Inversione nella sanità lombarda, più pazienti vanno altrove, meno ne arrivano da fuori.

La Regione Lombardia è costretta ad incrementare i finanziamenti per il rimborso di coloro che optano per cure in strutture esterne, mentre diminuisce la percentuale di individui che giungono da altre regioni.

Crescita delle spese per cure fuori regione

Un’analisi dettagliata della mobilità sanitaria in Lombardia evidenzia un marcato aumento delle spese sostenute per i pazienti che scelgono cure al di fuori della regione.

In parallelo, si nota una contrazione dell’afflusso di pazienti provenienti da altre regioni, sollevando questioni sul piano finanziario del sistema sanitario lombardo.

Mobilità "Attiva" e "Passiva"

Il sistema di pagamento tra le casse regionali, governato dalla mobilità “attiva” e “passiva”, rivela una intricata struttura finanziaria.

La Lombardia emette fatture per le cure ai pazienti non lombardi, affrontando contestualmente i costi delle terapie fornite ai cittadini lombardi presso strutture di altre regioni.

Andamento stabile del flusso inverso e proiezioni per il 2024

Il flusso inverso, rappresentato dai lombardi che optano per cure al di fuori della regione, mantiene una stabilità tra il 2020 e il 2023, con proiezioni di notevole crescita nel 2024.

Le principali destinazioni, come Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, confermano una costante preferenza per le strutture sanitarie esterne alla Lombardia.

Bilancio aperto per il 2024

Il bilancio del 2024, ancora in fase di definizione, potrebbe subire modifiche prima dell’approvazione entro fine anno.

La pandemia da Covid-19 ha influito significativamente sugli spostamenti tra regioni, generando un impatto rilevante sulla dinamica complessiva della mobilità sanitaria.

Lombardia meta prediletta

Nonostante le sfide connesse alla pandemia, la Lombardia resta una destinazione di elezione per la migrazione sanitaria.

Secondo una ricerca di Doxa Pharma, è scelta dal 29% di chi si sposta, attraendo ogni anno oltre 200.000 pazienti.

L’analisi demografica rivela dettagli interessanti, come il 17% proveniente dalla Campania, sottolineando il ruolo prominente della Lombardia nel panorama sanitario italiano.

Inoltre, la regione attrae pazienti da regioni limitrofe come Veneto ed Emilia Romagna, confermando la sua posizione centrale nel contesto sanitario nazionale.

Il primo trapianto di occhio al mondo

Chirurghi presso l’NYU Langone Health hanno recentemente compiuto un passo storico nel campo dei trapianti e del ripristino della vista: il primo trapianto completo di un occhio umano, associato a un trapianto parziale di viso.

Un caso di estrema gravità

Nel maggio dell’anno corrente, un team composto da oltre 140 operatori sanitari ha eseguito un intervento senza precedenti.

Il destinatario di questo straordinario intervento è stato Aaron James, un uomo di 46 anni proveniente dall’Arkansas, gravemente ferito in un incidente sul luogo di lavoro nel 2021.

James, veterano militare e operatore di linee elettriche ad alta tensione, ha subito una forte scossa elettrica che ha causato la perdita del suo occhio sinistro, gran parte del viso e parte del braccio sinistro.

La complessità del trapianto oculare

Trapiantare un occhio rappresenta una sfida unica a causa della connessione diretta con il cervello, introducendo rischi significativi, compresa la possibilità di morte in caso di complicazioni.

Nonostante ciò, il dottor Eduardo Rodriguez e il suo team all’NYU hanno deciso di procedere con questa delicata operazione, cercando di spingere i confini della medicina.

Un donatore unico per volto e occhio

Un unico donatore, un uomo di circa 30 anni, ha fornito sia il volto che l’occhio necessari per il trapianto.

Mentre le speranze erano inizialmente basse riguardo al funzionamento dell’occhio trapiantato, il team di Rodriguez ha voluto esplorare nuove possibilità.

L'utilizzo di cellule staminali

Durante l’operazione di 21 ore, che è stata accuratamente testata più di una dozzina di volte, il team ha utilizzato cellule staminali provenienti dal midollo osseo del donatore.

Questa innovativa tecnica mirava a stimolare la rigenerazione del nervo ottico e a migliorare le probabilità di funzionamento dell’occhio trapiantato.

Benefici cosmetici e miglioramenti funzionali

Nonostante sia ancora presto per determinare se Aaron James riacquisterà la vista nell’occhio trapiantato, sono stati osservati segni di progresso.

Il flusso sanguigno diretto alla retina è un segnale positivo, e la presenza di una pupilla funzionante è un incoraggiante sviluppo.

Il commento di James

James, che conserva la vista nel suo occhio destro, potrebbe non recuperare la vista nell’occhio sinistro e attualmente non può aprire la palpebra.

Tuttavia, considera l’intervento un successo, affermando che quando gli è stata data l’opportunità, ha risposto con un deciso “Certo”.

La sua storia offre una prospettiva unica sull’innovazione medica e la perseveranza umana.

Fonte

time.com

Ospedali inglesi tagliano operazioni, fallisce richiesta al governo da 1 miliardo di sterline

I ministri hanno allocato al Servizio Sanitario Nazionale inglese solo un decimo della somma richiesta, costringendo i leader del NHS a ridimensionare gli sforzi per affrontare la lista d’attesa ospedaliera che conta 7 milioni di pazienti.

Il Governo respinge la richiesta del NHS

Il governo ha preso una decisione significativa respingendo la richiesta di finanziamenti del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) per un miliardo di sterline, un gesto che avrà un impatto diretto sul numero di operazioni eseguite nei prossimi mesi.

Questa mossa solleva dubbi sulla possibilità di mantenere la promessa del cancelliere Rishi Sunak di ridurre le liste d’attesa del NHS, considerato uno dei suoi impegni chiave nei confronti degli elettori.

Complesse negoziazioni

Le complesse trattative tra l’NHS England, il Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale e il Tesoro hanno portato a una delusione per il sistema sanitario.

Mentre l’NHS England aveva sperato in un piano di salvataggio di almeno 1 miliardo di sterline di fondi veramente nuovi, è stata costretta a riciclare gran parte dei finanziamenti dal suo budget esistente.

Di questi, 800 milioni sono stati destinati agli enti locali del servizio sanitario nazionale per affrontare i crescenti deficit, che minacciano di raggiungere i 160 milioni di sterline in alcuni servizi.

La risposta decisa dell'NHS England

In risposta alla mancanza di finanziamenti, l’NHS England ha annunciato l’adozione di misure drastiche, tra cui un allentamento delle azioni per ridurre l’arretrato di 7,75 milioni di persone in attesa di cure ospedaliere.

Questo è il numero più alto mai registrato, e la riduzione degli obiettivi iniziali del 107% delle operazioni pianificate nel 2019-2020 al nuovo obiettivo del 103% solleva preoccupazioni sulla possibilità di mantenere la promessa di eliminare le attese superiori a 65 settimane entro la prossima primavera.

Critiche politiche e le lamentele dei leader sanitari

Le critiche politiche non si sono fatte attendere, con il ministro ombra della sanità, Wes Streeting, dichiarando che la promessa di Sunak di ridurre le liste d’attesa è ora compromessa.

Saffron Cordery di NHS Providers esprime profonda frustrazione per la mancanza di finanziamenti aggiuntivi da parte del Tesoro per affrontare le ricadute degli scioperi del personale sanitario.

Preoccupazioni per il futuro del NHS

Oltre alla riduzione delle operazioni, l’NHS England procederà ai tagli nella spesa pianificata per tecnologia e miglioramento delle strutture ospedaliere, cercando di liberare ulteriori 800 milioni di sterline.

Tuttavia, Matthew Taylor della Confederazione del Servizio Sanitario Nazionale avverte che questa cifra è chiaramente insufficiente per coprire i deficit imminenti nei 42 “sistemi di assistenza integrata” regionali del NHS.

Ottimismo cauto e tensioni crescenti

Sebbene ci sia un cauto ottimismo riguardo a un possibile accordo per porre fine agli scioperi dei consulenti, Sally Warren del King’s Fund avverte che gli 800 milioni di sterline potrebbero rivelarsi insufficienti se gli scioperi continuano.

La situazione è resa ancora più complessa dalla crescente tensione invernale nel servizio sanitario nazionale, con le elezioni generali nel Regno Unito che si avvicinano.

La difesa del governo

In risposta alle critiche, un portavoce del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale sostiene che il governo sta sostenendo il NHS con finanziamenti record, mettendo a disposizione fino a 14,1 miliardi di sterline per affrontare l’arretrato causato dalla pandemia e ridurre le liste d’attesa.

Tuttavia, la mancanza di un miliardo di sterline richiesto solleva interrogativi sulla reale priorità del governo nei confronti del sistema sanitario nazionale.

Fonte

theguardian.com

Innovativa terapia a vapore acqueo per l’iperplasia prostatica benigna

Presso l’Urologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, una terapia innovativa e non invasiva sta cambiando il gioco per i pazienti affetti da Iperplasia Prostatica Benigna.

Un problema diffuso

Un’analisi dei dati sull’Iperplasia Prostatica Benigna in Italia e il suo impatto sulla salute degli uomini, con numeri preoccupanti.

Destinata a peggiorare con l’età, la patologia viene trattata nella fase iniziale soprattutto con terapie farmacologiche.

Quando però i farmaci non sono più efficaci, è necessario puntare su opzioni più drastiche, come il ricorso al catetere o, in molti casi, l’intervento chirurgico.

Trattamenti iniziali e soluzioni drastiche

Scopri come la patologia viene inizialmente trattata con terapie farmacologiche e quali opzioni più drastiche sono disponibili in caso di inefficacia dei farmaci.

Per fortuna, la tecnologia ha fatto passi da gigante, mettendo a punto soluzioni terapeutiche innovative e trattamenti sempre meno invasivi.

A questo va ricondotto l’importante evento formativo destinato ai giovani urologi e promosso il 9 e 10 novembre a Torino dalla Urologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.

Il futuro della terapia per l'Iperplasia Prostatica Benigna

Come le soluzioni terapeutiche avanzate stanno rivoluzionando il trattamento dell’IPB e cosa aspettarsi in futuro.

A sottolineare il particolare target dei partecipanti il titolo dell’incontro definito, per l’appunto, “Greenlight Young Meeting”.

Giovani urologi provenienti da tutta Italia sperimenteranno nel corso di due intensissime giornate le soluzioni terapeutiche più avanzate, incontreranno alcuni dei clinici più accreditati in questo settore, parteciperanno a sessioni di chirurgia in diretta, in collegamento con le sale operatorie dell’ospedale Molinette.

Il Laser Verde

Il ruolo del “Green Laser” nella risoluzione dei sintomi urinari e la sua bassa invasività.

Innumerevoli gli interventi di docenti italiani e stranieri sui temi clinici di maggiore attualità per consentire ai giovani urologi di “appropriarsi” rapidamente di competenze e tecnologie che consentano di affrontare nel modo più adeguato le sfide della urologia moderna e di gestire al meglio patologie e pazienti.

Il trattamento a vapore acqueo: una nuova speranza

Esploriamo il nuovo trattamento a vapore acqueo e come funziona per ridurre l’ipertrofia prostatica benigna in modo non invasivo.

Ai risultati e alle complicanze tra approccio anatomico e non anatomico, alla salvaguardia delle principali funzioni sessuali, alla minima invasività degli interventi, alle innovazioni tecnologiche saranno dedicate specifiche sessioni.

Ricordando, per esempio, l’enucleazione della prostata con il laser verde o il nuovo trattamento che, senza chirurgia, affida esclusivamente al vapore acqueo la soluzione dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB).

Vantaggi del trattamento a vapore Acqueo

Quali sono i vantaggi del trattamento a vapore acqueo, tra cui la preservazione delle funzioni sessuali e urinarie.

Green laser, il formidabile raggio laser a luce verde, grazie alla sua particolare lunghezza d’onda, colpisce selettivamente le molecole di emoglobina contenute nel sangue e rilascia energia verso il bersaglio, recidendo il tessuto da trattare con altissima precisione.

Gli interventi con il laser verde garantiscono una ottimale disostruzione e risoluzione dei sintomi urinari, presentano bassi rischi di sanguinamento intraoperatorio e postoperatorio consentendo così, fattore importantissimo, di intervenire anche su pazienti sottoposti a terapie anticoagulanti o antiaggreganti.

Dimostrazioni dal vivo dall'Ospedale Molinette

I giovani chirurghi potranno osservare in diretta le procedure durante le sessioni “live” dall’ospedale Molinette.

Ma nell’incontro si parlerà soprattutto del nuovissimo trattamento, di recente introduzione in Italia.

Questa procedura impiega la corrente di radiofrequenza per generare energia termica sotto forma di vapore acqueo, da iniettare nella prostata in dosi controllate di circa 9 secondi per un totale di 8-10 iniezioni per ogni seduta.

Il vapore, iniettato nel tessuto prostatico, si disperde nello spazio interstiziale tra le cellule tissutali e, contemporaneamente, si raffredda e si condensa.

Il processo di riduzione del tessuto prostatico

A contatto con il tessuto prostatico l’energia termica immagazzinata nel vapore viene liberata, determinando così la denaturazione delle cellule e la loro conseguente necrosi.

Le cellule denaturate vengono assorbite gradualmente dal normale metabolismo corporeo, riducendo così il volume del tessuto prostatico che occlude l’uretra.

Da ricordare che la condensazione del vapore genera anche il rapido collasso del sistema vascolare rendendo, in questo modo, la procedura non cruenta.

Innovativo trapianto di cuore incompatibile su neonato

Grazie all’utilizzo di una macchina innovativa per l’ossigenazione extracorporea (ECMO) chiamata EcmoLife, è stato possibile salvare la vita di un bimbo di 5 mesi di Torino. Dopo due interventi chirurgici senza successo, è stato necessario un trapianto di cuore inusuale.

EcmoLife, la macchina rivoluzionaria

L’EcmoLife, prodotta dalla ditta Eurosets di Medolla, in provincia di Modena, è una macchina all’avanguardia che sostituisce temporaneamente le funzioni del cuore e del polmone.

Questa macchina è dotata di un sistema di monitoraggio avanzato e di una pompa centrifuga che simula la funzione meccanica del cuore, utilizzando un campo magnetico per evitare il contatto diretto tra le parti in movimento e il sangue.

Il suo sviluppo è stato opera di un team di ingegneri italiani.

Prima applicazione su paziente pediatrico al Regina Margherita

L’EcmoLife è stata utilizzata per la prima volta al mondo in un paziente pediatrico presso la Cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita, diretta dal dottor Carlo Pace Napoleone.

Il trapianto di cuore incompatibile

Dopo otto giorni di assistenza extracorporea grazie all’EcmoLife, il piccolo paziente è stato sottoposto a un trapianto di cuore.

L’organo proveniva dalla Germania ed era incompatibile per quanto riguarda il gruppo sanguigno.

L’intervento, durato circa 8 ore ed eseguito dal dottor Carlo Pace Napoleone e dalla sua équipe, è stato un successo tecnico.

Attuale stato del bambino

Il bambino è attualmente ricoverato presso la Terapia Intensiva cardiochirurgica, afferente alla Rianimazione pediatrica, diretta dalla dottoressa Simona Quaglia.

Eccellenza del centro di Regina Margherita

Nel corso dell’anno, l’ospedale Regina Margherita ha eseguito 7 trapianti di cuore, un dato in costante aumento che posiziona il centro ai primi posti in Italia.

Questo successo è dovuto alle sinergie create dalla presenza, all’interno del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino “Regina Margherita,” di medici e operatori sanitari competenti in tutte le specialità pediatriche.

Questo garantisce non solo un elevato numero di trapianti ma anche un’assistenza di altissima qualità, contribuendo agli eccellenti risultati di sopravvivenza dei piccoli pazienti.

Impatto dell’obesità nella sostituzione totale della caviglia

I chirurghi ortopedici specializzati nel trattamento del piede e della caviglia stanno attualmente esaminando l’influenza dell’obesità sull’esito delle loro procedure.

La sostituzione totale della caviglia (TAR) come trattamento per l'artrite della caviglia

La sostituzione totale della caviglia (TAR), conosciuta anche come artroplastica totale della caviglia, è una procedura chirurgica impiegata per trattare l’artrite della caviglia.

Questo intervento chirurgico mira a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità dell’articolazione, preservandone il movimento.

L'influenza dell'obesità sui risultati della TAR

Un recente studio pubblicato su Foot & Ankle International (FAI) ha esaminato l’impatto dell’obesità sui risultati della sostituzione totale della caviglia (TAR).

I ricercatori della Duke University hanno analizzato un ampio campione di pazienti per comprendere meglio l’effetto dell‘obesità sulle complicanze e l’esito della procedura.

Risultati contraddittori tra obesità e successo della TAR

Nonostante il recente studio della Duke University non abbia riscontrato un aumento delle complicanze legate all’obesità dopo la TAR, altri studi hanno mostrato risultati differenti.

Un secondo studio basato nel Regno Unito ha evidenziato un aumento del rischio di insuccesso della procedura in pazienti obesi.

Questi risultati contraddittori richiedono ulteriori indagini.

La necessità di ulteriori studi

Gli esperti rimangono perplessi dalle differenze nei risultati dei vari studi sull’obesità e la sostituzione totale della caviglia.

Sia i ricercatori della Duke University che quelli del Regno Unito concordano sulla necessità di condurre ulteriori ricerche con campioni più ampi per comprenderne meglio l’effetto.

L'American Orthopaedic Foot & Ankle Society (AOFAS)

L’American Orthopaedic Foot & Ankle Society (AOFAS) svolge un ruolo cruciale nell’educazione, nella ricerca e nel supporto dei chirurghi ortopedici del piede e della caviglia, al fine di migliorare la cura dei pazienti.

Questa organizzazione globale contribuisce a promuovere la formazione continua, finanzia la ricerca e aumenta la consapevolezza dei pazienti sulle condizioni e i trattamenti relativi al piede e alla caviglia.

La missione dell’AOFAS è quella di ispirare prestazioni professionali di alto livello per ottenere risultati migliori per i pazienti.

Fonte

Prima mondiale all’AOU pisana

Un caso unico al mondo eseguito presso l’Unità Operativa di Cardiologia 2 – Aritmologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

Un caso medico eccezionale

Un’innovativa procedura in due tempi di estrazione di un pacemaker infetto e il suo reimpianto in una paziente con valvola tricuspide precedentemente riparata è stata eseguita con successo presso l’Unità Operativa di Cardiologia 2 dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, diretta dal dottor Giulio Zucchelli.

Questo caso straordinario di grave infezione cardiaca è stato trasferito d’urgenza da un ospedale nella capitale.

L'expertise del Centro di Eccellenza Cardiologica

Il trattamento di questa paziente ha richiesto un alto livello di competenza.

La struttura cardiologica presso l’Aoup è considerata un riferimento nazionale per queste procedure e ha potuto individuare la soluzione migliore per affrontare l’infezione senza compromettere la funzionalità valvolare.

Estrazione di dispositivi cardiaci infetti

L’estrazione transvenosa di dispositivi elettronici cardiaci impiantabili infetti o malfunzionanti è una procedura mini-invasiva ormai consolidata a Pisa per il trattamento delle infezioni cardiache gravi.

Tuttavia, questa procedura non è priva di rischi, poiché potrebbe causare la rottura delle aderenze formate dai “fili elettrici” nel tempo all’interno dei vasi sanguigni e del cuore.

Una situazione di complessità straordinaria

Nel caso specifico, il dottor Zucchelli e il suo team si sono trovati di fronte a una situazione eccezionalmente complicata.

La paziente aveva due fili elettrici infetti, uno dei quali era molto datato e l’altro ridotto a poco più di un moncone intravascolare.

Entrambi questi fili attraversavano una valvola ristretta da una clip metallica, rendendo l’estrazione e il reimpianto estremamente difficili e potenzialmente dannosi per la valvola.

La soluzione innovativa - "Pisa Approach"

Per affrontare questa sfida, è stata adottata una procedura sviluppata dalla precedente direttrice della struttura, la dottoressa Maria Grazia Bongiorni, conosciuta in tutto il mondo come “Pisa approach”.

Questa procedura ha permesso di rimuovere i “fili elettrici” nel modo meno traumatico possibile.

Reimpianto con un pacemaker senza fili

Per il reimpianto del dispositivo, il team ha scelto un pacemaker senza fili, posizionato completamente all’interno del ventricolo destro.

Questa scelta ha comportato meno interferenza con la valvola tricuspide precedentemente riparata.

Successo e collaborazione

L’intervento è stato un successo grazie alla collaborazione dell’Unità Operativa di Cardio-anestesia e Rianimazione e allo standby chirurgico della Sezione Dipartimentale di Cardiochirurgia.

L’Aoup è un centro di riferimento e un hub nazionale per il trattamento delle complicanze da pacemaker e defibrillatori, avvalendosi della consulenza dell’Unità Operativa di Malattie Infettive.

L’Unità Operativa Farmaceutica–Dispositivi Medici ha garantito un rapido approvvigionamento dei dispositivi ad alta tecnologia necessari per la procedura.

Il successivo trasferimento

Dopo circa una settimana dall’intervento, la paziente è stata trasferita nell’ospedale romano di provenienza in condizioni stabili per il proseguimento delle cure.

Questo innovativo intervento ha rappresentato un importante passo avanti nel trattamento delle complicanze legate ai dispositivi cardiaci impiantabili, dimostrando la competenza e la dedizione del team medico dell’Aou pisana.

Centro Cardiologico Monzino impiantati 35 cuori artificiali

Nel Centro Cardiologico Monzino di Milano, sono stati impiantati con successo 35 cuori artificiali, di cui otto dei più avanzati modelli HeartMate 3, considerati il dispositivo di punta a livello internazionale.

Questi dispositivi sfruttano la tecnologia di levitazione magnetica per minimizzare le complicanze e ripristinare il flusso sanguigno.

Pompa del sangue

I cuori artificiali, noti come Vad (Ventricular Assistance Device), svolgono la funzione di una “pompa del sangue” e contribuiscono in tutto o in parte alla funzione ventricolare, in particolare quella sinistra, per distribuire il sangue in tutto l’organismo.

Questi dispositivi, essenzialmente delle mini-pompe miniaturizzate, vengono impiantati nel torace per assistere il cuore nella sua azione propulsiva.

L'avanzata tecnologia dei Vad

Il Prof. Piergiuseppe Agostoni, Direttore della Cardiologia Critica del Monzino e Professore di Cardiologia all’Università degli Studi di Milano, spiega che lo scompenso cardiaco grave, o insufficienza cardiaca, si manifesta come l’incapacità del cuore di contrarsi e dilatarsi in modo sufficiente per eseguire le sue funzioni vitali.

In passato, l’unico trattamento disponibile era il trapianto di cuore, che presentava limiti significativi, come la disponibilità limitata degli organi e la selezione dei pazienti.

Di conseguenza, la ricerca si è focalizzata sui Vad, con modelli attuali come l’HeartMate 3 che sfruttano nuove tecnologie di propulsione sanguigna basate su campi magnetici, garantendo maggiore durata, sicurezza e riducendo il rischio di complicanze trombo-emboliche.

Questi dispositivi sono anche più compatti rispetto ai modelli precedenti e funzionano grazie a batterie portatili indossate come una cintura.

Attualmente, sono in corso sperimentazioni per ricariche wireless, che non richiedono fili o batterie esterne.

L'impegnativo processo di impianto dei Vad

L’impianto di un Vad richiede un approccio multidisciplinare e un lavoro di squadra essenziale, che segue il paziente dalla selezione iniziale al follow-up nel tempo.

Questo gruppo comprende un cardiologo specializzato in scompenso cardiaco avanzato per la selezione e il monitoraggio del paziente, un cardiologo specializzato in imaging ed emodinamica, uno psicologo, un anestesista rianimatore e un cardiochirurgo.

Diverse indicazioni per l'uso dei Vad

Il Prof. Agostoni sottolinea che ci sono molteplici indicazioni per l’utilizzo dei Vad, che vanno da terapie temporanee in attesa di un cuore da trapiantare a situazioni in cui il Vad rappresenta la terapia definitiva, quando un trapianto non è possibile.

Questo è particolarmente rilevante per i pazienti con problemi legati all’età o comorbilità.

Di conseguenza, il Vad non è più considerato solo una “soluzione ponte” verso il trapianto, ma una terapia di destinazione che può sostituirsi al trapianto stesso.

Le performance dei Vad, e quindi i benefici per i pazienti, avanzano parallelamente all’evoluzione tecnologica.

Attualmente, la sopravvivenza media dei pazienti con Vad di lunga durata è di circa 5 anni, rispetto a un’attesa media di 6 mesi.

Tuttavia, i risultati variano in base alle condizioni specifiche di ciascun paziente candidato all’impianto, ma è evidente che con il tempo, questi dati migliorano per tutti.

Rischio scompenso cardiaco nell’invecchiamento.

Un team di ricercatori italiani ha scoperto una connessione tra l’invecchiamento e l’aumento del rischio di sviluppare la “malattia del cuore stanco.”

Questa relazione si basa su un cambiamento disfunzionale nel metabolismo cardiaco, che priva il cuore dell’energia necessaria per il pompaggio efficace del sangue.

Il rilevamento del meccanismo molecolare

La ricerca, condotta in collaborazione con il professor Roberto Papait dell’Università dell’Insubria, è stata pubblicata su Circulation Research.

I ricercatori hanno identificato il meccanismo molecolare alla base dell’esaurimento dell’energia cardiaca e dimostrato, seppur in laboratorio, che è possibile migliorare la funzionalità cardiaca inibendo questo meccanismo.

L'impatto dell'insufficienza cardiaca

L’insufficienza cardiaca è una condizione diffusa e debilitante, con circa 600.000 persone in Italia che ne soffrono, rappresentando una persona su dieci oltre i 65 anni.

Nei paesi industrializzati, questa malattia costituisce la principale causa di disabilità e morte tra gli anziani.

Nonostante siano disponibili diverse terapie per rallentare la progressione dell’insufficienza cardiaca, la ricerca di soluzioni terapeutiche più efficaci rimane una sfida fondamentale in cardiologia.

La ricerca di nuove soluzioni terapeutiche

Il professor Gianluigi Condorelli, direttore del Cardio Center dell’Irccs Humanitas di Rozzano e professore ordinario di Humanitas University, spiega che negli ultimi vent’anni, la comprensione dello scompenso cardiaco è progressivamente evoluta.

Si è dimostrato che l’energia svolge un ruolo cruciale in questa condizione, poiché il cuore affetto è essenzialmente un cuore privo di carburante.

Poiché il cuore è uno degli organi più energivori dell’organismo, il suo normale funzionamento richiede un notevole apporto energetico.

Molti farmaci utilizzati per trattare l’insufficienza cardiaca mirano a consentire al cuore di risparmiare energia e utilizzare in modo più efficiente le risorse energetiche limitate causate dalla malattia.

Il ruolo chiave di p300 nel metabolismo cardiaco

Il nuovo studio ha individuato un regolatore chiave nel bilancio energetico del cuore, noto come p300, un potenziatore genico o co-attivatore trascrizionale.

Questi potenziatori genici influenzano il comportamento delle cellule, aumentando la probabilità di attivare specifici geni.

Il p300, il cui livello di attività aumenta durante l’invecchiamento, altera il metabolismo delle cellule cardiache, simulando una carenza di ossigeno e spostando il fabbisogno energetico verso il consumo di zuccheri, una fonte meno efficiente che priva il cuore dell’energia necessaria, contribuendo all’insorgere dell’insufficienza cardiaca.

Sperimentazione dell'inibizione di p300

Per verificare questa teoria, gli scienziati hanno cercato di “spegnere” l’attività di p300 utilizzando un inibitore e hanno notato un parziale recupero della funzionalità cardiaca.

Anche se questo test è stato condotto solo in modelli di laboratorio della malattia, i risultati ottenuti aprono nuove prospettive nella ricerca per il trattamento dell’insufficienza cardiaca.

La prospettiva futura

Il professor Papait, coordinatore dello studio insieme a Condorelli, sottolinea che, sebbene l’invecchiamento sia la causa primaria dell’insufficienza cardiaca, la spiegazione di questa connessione ha a lungo sfidato medici e ricercatori.

Il nuovo studio fornisce un tassello essenziale per comprendere che, con l’invecchiamento, le cellule cardiache modificano il loro metabolismo energetico in modo sfavorevole.

Questo rappresenta il primo passo per sviluppare nuove terapie atte a ridurre il rischio di insufficienza cardiaca nell’anzianità.

Fonte

Classifica Agenas degli ospedali italiani

L’Istituto Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche sono stati confermati come i due ospedali che hanno fornito le migliori cure ai cittadini, come emerge dal Piano Nazionale Esiti del 2023 di AGENAS, che ha analizzato l’attività di oltre 1400 ospedali pubblici e privati.

Crescita dei ricoveri Post-Pandemia

I dati del Piano Nazionale Esiti (PNE) 2023 fanno riferimento alle cure somministrate nel 2022 da circa 1400 ospedali pubblici e privati, nonché ai dati relativi al periodo 2015-2022 per valutare i trend temporali.

Il rapporto evidenzia un significativo aumento dell’attività nel 2022, con un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 di 328.000 casi.

Nonostante ciò, si registra ancora una riduzione del 10% rispetto al 2019, nonostante il riavvicinamento ai livelli pre-pandemici, soprattutto nell’attività programmata e diurna.

Complessivamente, nel triennio 2020-2022, si è registrata una riduzione di 3,8 milioni di ricoveri rispetto ai volumi del 2019.

Il rapporto analizza 195 indicatori, tra cui quelli relativi all’assistenza ospedaliera, territoriale, e l’accesso improprio al pronto soccorso.

Top Ospedali: Humanitas di Rozzano e Aou delle Marche

Tra le 331 strutture valutate in almeno sei aree cliniche, solo l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ha ottenuto valutazioni di alta qualità o molto alta in tutte le aree cliniche considerate.

Per quanto riguarda le strutture pubbliche, l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche ha ottenuto le migliori valutazioni in sei aree cliniche, confermando la sua posizione di vertice rispetto al PNE dell’anno precedente.

Importanza del monitoraggio

Il rapporto sottolinea che nella maggior parte degli ospedali, si trovano aree con valutazioni di alta qualità accanto a quelle con valutazioni di bassa qualità.

Il presidente dell’Agenas, Enrico Coscioni, afferma che questo tipo di attività di valutazione è fondamentale per il governo del Sistema Sanitario Nazionale poiché aiuta a individuare criticità nell’assistenza e a sviluppare strategie correttive.

Tempestività nell'intervento per infarto

Il rapporto esamina anche la tempestività dell’accesso all’angioplastica coronarica nei casi di infarto.

La proporzione di interventi eseguiti entro 90 minuti, un indicatore chiave per valutare le performance degli ospedali, è rimasta stabile nel triennio, passando dal 56% nel 2020 al 57% nel 2022.

Tra le strutture che presentano proporzioni più elevate di angioplastica tempestiva, se ne segnalano diverse, inclusi ospedali come Casa di Cura Città di Lecce e il Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II di Sciacca.

Bypass aorto coronarico

Per quanto riguarda il numero di ricoveri per bypass aorto coronarico nel 2022, si è verificato un recupero rispetto al periodo pre-pandemico, ma con una diminuzione del 10%.

Solo 11 strutture superano la soglia standard di almeno 200 interventi all’anno per il bypass aorto coronarico.

Valutazione dell'area cardiovascolare

L’Agenas ha valutato complessivamente l’area cardiovascolare attraverso sei indicatori.

Solo 55 delle 562 strutture valutate hanno ottenuto valutazioni positive su tutti e sei gli indicatori.

L’Aou Careggi di Firenze è l’unica struttura ad aver raggiunto un livello di qualità molto alto in questa area.

Trattamento della frattura del collo del femore

Per quanto riguarda la frattura del collo del femore, si è osservato un leggero miglioramento nella concentrazione dei casi rispetto agli anni precedenti.

Su 418 strutture, il 61% ha raggiunto la soglia standard di almeno 75 interventi all’anno, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva.

Cure osteomuscolari di alta qualità

Il rapporto Agenas include anche una valutazione dell’area osteomuscolare attraverso tre indicatori.

Tra le 338 strutture che soddisfano tutti e tre gli indicatori, 28 hanno ottenuto un livello di qualità molto alto.

Chirurgia oncologica

L’area della chirurgia oncologica è stata valutata attraverso tre indicatori.

Solo quattro strutture hanno raggiunto un livello di qualità molto alto in questa area. Altre 28 strutture hanno ottenuto valutazioni di alta qualità.

Analisi dell'area parto

L’analisi dell’area parto rivela che la percentuale di tagli cesarei è in leggera risalita, tornando ai livelli del 2017 (23%).

Le strutture pubbliche sopra la soglia di almeno 1000 parti l’anno eseguono meno tagli cesarei, mentre si osserva una maggiore propensione alla pratica chirurgica da parte delle strutture private.

La maggior parte delle regioni del Sud ha superato il 40% di tagli cesarei, e la proporzione media di parti naturali dopo un cesareo (VBAC) è del 10%.

L’uso dell’episiotomia è in costante diminuzione, con valori tendenzialmente più alti nel Sud dell’Italia.

Conclusioni

Il Piano Nazionale Esiti fornisce un quadro completo delle performance ospedaliere in Italia, evidenziando le aree di eccellenza e le aree in cui sono necessari miglioramenti.

Le strutture che si sono distinte positivamente ricevono riconoscimenti, mentre quelle con margini di miglioramento possono utilizzare questi dati per implementare strategie correttive e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria.