Corde in Goretex per riparare un cuore già operato

Un importante passo avanti nella cardiochirurgia permette di riparare la valvola mitrale per la seconda volta senza fermare il cuore, utilizzando corde in goretex. Questa tecnica innovativa, sviluppata dall’équipe  rappresenta una soluzione meno invasiva per quei pazienti che necessitano di un secondo intervento, garantendo maggiore sicurezza e minori rischi rispetto alle operazioni tradizionali.

Una nuova frontiera

All’Ospedale Molinette di Torino è stata aperta una nuova frontiera nella chirurgia cardiovascolare, consentendo la riparazione della valvola mitrale per la seconda volta senza fermare il cuore.

Questa innovazione viene realizzata grazie all’uso di corde in goretex, una tecnologia avanzata che permette di intervenire sul cuore battente, offrendo speranza a quei pazienti che necessitano di un secondo intervento.

La riparazione della valvola mitralica

L’Ospedale Molinette, sotto la direzione del professor Mauro Rinaldi, è un centro di eccellenza in cui la riparazione della valvola mitralica viene eseguita da più di vent’anni.

Questo intervento è ormai diffuso in molti Centri a livello mondiale e, alle Molinette, si svolge con una tecnica mininvasiva che prevede un’incisione di pochi centimetri nel torace.

Durante le prossime 36e Giornate Cardiologiche Torinesi, previste dal 19 al 21 settembre 2024, la dottoressa Cristina Barbero presenterà l’esperienza di questo Centro, riportando i dati di quasi 2500 pazienti operati.

La Necessità di un secondo intervento

Anche nei migliori centri di cardiologia, come quello delle Molinette, l’intervento di riparazione della valvola mitralica non sempre è definitivo.

Una piccola percentuale di pazienti, circa l’1-2% entro un anno e l’8-10% entro dieci anni, richiede un secondo intervento.

La prospettiva di essere sottoposti nuovamente a un’operazione al cuore è sempre delicata, soprattutto perché il secondo intervento comporterebbe una sternotomia completa e la necessità di fermare il cuore una seconda volta.

La Tecnica Neochord

Oggi, per riparare la valvola mitrale già operata, si utilizza una delle tecniche di cardiochirurgia più innovative: la Neochord. Sviluppata dal team della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, e adottata dall’Ospedale Molinette di Torino.

Questa procedura permette di sostituire le corde tendinee non più idonee con filamenti artificiali in Gore-Tex, spessi un millimetro e lunghi tra i 5 e i 7 centimetri.

Questi nuovi fili vengono suturati sui lembi valvolari prolassanti, ripristinando l’anatomia e la funzione della valvola.

La riparazione con Neochord viene eseguita a cuore battente, evitando di fermare il cuore e di utilizzare la circolazione extracorporea (CEC).

Grazie a un’incisione minima di circa 5 centimetri nel torace, si accede al cuore senza la necessità di un’estesa apertura dello sterno, come nella chirurgia tradizionale.

Questa metodica innovativa, presentata anche durante le 36e Giornate Cardiologiche Torinesi, offre ai pazienti delle Molinette una soluzione meno invasiva e con minori rischi per la riparazione della valvola mitrale.

Fonte:

Il ruolo della cardiologia interventistica in Italia

La Cardiologia interventistica si conferma il cardine del trattamento dell’infarto miocardico acuto in Italia, con una rete capillare sul territorio nazionale che garantisce più di 36 mila procedure di angioplastica primaria (“il palloncino” per riaprire le coronarie chiuse, responsabili dell’infarto acuto), raggiungendo da diversi anni gli standard di fabbisogno delineati dall’epidemiologia di questa malattia.

Aumento della diagnostica innovativa

Aumenta la diagnostica con i metodi di imaging più innovativi e con le tecniche per lo studio della funzionalità cardiovascolare, ma siamo ancora lontani dalla media dei Paesi Europei più avanzati.

Crescono fino al 20% le procedure di cardiologia interventistica strutturale (interventi sulle valvole cardiache), ma restano ancora al di sotto del fabbisogno della popolazione e con differenze regionali ancora molto marcate.

Bilancio del report 2023 del GISE

È un bilancio con molte luci ma che ha ancora qualche ombra quello del Report 2023 della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), l’unica realtà italiana dotata di un Registro dell’attività di 273 Laboratori di emodinamica e cardiologia interventistica del Paese.

I dati sono stati presentati  a Roma durante il congresso GISE Think Heart 2024.

Coronarografie e TAVI

Pur con oltre 300 mila coronarografie eseguite nel 2023, che in circa il 50% dei casi hanno portato all’esecuzione di un’angioplastica coronarica (156mila interventi lo scorso anno, tornando così quasi ai livelli pre-Covid), restano criticità nell’interventistica strutturale sulle valvole cardiache: le TAVI sono aumentate del 13%, ma solo un paziente candidabile su due viene sottoposto alla procedura e oltre 10 mila che ne avrebbero l’indicazione non la ricevono, con differenze regionali consistenti nella possibilità di accesso.

Altri Interventi di cardiologia interventistica

Sono stati circa 1.800 gli interventi di riparazione percutanea della valvola mitralica, in crescita del 20%, ma con un fabbisogno stimato di circa altri 6 mila.

Anche il ricorso alla procedura di chiusura percutanea dell’auricola sinistra, importante per la prevenzione dell’ictus, è aumentato del 20% ma con circa 2.300 interventi nel 2023 siamo lontani dal fabbisogno reale, considerando che sono più di 100mila i pazienti potenzialmente candidabili.

La fotografia della cardiologia interventistica in Italia

“I dati raccolti dal Report GISE, derivanti dall’attività del 93% dei centri di tutto il Paese, consentono di scattare una fotografia molto accurata della cardiologia interventistica in Italia – osserva Francesco Saia, presidente GISE – I risultati mostrano per esempio che l’88% dei centri offre il servizio 24 ore al giorno, 7 giorni su 7: un dato che conferma la distribuzione capillare sul territorio nazionale di un’infrastruttura essenziale per il trattamento tempestivo dell’infarto miocardico acuto e di altre cardiopatie acute, per le quali l’efficacia del trattamento è strettamente tempo-dipendente.

Restano tuttavia alcune criticità, perché, per esempio, sebbene le tecnologie di imaging e di studio funzionale siano in crescita, solo il 20% delle procedure di angioplastica complessivamente è guidato da questi metodi, molto sottoutilizzati rispetto alla media di Paesi europei come Germania, Francia, Spagna, Olanda e BENELUX.

I motivi sono soprattutto i vincoli economici per l’acquisizione degli strumenti necessari e l’assenza di codifica o tracciamento di queste tecniche, che, come GISE, vorremmo diffondere maggiormente in tutto il Paese”.

L'innovazione tecnologica in cardiologia interventistica

“La cardiologia interventistica rappresenta una delle aree in cui il processo di innovazione tecnologica è più rapido.

Per questo – osserva Marco Marchetti, responsabile Health Technology Assessment di AGENAS – un accesso veloce di tali dispositivi non può che essere legato ad un rigoroso e scientifico processo di valutazione HTA.

In proposito, a partire dal gennaio 2026, inizieranno le attività di valutazione HTA a livello europeo (Joint Clinical Assessment) che vedono anche il nostro paese impegnato”.

Il progetto pilota di GISE

Per migliorare ancora la qualità delle cure in Italia, per la prima volta il GISE propone di inserire nel Piano Nazionale Esiti un ‘cruscotto’ di indicatori di outcome che consenta di monitorare e soprattutto valutare le prestazioni di cardiologia interventistica, facilitando l’introduzione di tecnologie innovative e l’abbandono di quelle obsolete ma soprattutto favorendo in tutto il Paese una sempre maggiore appropriatezza, sostenibilità ed equità di accesso alle procedure.

La proposta di GISE per il futuro

Integrare il corrente panel di indicatori in ambito cardiovascolare con ulteriori indicatori di esito clinico e con indicatori che consentano l’identificazione dei principali fattori critici di successo è fondamentale.

Proponiamo per esempio di tenere conto non del singolo episodio di ricovero ma dell’intero flusso di cura, considerando tra gli altri elementi le complicanze o le riospedalizzazioni per recidiva dei sintomi – conclude Saia – O, ancora, proponiamo di inserire indicatori che valutino aspetti organizzativi e di processo per individuare le criticità con un impatto sugli esiti clinici, come le modalità di presa in carico e dimissioni secondo PDTA, e di utilizzare indicatori sull’impiego delle tecnologie per valutarne il contributo sugli esiti.

Tutto ciò consentirà di andare sempre più verso una terapia di valore, centrata sul paziente e che faciliti l’introduzione di tecnologie innovative disincentivando l’utilizzo di quelle obsolete e non più adeguate agli standard di efficacia, sicurezza ed economicità.

La sostenibilità e la resilienza del sistema sanitario passano inevitabilmente dalla capacità di programmare correttamente le risorse, garantire l’utilizzo delle tecnologie che permettono non solo il miglioramento degli outcome clinici ma anche di rispondere ai bisogni del sistema nel suo complesso: una corretta rilevazione di indicatori di processo, organizzativi e di outcome sarà fondamentale per la programmazione delle attività e la valutazione multidisciplinare delle tecnologie che aumentano la capacità del sistema e che saranno fondamentali per vincere le sfide sanitarie di oggi e domani”.

Fonte:

Cuore 3.0, nuove strategie contro le minacce cardiovascolari del terzo millennio

In un panorama scientifico in evoluzione, i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare sono solo la superficie. La nuova prospettiva dell’esposoma, evidenziata nella recente review su European Heart Journal, ci invita a considerare impatti ambientali, sociali e psicologici sulla salute cardiaca.

Il quadro emergente dell'Esposoma

La cardiopatia ischemica, nonostante gli avanzamenti nei trattamenti dei fattori di rischio tradizionali, rimane la principale causa di morte a livello globale.

Il dottor Montone sottolinea la necessità di considerare l’interazione imprevedibile di nuovi fattori di rischio, enfatizzando il concetto di esposoma.

La review esamina come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa della cardiopatia ischemica e propone strategie di mitigazione del rischio.

Inquinamento ambientale

L’inquinamento atmosferico, soprattutto da PM2.5, può ridurre l’aspettativa di vita più del fumo di tabacco.

Nel 2019, l’inquinamento causò 7 milioni di decessi nel mondo, principalmente legati a malattie cardiovascolari.

Gli inquinanti atmosferici alterano il colesterolo, aumentano la pressione e promuovono diabete e obesità.

Inoltre, inquinamento acustico, luminoso e stress sociale contribuiscono alla disfunzione endoteliale e ai problemi cardiaci.

Cambiamenti climatici e salute del cuore

I cambiamenti climatici, correlati all’inquinamento, impattano significativamente sulla salute del cuore.

Le ondate di caldo prolungato sono associate a un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare.

Salute mentale e cuore

Lo stress cronico, la depressione, l’isolamento sociale sono collegati alle malattie cardiovascolari.

Lo stress attiva il sistema nervoso simpatico, contribuendo all’ipertensione, mentre la produzione di cortisolo promuove insulino-resistenza e obesità.

Anche le infezioni respiratorie, inclusi influenza e COVID-19, aumentano il rischio cardiovascolare attraverso infiammazione e danni diretti alle cellule del cuore.

Affrontare l'esposoma per la salute del cuore

Contrastare l’esposoma richiede azioni più complesse rispetto alle tradizionali cure.

La responsabilità individuale è importante, ma politiche ambientali e mitigazioni sono fondamentali.

Ridurre l’inquinamento richiede transizioni energetiche, politiche per il traffico e città ben progettate.

Anche la sensibilizzazione internazionale, come la settimana ‘DarkSky’, è cruciale.

Prospettive per il futuro

La protezione del cuore richiede un approccio olistico.

Dall’adozione di fonti sostenibili a iniziative di salute mentale, la consapevolezza collettiva è cruciale.

Gli operatori sanitari dovrebbero considerare l’importanza di ridurre l’esposizione a nuovi fattori di rischio cardiovascolare, spingendo per ulteriori ricerche sull’impatto complessivo dell’esposoma sulla salute cardiovascolare.

La strada è lunga, ma la consapevolezza crescente e l’impegno sono passi nella giusta direzione.

Impiantata protesi aortica di ultima generazione al Mauriziano di Torino

La stenosi aortica è una delle patologie più diffuse delle valvole cardiache, interessando il 10% della popolazione italiana con età superiore ai 65 anni.

Leader nell'uso della protesi aortica di ultima generazione

L’Ospedale Mauriziano si conferma come pioniere nella sanità piemontese, classificandosi come il primo in Piemonte e il terzo in Italia per l’utilizzo della protesi aortica di ultima generazione.

Questa protesi è progettata per il trattamento della stenosi valvolare aortica.

Stenosi valvolare aortica in Italia

La stenosi valvolare aortica è una malattia cardiaca comune in Italia, colpendo il 10% della popolazione oltre i 65 anni.

Questa condizione richiede trattamenti avanzati e innovativi per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Successi recenti con la TAVI

Recentemente, due pazienti dell’Ospedale Mauriziano sono stati trattati con successo attraverso la TAVI (Trascatheter Aortic Valve Implantation), una procedura di impianto transcatetere di valvola aortica di ultima generazione. 

Questi interventi hanno contribuito al primato dell’ospedale nel campo.

Caratteristiche tecniche

La protesi aortica utilizzata dai cardiologi del Mauriziano offre caratteristiche tecniche avanzate che semplificano il posizionamento durante l’intervento.

Questo rende la procedura meno invasiva e più efficiente, con chiari benefici per i pazienti.

Procedura mininvasiva

I cardiologi del Mauriziano eseguono la procedura senza necessità di chirurgia e anestesia generale, attraverso un’arteria della gamba.

Questo approccio mininvasivo consente ai pazienti di essere dimessi entro pochi giorni, a meno che non siano presenti complicazioni.

Alta richiesta di trattamento TAVI in Italia

Il Direttore di Cardiologia del Mauriziano, Giuseppe Musumeci, sottolinea che, nonostante il successo, il numero di pazienti trattati con la TAVI è ancora relativamente basso.

Solo 194 pazienti su un milione vengono trattati in Italia, nonostante la necessità potenziale di 415 pazienti per milione di abitanti.

Mauriziano, leader in Piemonte e terzo in Italia

Nel 2022, l’Ospedale Mauriziano ha registrato 274 interventi TAVI, posizionandosi come il primo centro in Piemonte e il terzo in Italia, seguendo Milano e Bologna.

Questo dimostra la costante leadership nella fornitura di cure avanzate.

Conseguenze positive della TAVI

Musumeci evidenzia le eccezionali conseguenze della TAVI, sottolineando la significativa riduzione della mortalità a 30 giorni, scesa all’0.3%, rispetto al 3% riportato nella letteratura medica degli anni precedenti.

Rete Hub and Spoke

L’Ospedale Mauriziano ha sviluppato una rete Hub and Spoke in collaborazione con la AslTo3 per Torino Ovest, migliorando gli esiti di cura e riducendo la mortalità dei pazienti.

Convenzioni con le cardiologie di Savigliano, Vercelli e Aosta facilitano il flusso di pazienti, con 132 su 274 provenienti da altri ospedali.

Fonte:

Impiantate due protesi nello stesso cuore battente alle Molinette

Nel reparto di cardiochirurgia dell’Ospedale Molinette di Torino, è stato eseguito un intervento cardiochirurgico mai sperimentato prima in Italia e tra i primi al mondo. Questo intervento ha comportato l’impianto simultaneo di due protesi cardiache: una protesi aortica e una mitralica, eseguite mentre il cuore del paziente batteva.

Il paziente e le sue condizioni

Il paziente coinvolto in questa avventura medica è un uomo di 66 anni proveniente dalla provincia di Asti.

Era affetto da una grave malattia che coinvolgeva due delle sue valvole cardiache: la valvola aortica e la valvola mitralica.

Questa condizione richiedeva un intervento cardiochirurgico urgente, poiché il suo cuore era sempre più affaticato, impedendogli di condurre una vita normale.

Purtroppo, il quadro polmonare del paziente era così compromesso da rendere l’intervento tradizionale, a cuore aperto, un’opzione impossibile.

L'intuizione dei medici

Il cardiochirurgo  professor Stefano Salizzoni, noto per le sue capacità innovative, è stato determinante nella ricerca di una soluzione per il paziente.

La sua intuizione lo ha portato a considerare l’impianto di due protesi cardiache mentre il cuore del paziente batteva.

Questa procedura medica estremamente complessa aveva solo due casi documentati in tutto il mondo e non era mai stata eseguita in Italia.

Per trasformare questa visione in realtà, il primario del reparto, il professor Mauro Rinaldi, ha deciso di coinvolgere ingegneri medici nella simulazione dell’intervento.

Il ruolo cruciale degli ingegneri

Sebbene l’impianto di una protesi aortica a cuore battente fosse diventato un intervento di routine, e l’impianto di protesi mitraliche fosse stato effettuato su numerosi pazienti, la combinazione delle due procedure rappresentava una sfida significativa.

Le due protesi, interagendo tra loro, potevano causare gravi complicazioni.

Per valutare la fattibilità dell’intervento, sono state effettuate ecocardiografie dal dottor Gianluca Alunni e una tomografia computerizzata dal professor Riccardo Faletti presso la radiologia universitaria, diretta dal professor Paolo Fonio.

Le immagini risultanti sono state elaborate da un team di ingegneri medici, tra cui i professori Umberto Morbiducci e Diego Gallo del dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale del Politecnico di Torino.

La collaborazione con il gruppo CompMech dell’Università di Pavia, diretto dai professori Michele Conti e Ferdinando Auricchio, e con il laboratorio 3D4Med del Policlinico San Matteo di Pavia, guidato dall’ingegnere Stefania Marconi, ha portato alla realizzazione di una stampa 3D del cuore del paziente, su cui sono stati impiantati fac-simile delle due protesi cardiache.

L'intervento

L’intervento, eseguito dal professor Stefano Salizzoni con il supporto dei dottori Antonio Montefusco e Michele La Torre, è stato guidato dalla sorveglianza ecocardiografica del dottor Alessandro Vairo e dall’attenta anestesia del dottor Tommaso Pierani.

L’operazione è durata circa due ore ed è stata un successo perfetto.

Il paziente è stato dimesso dal reparto in pochi giorni, avviando il percorso di recupero.

Un esempio di eccellenza medica

L’azienda ospedaliera ha dichiarato con orgoglio che l’Ospedale Molinette continua a distinguersi per la sua capacità di compiere interventi innovativi a livello mondiale.

La collaborazione con gli ingegneri del Politecnico di Torino è stata fondamentale e rappresenta un passo avanti nella ricerca medica.

Questi successi aprono nuove strade per la medicina cardiochirurgica e promettono di salvare vite che in passato sembravano impossibili da curare.

Metodo “valvola su valvola” per la prima volta al Spitalul Clinic SANADOR

Prima volta al Spitalul Clinic SANADOR, con la supervisione del noto chirurgo italiano Prof. Dr. Mauro Cassese, per la sostituzione della valvola mitrale tramite procedura minimamente invasiva “valvola su valvola”

Procedura minimamente invasiva realizzata in modo pionieristico

Presso lo Spitalul Clinic SANADOR, il team guidato dal Prof. Dr. Victor Costache capo della Sezione di Chirurgia Cardiovascolare, ha eseguito con successo una procedura di sostituzione transcatetere della valvola mitrale attraverso il metodo “valvola su valvola” su una paziente di 80 anni affetta da insufficienza cardiaca avanzata e con alto rischio operatorio. Alla paziente era stata impiantata una valvola biologica 11 anni prima, ma nel frattempo questa era degenerata. L’intervento endovascolare presso SANADOR è stato eseguito con il supporto del Prof. Dr. Mauro Cassese, cardiochirurgo proveniente dall’Italia.

È la prima volta che questo tipo di procedura di sostituzione della valvola mitrale viene effettuata presso lo Spitalul Clinic SANADOR nel Centro di Eccellenza per la Chirurgia Cardiovascolare Minimamente Invasiva. Questo risultato è stato reso possibile grazie alla straordinaria esperienza del team medico e alle eccezionali attrezzature. Lo Spitalul Clinic SANADOR è l’unico in Romania ad essere dotato di due avanzate angiografi Philips Azurion 7 di ultima generazione. Inoltre, presso lo Spitalul Clinic SANADOR opera il primo blocco operatorio completamente digitalizzato in Romania.

Eccellenti risultati con rapida dimissione

“Questa procedura è stata eseguita utilizzando una tecnica innovativa, minimamente invasiva e transcatetere. La paziente presentava un’insufficienza cardiaca avanzata e probabilmente la sua aspettativa di vita era inferiore ai 6 mesi. Il recupero è stato rapido: la paziente è stata trasferita dalla terapia intensiva cardiologica il giorno successivo all’intervento e dimessa il giorno seguente. La procedura si è svolta senza incidenti, attraverso una puntura femorale, il che ci ha permesso di affrontare la valvola mitrale senza aprire il torace. Si tratta di una procedura relativamente nuova a livello mondiale, ma è stata resa sicura dalla presenza di un team internazionale. Abbiamo avuto il privilegio di avere con noi il Professor Mauro Cassese dall’Italia”, ha dichiarato il Prof. Dr. Victor Costache.

Il team operativo presso lo Spitalul Clinic SANADOR era composto dal Prof. Dr. Victor Costache, dal Prof. Dr. Mauro Cassese, dalla Dr. Cristina Pitiș, dalla Dr. Florentina Matache, dalla Dr. Anca Chitic, dalla Dr. Andreea Costache e dagli infermieri Oana Străchinariu, Georgeta Barbu e Marian Stoica.

Patologie della valvola mitrale

La valvola mitrale è una delle quattro valvole del cuore e ha il compito principale di impedire al sangue di tornare dal ventricolo sinistro all’atrio sinistro durante la contrazione ventricolare. Quando la valvola mitrale non svolge correttamente e completamente la sua funzione, possono verificarsi rigurgiti, come nel prolasso della valvola mitrale. Un’altra alterazione della valvola è la stenosi mitralica, quando si verificano calcificazioni e la valvola diventa un ostacolo al passaggio del sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro.

Indipendentemente dal tipo di alterazione della valvola mitrale, esistono attualmente trattamenti moderni e minimamente invasivi attraverso i quali la valvola malata può essere riparata o sostituita chirurgicamente o tramite procedure di cardiologia interventistica effettuate in laboratorio di cateterismo.

Una situazione particolare si verifica quando una valvola mitrale malata è stata sostituita con una protesi valvolare e questa si degenera o si stenosa a sua volta dopo alcuni anni di funzionamento. Questo vale soprattutto per le bioprostesi valvolari, per le quali il bisogno di anticoagulanti è ridotto rispetto alle protesi meccaniche, ma hanno una durata di vita di 10-15 anni. Questo è il motivo per cui, attualmente, soprattutto nei pazienti giovani, la prima opzione è la riparazione chirurgica della valvola colpita o, se ciò non è possibile, si consiglia l’uso di valvole meccaniche. Tuttavia, i pazienti spesso preferiscono le bioprostesi valvolari per evitare gli eventuali effetti indesiderati dell’anticoagulazione, accettando il rischio di un intervento successivo.

Rigenerazione o degenerazione della bioprotesi mitrale

Nel caso in cui si verifichi una rigenerazione o una degenerazione della bioprotesi valvolare mitrale, è necessario intervenire per riparare o sostituire la valvola. Fino a poco tempo fa, la chirurgia era l’unica opzione per questi casi, con i rischi intrinseci legati alla conduzione di manovre chirurgiche su pazienti con patologia mitrale.

Recentemente, però, beneficiando dei notevoli progressi registrati nelle procedure endovascolari di sostituzione valvolare o di impianto di una nuova valvola direttamente nella valvola difettosa (la cosiddetta procedura “valvola su valvola”), in cui esiste già esperienza per la valvola aortica, tali procedure hanno iniziato ad essere praticate anche per la valvola mitrale.

La procedura di sostituzione della valvola mitrale “valvola su valvola” è tuttavia molto più complessa dal punto di vista tecnico e dovrebbe essere eseguita solo da operatori con una vasta esperienza nelle procedure transcatetere e nella chirurgia cardiovascolare. Questa procedura è particolarmente indicata per i pazienti ad alto rischio operatorio o per i quali l’intervento chirurgico è controindicato.

Il Centro di Eccellenza SANADOR

Lo Spitalul Clinic SANADOR è un centro di eccellenza e formazione in chirurgia cardiovascolare minimamente invasiva, il primo del suo genere in Romania. Presso il Centro di Eccellenza per la Chirurgia Cardiovascolare Minimamente Invasiva si eseguono costantemente numerose procedure chirurgiche o interventistiche in cardiologia in anteprima nazionale.

La chirurgia cardiovascolare minimamente invasiva è diventata il principale metodo di trattamento chirurgico per le gravi affezioni cardiache e delle grandi arterie. Grazie ai progressi raggiunti negli ultimi anni in questo campo, è possibile effettuare interventi cardiovascolari attraverso un approccio minimamente invasivo per la maggior parte delle indicazioni. In questo modo si ottengono buoni risultati a lungo termine e numerosi vantaggi per i pazienti: recupero rapido, ridotto rischio di complicazioni, significativa riduzione del dolore postoperatorio.

I pazienti beneficiano così dei trattamenti più moderni, garantiti da medici con lunga esperienza e specializzazione in chirurgia cardiovascolare minimamente invasiva e cardiologia interventistica, che utilizzano attrezzature all’avanguardia. Le procedure di chirurgia endoscopica vengono eseguite con strumentazione 3D e 4K di alta qualità, mentre i trattamenti endovascolari vengono effettuati con due angiografi ultraperformanti Philips Azurion 7, nel Laboratorio di Cateterismo Cardiaco.

Fonte

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Accreditamento internazionale per la chirurgia cardiovascolare SANADOR

SANADOR annuncia l'accreditamento internazionale del Centro di Eccellenza in Chirurgia Cardiovascolare Mininvasiva presso l'Ospedale Clinico SANADOR come primo Centro di Eccellenza e Formazione Corcym in Romania.

SANADOR Clinical Hospital

“Siamo orgogliosi di comunicare che il Centro di Eccellenza in Chirurgia Cardiovascolare Mininvasiva dell’Ospedale Clinico SANADOR ha ottenuto l’accreditamento internazionale, un riconoscimento dei nostri sforzi e della dedizione del team di chirurghi cardiovascolari e di tutto il personale medico. Questo risultato conferma che SANADOR Clinical Hospital è all’avanguardia dell’innovazione e dell’eccellenza medica in Romania, offrendo ai nostri pazienti le tecniche più avanzate e i trattamenti minimamente invasivi per le condizioni cardiovascolari”, ha dichiarato il Prof. Dr. Victor Costache, Capo del Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare presso l’Ospedale Clinico SANADOR.

Sala operatoria completamente digitalizzata

Il Centro di Eccellenza in Chirurgia Cardiovascolare Mininvasiva presso l’Ospedale Clinico SANADOR offre ai pazienti i trattamenti più moderni, eseguiti da medici altamente qualificati con esperienza e formazione in importanti centri internazionali di eccellenza. Il centro opera nella prima sala operatoria completamente digitalizzata in Romania. Le procedure chirurgiche possono essere eseguite tramite minitoracotomia o chirurgia endoscopica, grazie all’utilizzo di attrezzature endoscopiche 3D e 4K all’avanguardia. Se necessario, gli interventi chirurgici possono essere integrati con procedure di cardiologia interventistica. SANADOR Clinical Hospital è l’unico ospedale in Romania dotato di due angiografi Philips Azurion 7 ad alte prestazioni, che consentono l’esecuzione di procedure endovascolari avanzate, molte delle quali eseguite per la prima volta nel nostro paese presso SANADOR.

Revisori provenienti dall'Italia

Per ottenere questa certificazione, il Centro di Eccellenza in Chirurgia Cardiovascolare Mininvasiva dell’Ospedale Clinico SANADOR è stato sottoposto a rigorose ispezioni da parte di un comitato di revisori provenienti dall’Italia. Durante queste ispezioni sono state valutate attentamente le strutture dell’ospedale e sono state osservate numerose procedure chirurgiche cardiovascolari mininvasive eseguite con successo dal team guidato dal Prof. Dr. Victor Costache. Questo processo di audit ha incluso una valutazione dettagliata della competenza dei chirurghi di SANADOR, della qualità delle prestazioni mediche, dei risultati ottenuti e del livello di soddisfazione dei pazienti.

Rete centri di eccellenza Corcym Academy

“Il nostro ringraziamento va a Corcym Academy per l’opportunità di far parte della sua rete selezionata di centri di eccellenza e formazione nel campo della chirurgia cardiovascolare mininvasiva. Questa collaborazione contribuirà al miglioramento continuo dei nostri servizi, grazie allo scambio di conoscenze ed esperienze con altre istituzioni nel settore della chirurgia cardiovascolare”, ha affermato il Prof. Dr. Victor Costache. Il Centro di Eccellenza in Chirurgia Cardiovascolare Mininvasiva di SANADOR si è distinto negli ultimi anni grazie alla realizzazione di numerose procedure chirurgiche e angiografiche, molte delle quali erano le prime nel nostro paese, a beneficio dei pazienti rumeni.

SANADOR

Fondata nel 2001, SANADOR ha registrato uno sviluppo continuo e attualmente è proprietaria del più grande ospedale clinico multidisciplinare privato del paese. Inoltre, gestisce un centro oncologico completo, cliniche, laboratori di analisi medica e punti di raccolta, nonché strutture di radiologia e imaging medico ad alte prestazioni, tutte situate a Bucarest. SANADOR Clinical Hospital è l’unico ospedale privato che offre una vasta gamma di servizi medici, compresi il pronto soccorso per adulti e pediatrico, 21 linee di emergenza e una flotta di ambulanze propria.

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