Partecipazione ai test oncologici: in Italia solo 11% delle donne

Solo l’11% delle donne in Italia ha eseguito test oncologici nell’ultimo anno, evidenziando problemi nell’assistenza sanitaria femminile. L’analisi sottolinea l’urgenza di promuovere la prevenzione e migliorare l’accesso ai servizi sanitari di qualità per le donne.

Misurare lo stato di salute delle donne nel mondo

L’indagine annuale, ora alla sua terza edizione, è una delle iniziative più complete nel suo genere, coinvolgendo il 97% delle donne e delle ragazze del mondo di età pari o superiore ai 15 anni.

Questo sforzo ha coinvolto oltre 147.000 interviste condotte in 143 Paesi e territori, in più di 140 lingue, grazie alla collaborazione con Gallup, un’azienda leader nel settore dell’analisi e della consulenza.

Obiettivi dell'Hologic Global Women’s Health Index

L’Hologic Global Women’s Health Index si propone di essere un riferimento costante per monitorare i cambiamenti nei comportamenti e negli atteggiamenti che influenzano l’accesso delle donne a un’assistenza sanitaria di qualità in tutto il mondo.

Questo indice fornisce dati e intuizioni utili per alimentare politiche sanitarie innovative e programmi di assistenza mirati a migliorare la vita delle donne.

Dimensioni della salute femminile esplorate

L’analisi comprende cinque dimensioni interconnesse della salute femminile: prevenzione, salute emotiva, opinioni sulla salute e sulla sicurezza, bisogni di base e salute individuale.

Queste dimensioni spiegano più dell’80% della variazione nell’aspettativa di vita delle donne in tutto il mondo.

Sfide nell'assistenza sanitaria in Italia

In Italia, i dati raccolti rivelano una realtà preoccupante.

Solo il 51% degli intervistati si dichiara soddisfatto della disponibilità di un’assistenza sanitaria di qualità nella propria zona, una percentuale che diminuisce ulteriormente per le donne con redditi più bassi (48%).

Questo dato è in netto calo rispetto al 2020, quando la soddisfazione era del 60%, e rispetto alla media globale ed europea (68%).

Partecipazione ai programmi di prevenzione

Le donne italiane risultano essere meno coinvolte nei programmi di prevenzione oncologica e delle malattie sessualmente trasmissibili rispetto alla media europea e mondiale.

Solo l’11% si è sottoposto a un test oncologico negli ultimi 12 mesi e solo il 5% ha fatto lo stesso per le malattie sessualmente trasmissibili.

Salute emotiva e benessere

Anche la salute emotiva delle donne italiane presenta criticità.

Un’alta percentuale (86%) percepisce la violenza domestica come un problema diffuso, e un significativo numero di donne riporta emozioni negative, come preoccupazione, tristezza, stress e rabbia, con tassi superiori alla media europea e mondiale.

La necessità di un'impegno collettivo

L’indice complessivo sulla percezione della salute delle donne in Italia è in declino, posizionando il paese al di sotto della media europea e mondiale.

Questi dati richiamano l’urgenza di un impegno collettivo da parte di imprese, associazioni e istituzioni per garantire un accesso equo e universale all’assistenza sanitaria di qualità per le donne, indipendentemente dalla loro posizione geografica, stato economico o livello di istruzione.

Boom della medicina estetica non chirurgica in Italia

La medicina estetica non chirurgica, guidata da trattamenti iniettabili come la tossina botulinica, registra un aumento in Italia, con preferenza per il ringiovanimento facciale. La popolarità attira anche turisti medici, con l’Italia rinomata globalmente.

Medicina estetica non chirurgica

I dati rilevati da Isaps certificano che l’uso della medicina estetica non chirurgica, in particolare iniettabile, è in aumento.

Sono stati 485.000 gli interventi non-chirurgici in Italia, quasi il doppio di quelli chirurgici, 262.000.

Trattamenti iniettabili

Tra i più utilizzati l’acido ialuronico e la tossina botulinica, mentre per la chirurgia primo posto per l’aumento del seno e il trattamento della palpebra.

Il ruolo della tossina botulinica

Una tendenza fedele agli ottimi risultati garantiti dal botulino, che invoglia sempre più donne a trattare gli inestetismi in maniera non invasiva.

A dirlo è Giovanni Salti, presidente di Aiteb, l’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino.

La popolarità della tossina botulinica

“La tossina botulinica- dice Salti- si conferma un grande strumento per intervenire sulle imperfezioni, al primo posto nella classifica globale con 9 milioni di interventi e oltre 161.000 in Italia.

Fa parte del gruppo degli iniettabili e rappresenta una soluzione sicura ed efficace per i pazienti che non vogliono ricorrere alla chirurgia.

Target demografico e utilizzo

Il target si concentra principalmente sulle donne dai 35 ai 50 anni con 4 milioni di pazienti, ma è ugualmente diffuso tra le altre fasce d’età, con 2 milioni dai 18 ai 34 e altri 2 dai 51 ai 64.

Pratiche cosmetiche in Italia

Le pratiche cosmetiche in Italia, continua il presidente, vertono sul ringiovanimento facciale, con peeling chimici (21.000 interventi) e rassodamenti della pelle (16.000).

Ma anche su altre tipologie di intervento come l’epilazione, 20.000 registrate, e trattamenti anticellulite, 17.000.

Turismo medico e successo internazionale

Un successo anche per la medicina estetica italiana, che si conferma eccellente nel panorama internazionale, attirando su di sé sempre più turismo medico– conclude Salti-.

I pazienti stranieri che si rivolgono alle nostre cliniche arrivano perlopiù dal Brasile, dove l’Italia si colloca al terzo posto, e dalla Romania, dove si colloca prima.

Gli argentini, invece, sono il paese che si sposta di più per interventi medico-estetici; gli italiani sono all’ottavo posto”.

Fonte:

Medici dall’Italia verso i Paesi del Golfo

Oltre 500 professionisti della Sanità si sono dichiarati disponibili negli ultimi tre mesi a lasciare l’Italia, da soli o con le famiglie, per prestare servizio nei Paese Arabi in vista di un’esperienza lavorativa, culturale e di vita.

Il richiamo del Medio Oriente

Un trend che era già iniziato ma che ha visto impennarsi del 40% le richieste in 90 giorni, forse influenzato anche dalla fascinazione del Medio Oriente su “numeri uno” del calcio mondiale come Ronaldo e Neymar o come l’ex Ct della nazionale Roberto Mancini.

Attrattive offerte dai Paesi del Golfo

Di sicuro stipendi che raggiungono anche i 20mila dollari al mese e benefit decisamente allettanti rispetto a quanto offerto dal nostro Ssn hanno un peso nella scelta di medici, infermieri e altre figure sanitarie di considerare mete fino a oggi meno “gettonate” rispetto alle più tradizionali Europa e Usa.

La crescente richiesta

Dall’altra parte, c’è il crescente fabbisogno di cura dei Paesi del Golfo, in cui la popolazione aumenta e sta vivendo un fisiologico processo di invecchiamento e dove, soprattutto, si è scelto di investire circa il 10% del Pil in sanità, servizi e industria sanitaria con ospedali e cliniche private all’avanguardia.

Il profilo dei professionisti italiani

In Arabia Saudita già il 90% dei sanitari sono di origine straniera e oggi anche i nostri, mentre l’Italia apre ai professionisti cubani, guardano al Medio Oriente.

A tracciare il quadro sono l’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi) e l’Unione medica euro mediterranea (Umem): dei 450 professionisti della sanità italiani e dei 50 europei residenti in Italia che nell’ultimo trimestre hanno iniziato a programmare un lavoro nei Paesi del Golfo, 250 sono medici specialisti, 150 sono infermieri e 100 sono medici generici, fisioterapisti, farmacisti, podologi e dietisti.

Le mete preferite

Foad Aodi, presidente Amsi e componente della Commissione Salute globale della Federazione degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, entra nel dettaglio del potenziale “win-win” tra domanda e offerta. «I tre Paesi più richiesti sono Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar, poi c’è il Bahrein. Ovviamente i colleghi puntano ai Paesi dove sono maggiori le chance di essere valorizzati.

Ci sono medici già in pensione ma molti sono giovani che vogliono trasferirsi anche con la famiglia e non tutti guardano solo all’aspetto economico, che pure è una componente importante: si cercano qualità di vita e migliori condizioni di lavoro».

Una via di fuga dalla crisi della sanità pubblica

In tempi di profonda crisi della Sanità pubblica, con i camici bianchi che da anni denunciano un profondo disagio oltre a stipendi contenuti, la fuga avviene quindi non più solo verso il privato e, per chi ne abbia i requisiti, verso la pensione, ma anche in realtà lontane.

Requisiti per lavorare nei Paesi del Golfo

Paradossalmente, però, più facilmente accessibili: «Bastano tre mesi a fronte dell’anno e mezzo di attesa che registriamo in Italia per essere ammessi dalla presentazione della domanda – prosegue Aodi -: con diploma di formazione, specializzazione e certificato di buona condotta del ministero e dell’Ordine professionale alla mano. E ovviamente un ottimo inglese.

Il curriculum minimo varia in base alla professione: gli infermieri devono essere in attività da almeno due anni, i medici specialisti da tre anni e i medici generici da 5 anni».

L'attraente offerta italiana

Arruolare personale medico e sanitario ottimamente formato, come è quello italiano, è una scelta conveniente.

Le specializzazioni più richieste? Dermatologia, chirurgia generale, medicina estetica, ortopedia, gastroenterologia, ginecologia, pediatria, oculistica, emergenza, chirurgia plastica, otorinolaringoiatra, odontoiatria.

Poi, infermieri specializzati, fisioterapisti, farmacisti e dietisti.

Compensi e benefit

I compensi includono servizi e casa, inserimento scolastico per i figli e agevolazioni fiscali: per i medici oscillano da 14mila a 20mila dollari al mese e per gli infermieri da 3mila a 6mila dollari.

In Arabia Saudita i medici più pagati sono neurochirurghi, neurologi, ortopedici, camici bianchi dell’emergenza, chirurghi plastici, ginecologi e pediatri.

Sempre con passaporto europeo.

La rivoluzione nella chirurgia robotica

Il futuro della sanità pubblica promette enormi risparmi grazie alla fine del monopolio robotico.

Un evento prestigioso

In questo contesto, spicca il congresso annuale della Società Europea di Chirurgia Robotica (Erus 2023), in programma presso il centro ospedaliero universitario Careggi.

Si tratta di un evento prestigioso che vedrà la partecipazione di oltre ottocento urologi provenienti da tutto il mondo, insieme a rinomati esperti di chirurgia robotica a livello internazionale.

Interventi in diretta da diverse location

Durante le tre giornate di lavori, verranno trasmessi in diretta ben quarantadue interventi chirurgici da sedi diverse, tra cui Firenze, Milano, Bologna, Alst (Belgio), Pechino e Chicago.

Ventidue di questi interventi saranno eseguiti all’interno delle sale operatorie dell’Urologia dell’azienda ospedaliero universitaria Careggi, utilizzando le due piattaforme robotiche più all’avanguardia: Hugo Ras MedTronic e Da Vinci Intuitive.

La fine del monopolio

La svolta epocale sarà rappresentata dalla fine del monopolio.

In passato, c’era solo Intuitive, ma oggi il mercato vede la presenza del nuovo robot Medtronic e del robot Cmr.

Inoltre, ci sono nuovi robot in attesa di approvazione europea, come il Medicaroid giapponese, mentre nel 2025 arriverà il tanto atteso robot targato Johnson & Johnson.

Un convegno organizzato dai pionieri

Il congresso a Careggi è stato organizzato dal Professor Andrea Minervini, direttore dell’Urologia Oncologica Mininvasiva Robotica e Andrologica, nonché membro del consiglio di Erus, e dal Professor Alberto Breda, presidente di Erus e direttore del reparto di urologia della Fondazione Puigvert di Barcellona.

Firenze si conferma come punto di riferimento costante nella chirurgia robotica a livello italiano ed internazionale, con oltre 1400 interventi eseguiti nell’ultimo anno.

Fonte

Ricostruzione pionieristica di Trachea e Arteria a Roma

Una storia di speranza e innovazione nella medicina: un giovane di 23 anni colpito da un’emorragia fulminante viene salvato da un pionieristico intervento chirurgico a Roma presso l’ospedale Sant’Andrea.

La Storia

Tutto ha avuto inizio quando un giovane di 23 anni è stato trattato in emergenza a Macerata e poi trasferito ad Ancona, dove è stato stabilizzato.

Tuttavia, il suo caso richiedeva un intervento straordinario. È stato quindi trasferito d’urgenza presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma, dove è stato affidato all’équipe di Chirurgia Toracica, diretta dal rinomato chirurgo Erino Angelo Rendina.

Questa incredibile storia di sopravvivenza è stata possibile grazie alla collaborazione di anestesisti, cardiochirurghi, cardiologi e chirurghi generali.

Un intervento epico

L’intervento di ricostruzione della trachea e dell’arteria anonima è durato cinque ore e mezza, coinvolgendo un team impressionante di 25 operatori altamente specializzati.

Dopo l’operazione, il paziente è stato trasferito in Terapia Intensiva, dove ha mostrato un notevole miglioramento nelle sue condizioni.

Dopo appena due giorni, è stato spostato nel Reparto di Chirurgia Toracica e, sorprendentemente, si è completamente ristabilito, consentendo la sua dimissione.

Intervento innovativo e unico nel suo genere

Ciò che rende questo caso veramente straordinario è che si tratta del primo intervento al mondo di ricostruzione di trachea e arteria anonima.

L’operazione ha coinvolto la rimozione di parte della trachea e dell’intera arteria anonima, seguita dalla loro ricostruzione utilizzando un condotto biologico.

Tutti gli esami postoperatori hanno confermato il successo delle ricostruzioni, portando una luce di speranza in questa incredibile storia di sopravvivenza.

Riconoscimento per l'impresa medica

Il dottor Erino Angelo Rendina, il chirurgo dietro a questo straordinario intervento, ha sottolineato l’importanza del coraggio e delle competenze dei medici di Macerata ed Ancona, senza i quali questa impresa non sarebbe stata possibile.

Ha elogiato la sinergia di ben cinque diverse équipe mediche, unite dalla comune appartenenza all’Università Sapienza e al Sant’Andrea.

Quando la clinica incontra la ricerca

La DG del Sant’Andrea, Daniela Donetti, ha evidenziato come complessi interventi come questo siano possibili solo in centri di eccellenza come il Sant’Andrea, dove si fonde una professionalità eccezionale con un approccio multidisciplinare.

Questo successo è il risultato di un intenso lavoro di squadra del Policlinico Universitario Sant’Andrea, sottolineando l’importanza del dialogo continuo tra l’attività clinica e la ricerca medica e biomedica.

Un trionfo dell'interdisciplinarietà

La rettrice Antonella Polimeni ha sottolineato che interventi complessi come questo dimostrano l’efficacia dell’interdisciplinarietà nella medicina moderna.

Questo eccezionale caso conferma la Chirurgia Toracica della Sapienza come un’eccellenza in cui la regione può essere fiera.

La passione, la generosità e le competenze delle persone coinvolte hanno reso possibile salvare questa giovane vita, dimostrando ancora una volta che la ricerca e la medicina possono collaborare per risultati straordinari.