografie comparative e sotto carico delle caviglie”, poiché consentono di valutare lo stato delle ossa in condizioni di normale carico corporeo.

A differenza di altre articolazioni, per cui la risonanza magnetica (RMN) può essere utile, nell’artrosi della caviglia è fondamentale integrare l’esame con una radiografia, in quanto il problema è principalmente di natura ossea.

Nei casi in cui sia necessaria una migliore definizione del danno articolare, si può ricorrere anche a una TAC, utile per programmare l’intervento chirurgico.

Trattamenti conservativi nelle fasi iniziali

Nelle fasi iniziali dell’artrosi alla caviglia, il trattamento è di tipo conservativo, come accade per altre articolazioni colpite da artrosi.

Secondo il professor Adriani, il trattamento prevede farmaci antidolorifici, dispositivi ortopedici come plantari e tutori, e infiltrazioni con cortisonici o ortobiologici, come acido ialuronico, PRP (plasma ricco di piastrine) o tessuto adiposo.

In queste fasi, la fisioterapia può avere un ruolo limitato, ma rimane parte integrante del percorso terapeutico.

Se il paziente non ottiene miglioramenti significativi entro 6 mesi, diventa necessario valutare un’opzione chirurgica, come la sostituzione della protesica dell’articolazione.

Intervento di protesizzazione della caviglia

Le prime protesi di caviglia sono state introdotte circa vent’anni fa, ma è solo grazie ai recenti progressi nei biomateriali e nelle tecniche chirurgiche che questo intervento ha iniziato ad affermarsi con successo.

Le protesi di ultima generazione sono progettate per risparmiare l’osso (bone-sparing) e si limitano a ricreare la superficie articolare danneggiata, anziché sostituirla completamente.

L’intervento consiste nella sostituzione della superficie cartilaginea della tibia e dell’astragalo con componenti protesiche in titanio, tra le quali si interpone un cuscinetto di polietilene, un materiale plastico speciale che garantisce la congruenza tra le superfici metalliche.

L’operazione dura circa un’ora e il paziente rimane in ospedale per un paio di giorni.

Tuttavia, nei casi in cui l’artrosi sia dovuta a traumi complessi, l’intervento può includere anche procedure aggiuntive, come la riparazione dei legamenti o le osteotomie, per correggere eventuali deformità residue.

Riabilitazione Post-Intervento

Il processo di riabilitazione dipende dalla complessità dell’intervento.

Se la protesizzazione è stata semplice, la riabilitazione inizia subito, con movimenti passivi della caviglia e un carico immediato.

Al contrario, se sono state necessarie procedure aggiuntive, come la ricostruzione dei legamenti o l’esecuzione dell’osteotomia, è necessario attendere circa un mese prima di poter caricare il peso sulla caviglia.

In questi casi, il paziente dovrà utilizzare bastoni canadesi per un mese e seguire un percorso di fisioterapia per due o tre mesi.

Il ritorno alle normali attività quotidiane avviene in circa tre mesi, mentre la ripresa dell’attività sportiva richiede solitamente sei mesi.

Le innovazioni tecnologiche nella chirurgia della caviglia

La chirurgia della caviglia sta diventando sempre più precisa e personalizzata.

Il professore Adriani sottolinea come l’uso della robotica e della navigazione assistita dall’intelligenza artificiale rappresenti il ​​futuro anche per l’intervento di protesi di caviglia.

Queste tecnologie consentiranno di migliorare ulteriormente l’accuratezza e la sicurezza degli interventi, riducendo i rischi e migliorando i risultati a lungo termine per i pazienti.

Esodo ortopedico dalla Toscana verso l’Emilia

La Toscana sta affrontando un aumento della mobilità passiva, con molti cittadini che si spostano in Emilia-Romagna per cure ortopediche. Questo fenomeno sta sollevando preoccupazioni economiche e organizzative per la sanità regionale, spingendo l’assessorato a cercare soluzioni per trattenere i pazienti e ridurre i costi.

La mobilità ortopedica verso l'Emilia-Romagna

In Toscana, la mobilità passiva per interventi ortopedici è un problema crescente.

Molti cittadini decidono di curarsi fuori regione, in particolare in Emilia-Romagna, per trattamenti come protesi d’anca, interventi al ginocchio e alla spalla.

Sebbene la mobilità passiva, cioè i pazienti in uscita, sia inferiore rispetto a quella attiva (i pazienti in entrata), il fenomeno preoccupa l’assessorato alla sanità.

La regione spende circa 30 milioni di euro all’anno per i cittadini che attraversano l’Appennino per interventi ortopedici.

Il funzionamento della mobilità sanitaria

La mobilità sanitaria è un fenomeno strettamente economico.

Ogni anno, le prestazioni sanitarie erogate per pazienti provenienti da altre regioni vengono contabilizzate e compensate attraverso il Fondo sanitario nazionale.

Ogni prestazione ha un valore economico, e viene calcolato il saldo tra le entrate e le uscite.

Se il saldo è attivo, la quota del fondo sanitario per quella regione aumenta; se è passivo, viene ridotta.

La Toscana è una delle quattro grandi regioni italiane con un saldo attivo, insieme a Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

Tuttavia, nel 2023, la Toscana ha visto un calo del saldo attivo, passando da +63 milioni a +58 milioni, mentre altre regioni come Lombardia (+579 milioni) ed Emilia-Romagna (+465 milioni) hanno incrementato il proprio saldo.

Le uscite della Toscana, invece, sono aumentate: da 190 milioni nel 2022 a 212 milioni nel 2023.

Le ragioni dello spostamento

Una parte della mobilità sanitaria è fisiologica.

Per chi vive vicino ai confini regionali, è spesso più comodo spostarsi in un’altra regione per determinate cure. Inoltre, c’è la mobilità d’emergenza, per chi si trova lontano da casa per lavoro o vacanza e necessita di assistenza medica.

Tuttavia, esiste anche la mobilità volontaria e programmata, quando i pazienti scelgono consapevolmente di curarsi altrove.

Questo è il caso della maggior parte dei pazienti ortopedici toscani, che preferiscono spostarsi in Emilia-Romagna per cercare cure migliori.

Solo per questo tipo di interventi, la Toscana ha versato circa 30 milioni di euro all’Emilia-Romagna nel 2023.

Il problema dell'ortopedia

Le ragioni di questo esodo ortopedico sono molteplici.

Da un lato, la ricerca di centri di eccellenza, come l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, attira pazienti da tutta Italia.

Tuttavia, molti dei pazienti che si spostano lo fanno per interventi di routine, come le protesi all’anca o al ginocchio, il che indica che le liste d’attesa in Toscana potrebbero essere troppo lunghe o che la fiducia nei confronti delle strutture locali sia ridotta.

Un altro fattore rilevante riguarda i medici stessi. Alcuni ortopedici toscani, che lavorano nel servizio sanitario regionale, propongono ai pazienti di operarsi in cliniche convenzionate in Emilia-Romagna, dove non devono pagare nulla perché la Regione Toscana copre i costi. L’unico onere per i pazienti è affrontare un breve viaggio.

Le soluzioni in discussione

Per affrontare questo problema, l’assessorato alla sanità toscano sta cercando soluzioni per ridurre il numero di pazienti che si spostano fuori regione per interventi ortopedici.

L’obiettivo è aumentare la capacità e l’efficienza delle strutture sanitarie regionali, creando percorsi di cura che trattengano i pazienti.

Tuttavia, per raggiungere questo risultato, saranno necessarie nuove idee e, probabilmente, maggiori risorse.

Fonte:

Protesi di spalla con l’aiuto dell’Intelligenza artificiale

Al San Luigi Gonzaga di Orbassano, un team di esperti ha utilizzato tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la stampa 3D per realizzare una protesi di spalla personalizzata per una paziente di 70 anni. 

Introduzione alla medicina di precisione e tecnologia

La medicina di precisione sfrutta l’intelligenza artificiale, la stampa in 3D e le più recenti tecnologie a disposizione della chirurgia, in particolare della protesica.

Questi sono gli ingredienti per un’operazione di successo di una protesi di spalla studiata e costruita su misura per una paziente di 70 anni.

Questa paziente era reduce da un precedente impianto che non era andato a buon fine in un’altra struttura e necessitava di revisione chirurgica.

L’intervento è stato condotto la scorsa settimana dalla équipe guidata da Filippo Castoldi, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia del San Luigi di Orbassano, professore di Ortopedia dell’Università degli Studi di Torino e past president della Società Italiana di Chirurgia di Spalla e del Gomito.

L'eccellenza dell'ortopedia del San Luigi

L’ortopedia del San Luigi impianta oltre 100 protesi di spalla all’anno, un numero importante fra le aziende ospedaliere piemontesi.

Questa expertise consente alla struttura di essere un punto di riferimento regionale per la chirurgia della spalla e del gomito, anche in ottica di chirurgia di revisione rispetto a casi complicati che arrivano da un iter di cura iniziato altrove.

La complessità del caso

La paziente presentava una situazione patologica determinata da pregressa artrosi e da una protesi impiantata in un altro ospedale un anno e mezzo fa, che aveva ceduto a causa dello scarso spessore osseo del soggetto.

La protesi parziale impiantata poggiava ormai sul torace, provocando un deficit di funzione e forte dolore.

La soluzione personalizzata

Un fattore, lo scarso spessore osseo, a cui l’equipe del San Luigi ha ovviato studiando le caratteristiche specifiche morfologiche e cliniche della paziente.

Questo è stato fatto con l’indagine delle immagini TAC tramite intelligenza artificiale e con l’elaborazione dei dati estratti per un modello in 3D.

Su questo modello è stata costruita una protesi personalizzata custom made in titanio, ottenuta con una metodica particolare da polvere di titanio, che ha consentito di colmare il difetto osseo iniziale e il successo dell’impianto della nuova protesi.

La nuova frontiera della tecnologia ricostruttiva 3D

“La tecnologia ricostruttiva 3D è una nuova frontiera in particolare per l’ortopedia,” spiega Filippo Castoldi, “che trattando un tessuto rigido come l’osso si presta a questo impiego.

Offre risultati particolarmente brillanti in termini di precisione del modello e buona riuscita dell’intervento, anche in casi particolarmente complicati.

Dallo studio TC del segmento scheletrico affetto da patologia si possono riprodurre modelli tridimensionali in resina che permettono di progettare in ogni dettaglio l’area interessata e lo stesso intervento chirurgico.

Si possono pianificare gli step chirurgici, produrre strumenti dedicati che si adattano perfettamente al difetto patologico dell’anatomia del paziente e che guidano il chirurgo a riprodurre con precisione l’intervento pianificato in sala operatoria.

Con lo stesso principio possono essere prodotti impianti protesici customizzati, cioè costruiti apposta per il caso specifico.”

Per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda, l’attore Dermot O’Neill ha sfruttato la direttiva 24/2011/UE.

La direttiva 24/2011/UE, emanata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, ha lo scopo di facilitare l’accesso a servizi sanitari di alta qualità per i cittadini dell’UE in tutti gli Stati membri. Questa normativa permette ai pazienti di ricevere cure mediche in un altro paese dell’Unione e di ottenere il rimborso delle spese sanitarie, secondo le condizioni previste dal proprio sistema sanitario nazionale

La propensione degli anglosassoni a sfruttare le cure mediche transfrontaliere

I cittadini anglosassoni, particolarmente quelli dell’Irlanda e del Regno Unito, hanno dimostrato una spiccata propensione a sfruttare questa opportunità per ridurre i tempi di attesa e accedere a trattamenti medici di alta qualità all’estero.

Questo atteggiamento pragmatico si riflette nella crescente tendenza a rivolgersi a cliniche e ospedali in altri paesi dell’UE per interventi chirurgici e cure specialistiche, sfruttando i vantaggi offerti dalla direttiva.

Un esempio di questo fenomeno è la storia di Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, che ha deciso di sottoporsi a un intervento all’anca in Spagna per evitare le lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Dermot O'Neill si rivolge all'estero per un intervento all'anca

Dermot O’Neill, star di Mrs. Brown’s Boys, ha parlato apertamente della possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico all’anca all’estero, dopo essersi stancato delle lunghe liste d’attesa in Irlanda.

Intervento in Spagna

Il popolare attore, che interpreta il nonno nella pluripremiata serie comica, è stato sottoposto all’intervento con l’aiuto di Healthcare Abroad in un ospedale di Denia, vicino a Benidorm, evitando così un lungo periodo in lista d’attesa in Irlanda.

Esperienza positiva

Parlando del suo intervento chirurgico che gli ha cambiato la vita, Dermot ha detto: “Il loro servizio è 12 su 10 e tutti coloro che aspettano con dolore un intervento chirurgico dovrebbero collaborare con Healthcare Abroad per il trattamento.

Voglio che tutti sappiano di non essere nervosi per andare avanti e chiamarli perché non ve ne pentirete.”

Diffidenza iniziale

Il 71enne dublinese ha ammesso di aver inizialmente pensato che la compagnia fosse una truffa quando gli è stata proposta per la prima volta, ma il suo amico Willie Redmond lo ha convinto a iscriversi. “Quando ho sentito parlare per la prima volta di Healthcare Abroad, ho pensato che dovesse trattarsi di una truffa, ma ho chiamato il mio amico Wille Redmond che aveva già subito con loro un’operazione riuscita.

Con il suo appoggio ho pensato perché non chiamarli e sono così felice di averlo fatto.”

Condivisione dell'esperienza

Willie è venuto nello stesso momento per farsi operare al ginocchio, quindi è stato bello condividere insieme qualche risata curativa. “Credimi quando dico che tutto, durante l’intero processo, è stato brillante.”

Healthcare Abroad

Healthcare Abroad è un’agenzia logistica sanitaria irlandese che aiuta le persone a evitare i lunghi tempi di attesa per le cure in Irlanda, permettendo loro di ricevere cure all’avanguardia nei paesi dell’UE ai sensi della direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

L’agenzia mette in contatto i pazienti irlandesi con i migliori consulenti in 85 ospedali privati ​​in Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.

A seconda della procedura, la maggior parte o tutti i costi vengono rimborsati completamente entro tre o quattro mesi.

Costi e rimborsi

La star della sitcom ha aggiunto: “Fin da quella prima telefonata hanno aiutato a coordinare tutto.

I costi dell’intervento sono rimborsabili e tutto ciò che devi coprire è il volo e il soggiorno in hotel.

La maggior parte delle cooperative di credito lavorerà con te per i fondi nel caso avessi bisogno di seguire questa strada.”

Cura completa

“Il team di Healthcare Abroad si è preso cura di me e di Chicki così bene dal momento in cui siamo atterrati fino al nostro ritorno a casa, e non possiamo dire abbastanza cose positive dell’intera esperienza.

Grazie a Healthcare Abroad ora posso godermi di nuovo la vita con la mia famiglia, lavorare senza dolori e magari riportare il mio handicap nel golf allo stato in cui era.”

L'intervento

“Tutto è andato liscio all’ospedale HCB di Denia, dove sono stato operato da un uomo adorabile, il dottor Henkel.

La fisioterapia post-operatoria in ospedale è stata splendida.

Usano la tecnologia per avviare il processo di guarigione praticamente senza dolore e tu sei in piedi e in movimento prima che tu te ne accorga.”

Difficoltà passate

Dermot aveva precedentemente raccontato di come la produzione di Mrs Brown’s Boys abbia dovuto montare una tenda a lato del palco perché non poteva più salire le scale fino al suo camerino.

“Hanno dovuto montare una piccola tenda nel backstage di tutti gli ultimi spettacoli dal vivo della signora Brown per farmi cambiare, perché non potevo salire le scale per raggiungere i camerini.

Quindi ogni notte stavo nella mia piccola tenda in attesa di partire.

Cause dei problemi all'anca

Dermot ha individuato i suoi problemi all’anca nel lavoro che svolgeva prima di unirsi alla squadra dei Mrs. Brown’s Boys.

Ha detto: “Ho lavorato come lavavetri per 20 anni prima di fare la signora Brown.

Un sacco le scale da salire.

Pulivo tutte le finestre di Temple Bar quando lì non c’erano altro che autobus.

Il futuro digitale dell’ortopedia: Persona IQ e l’evoluzione della cura post-operatoria

Persona IQ, l’impianto di ginocchio intelligente dotato di tecnologia avanzata, sviluppato da Canary Medical e Zimmer Biomet, monitora il recupero dei pazienti dopo un intervento di sostituzione del ginocchio. Questa innovazione non solo ottimizza la cura post-operatoria, ma riduce anche notevolmente i costi, aprendo nuove possibilità nel settore ortopedico.

Innovazione nella cura personalizzata

Il futuro digitale dell’ortopedia promette di avanzare la cura personalizzata del paziente, riducendo significativamente la spesa sanitaria.

Secondo Bill Hunter, MD, Presidente e CEO di Canary Medical, la collaborazione continua con Zimmer Biomet per lo sviluppo di Persona IQ, l’impianto di ginocchio intelligente, potrebbe rivoluzionare il settore.

La nuova frontiera dell'ortopedia

Persona IQ, l’impianto di ginocchio intelligente sviluppato da Canary Medical in collaborazione con Zimmer Biomet, sta aprendo nuove possibilità nella cura post-operatoria.

Dotato di una tecnologia avanzata di sensori, acquisisce dati cinematici durante il recupero dei pazienti da un intervento di sostituzione del ginocchio.

La recente autorizzazione FDA 510(k) di una versione di Persona IQ con uno stelo “tozzo” da 35 mm conferma il suo potenziale nel migliorare la pratica ortopedica.

Riduzione dei costi attraverso la tecnologia degli impianti intelligenti

Per evidenziare l’impatto in termini di risparmio sui costi della tecnologia degli impianti intelligenti, il dottor Hunter ha fornito un esempio concreto.

Un chirurgo specializzato in protesi articolari nelle zone rurali dell’Indiana, eseguendo 1.000 sostituzioni del ginocchio all’anno, ha adottato un approccio “virtuale-prima” sfruttando Persona IQ.

Un nuovo approccio alla cura post-operatoria

Invece di numerose visite postoperatorie di persona, il chirurgo in questione ha implementato un approccio innovativo.

Dopo due settimane dall’intervento chirurgico, i pazienti vengono visitati per la rimozione delle graffette nel sito dell’incisione e per una valutazione approfondita. Successivamente, il monitoraggio del recupero avviene da remoto, grazie alla tecnologia degli impianti intelligenti.

Monitoraggio remoto: Un cambiamento di paradigma nella cura ortopedica

Il monitoraggio remoto ha rivoluzionato la pratica ortopedica, aumentando significativamente i tassi di follow-up dei pazienti.

Il chirurgo dell’Indiana, che in passato perdeva i contatti con la metà dei suoi pazienti, ora monitora oltre il 90% dei suoi casi da remoto.

Intervento tempestivo grazie alla tecnologia

La tecnologia degli impianti intelligenti consente ai team sanitari di identificare tempestivamente potenziali problemi durante il recupero dei pazienti.

Ad esempio, Persona IQ può rilevare rapidamente eventuali deterioramenti nell’ampiezza di movimento del ginocchio dopo l’intervento chirurgico.

Ciò consente al chirurgo di intervenire prontamente, adattando i regimi di terapia fisica o effettuando altri interventi per garantire che il recupero del paziente proceda correttamente.

Fonte:

Crescita esponenziale degli impianti e delle revisioni delle protesi ortopediche in Italia

L’Italia sta vivendo una crescita senza precedenti negli impianti di protesi ortopediche, un fenomeno che riflette sia i cambiamenti demografici che l’evoluzione tecnologica nel settore medico. Tuttavia, di pari passo con questa crescita, emerge una sfida altrettanto significativa: il boom delle operazioni di revisione protesica. 

Aumento dei casi di protesi ortopediche in Italia

Negli ultimi vent’anni, il numero di impianti di protesi ortopediche in Italia è cresciuto notevolmente, passando da circa 80.000 nel 2000 a oltre 220.000 nel 2022.

Questo aumento è stato alimentato sia dall’aumento delle persone sotto i 60 anni che si sottopongono a questi interventi, sia dall’invecchiamento della popolazione, con un crescente numero di anziani che richiedono l’operazione.

Boom delle operazioni di revisione

La popolazione anziana, sempre più longeva, ha portato ad un aumento significativo delle operazioni di revisione delle protesi ortopediche.

Questi dispositivi hanno una durata media di circa 20 anni e richiedono quindi periodicamente un “tagliando”.

Ogni anno in Italia, oltre 20.000 protesi raggiungono la scadenza prevista, rappresentando circa il 10% di quelle impiantate.

Sfide legate alla fisiologia articolare

Nonostante le moderne tecnologie abbiano prodotto protesi di alta qualità, la fisiologia dell’articolazione con protesi è diversa da quella naturale e diversi fattori possono influenzarne il funzionamento.

Problemi come l‘allentamento delle parti mobili, l’utilizzo eccessivo in sovraccarico o le infezioni possono portare a danni alle strutture ossee e legamentose.

Stime sulla durata delle protesi

Anche se non è possibile prevedere con precisione la durata di un impianto protesico per ogni paziente, studi suggeriscono che nel 90% dei casi le protesi rimarranno funzionali per 15-20 anni dall’impianto.

Necessità di revisione delle protesi

Considerando la durata media delle protesi, è evidente che pazienti giovani o anziani che hanno ricevuto l’impianto potrebbero necessitare di una revisione quando la protesi “si consuma”.

Tuttavia, la sostituzione di una protesi è un’operazione complessa e irreversibile, che richiede centri specializzati e chirurghi esperti.

Importanza della competenza

L’affrontare con successo il problema delle protesi ortopediche richiede competenza a tutti i livelli: dalle strutture sanitarie ai chirurghi.

L’esperienza e la pratica sono fondamentali per ridurre i rischi e garantire risultati positivi, soprattutto nelle operazioni di revisione.

Rischio di carenze nell'assistenza

Gli esperti avvertono che una carenza di centri specializzati e chirurghi esperti potrebbe portare a gravi conseguenze, con migliaia di persone disabili in caso di fallimento delle revisioni protesiche.

Ciò comporterebbe importanti oneri per il Servizio sanitario nazionale.

Fonte: