Recupero neurologico con i robot End-Effector (EE)

I robot End-Effector, noti anche come robot EE, costituiscono una meraviglia della robotica moderna e della tecnologia riabilitativa, rivoluzionando il panorama del recupero neurologico. Queste sofisticate macchine rappresentano un balzo in avanti nell’approccio alla riabilitazione, offrendo una gamma di benefici profondi a pazienti affetti da lesioni o disturbi neurologici.

Meccanismo dei Robot End-Effector

I robot EE operano manipolando direttamente le estremità degli arti del paziente, concentrando la loro azione sulla parte distale dell’arto.

A differenza degli esoscheletri, questi robot sono dotati di avanzati sensori e motori che non solo guidano ma adattano dinamicamente i movimenti del paziente.

Il loro circuito di controllo sofisticato consente al robot di rilevare la forza esercitata dal paziente e rispondere in tempo reale.

Questa adattabilità permette sessioni terapeutiche altamente personalizzate, in cui il robot può assistere, resistere o guidare il paziente in base alle sue esigenze e ai progressi specifici.

Applicazioni in Neuroriabilitazione

  1. Riabilitazione degli Arti Superiori: I robot EE sono particolarmente efficaci nella riabilitazione di mani e braccia, contribuendo a migliorare l’ampiezza di movimento, la forza e la coordinazione attraverso esercizi mirati.
  2. Riabilitazione degli Arti Inferiori: In caso di disabilità agli arti inferiori, questi robot assistono pazienti in esercizi di deambulazione e in piedi, svolgendo un ruolo significativo nell’allenamento dell’andatura e aiutando i pazienti a reimparare a camminare.
  3. Sviluppo delle Capacità Motorie Fini: Per i pazienti che lottano con le capacità motorie fini, i robot EE sono impiegati in esercizi che richiedono precisione, come raccogliere oggetti, scrivere o abbottonare una camicia.
  4. Riabilitazione Cognitiva: Alcuni robot EE integrano esercizi cognitivi, aggiungendo un elemento cruciale alla terapia e contribuendo al recupero delle funzioni motorie e cognitive.

Benefici nel recupero Neurologico

  1. Maggiore Intensità e Ripetizione: Uno dei principali vantaggi offerti da questi robot è la possibilità di consentire allenamenti ripetitivi ad alta intensità, essenziali per la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi e formare nuove connessioni neurali.
  2. Terapia Personalizzata: L’adattabilità dei robot EE garantisce che ogni paziente riceva una terapia personalizzata in base alle sue capacità e ai suoi progressi attuali, migliorando notevolmente l’efficacia complessiva della riabilitazione.
  3. Maggiore Motivazione: Molti robot EE integrano tecnologie come la realtà virtuale o interfacce simili a giochi, rendendo il processo di riabilitazione più coinvolgente e motivante per i pazienti.
  4. Monitoraggio Obiettivo dei Progressi: La capacità di questi robot di registrare e analizzare i dati fornisce ai terapisti informazioni preziose sui progressi del paziente e sull’efficacia della terapia, consentendo una gestione più precisa e informata del percorso di recupero.
  5. Sicurezza e Supporto: I robot EE creano un ambiente sicuro in cui i pazienti possono praticare i movimenti senza il rischio di lesioni, un aspetto fondamentale soprattutto nelle fasi iniziali del recupero.

Conclusioni

I robot End-Effector rappresentano un progresso significativo nella neuroriabilitazione, offrendo terapie personalizzate, intensive e coinvolgenti.

Queste macchine avanzate sono una fonte di speranza per i pazienti desiderosi di riconquistare indipendenza e qualità di vita dopo disturbi neurologici.

Con la continua evoluzione della tecnologia, le potenziali applicazioni e i vantaggi dei robot EE nel recupero neurologico sono destinati a espandersi, aprendo una nuova era nella terapia riabilitativa.

Fonte:

Mike Hershkovitz    CEO e proprietario @ BDM-Pro

Rigenerazione della vista pediatrica al Meyer con la genetica oculare

Il Meyer, ospedale pediatrico di eccellenza, offre un servizio di alta specialità attraverso il suo ambulatorio integrato di genetica oculare. Questo servizio è dedicato a oltre 900 bambini affetti da malattie rare degli occhi, fornendo un supporto multidisciplinare con la collaborazione di genetisti ed oculisti.

Malattie trattate

L’ambulatorio si occupa di bambini con malattie ereditarie rare o ultra-rare che coinvolgono gli occhi, come le distrofie retiniche, la cataratta congenita, il glaucoma congenito e giovanile, e le forme associate a malattie metaboliche.

I pazienti provengono da tutta Italia, rendendo cruciale la possibilità di concentrare le visite in un’unica seduta.

Il percorso diagnostico

Il percorso inizia con la diagnosi, coinvolgendo un approccio completo che comprende valutazioni genetiche e oculari. Il team di medici genetisti, guidato dalla dottoressa Sara Bargiacchi e coordinato dalla professoressa Angela Peron, si occupa della valutazione genetica.

Contestualmente, gli oculisti e ortottisti dell’Oftalmologia pediatrica del Meyer, sotto la guida del dottor Roberto Caputo e del dottor Giacomo Bacci, iniziano l’indagine oculistica.

Esami genetici e strumentali

Al termine della valutazione congiunta, se necessario, vengono proposti esami genetici specifici eseguiti dai biologi genetisti del laboratorio della SOC Genetica Medica del Meyer.

In casi particolarmente complessi, si possono programmare esami strumentali avanzati con l’uso di tecnologie come l’SD-OCT ad alta risoluzione.

Trattamento e consulti internazionali

Completata la parte diagnostica, i pazienti vengono seguiti nel percorso terapeutico con la consulenza delle diverse professionalità dell’ambulatorio.

Nei casi più complessi, si attivano consulti internazionali con esperti di rara patologia.

Un caso esemplare riguarda un paziente con maculopatia di Best, trattato tempestivamente grazie alla collaborazione con esperti internazionali.

Rete internazionale

L’ambulatorio è parte di un consorzio scientifico, con Careggi come capofila.

Questo consorzio unico coinvolge adulti e bambini, con strutture specializzate come Careggi e il Meyer, inserendosi nella rete internazionale Ern-Eye dedicata alle malattie oculari rare.

Il Meyer, con il coordinatore dell’ambulatorio dottor Giacomo Bacci, partecipa attivamente a progetti di ricerca e collaborazioni clinico-scientifiche all’interno di questa prestigiosa rete europea.

Fonte:

European Medical Tourism (EMT) 2023 a Chianciano Terme

L’EMT 2023 si è rivelato un evento unico a livello internazionale, fungendo da punto di incontro tra domanda e offerta nel settore del turismo medicale e termale sanitario.

La chiara vocazione di Chianciano Terme in questo ambito risale a oltre un secolo fa, rendendo la città un luogo emblematico per questo tipo di eventi.

Luoghi e partecipanti

L’evento si è svolto presso il Parco Fucoli di Chianciano Terme, il PalaMontepaschi e il nuovo edificio Meet @Chianciano.

Le oltre 100 postazioni espositive all’interno del PalaMontepaschi hanno attirato l’attenzione di più di 150 buyer internazionali.

Durante i pomeriggi del 16 e del 17 novembre, sono stati organizzati incontri business-to-business con l’obiettivo di facilitare contratti di incoming e outgoing.

Partecipazione internazionale

Rappresentanti provenienti dagli Stati Uniti, dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa, con particolare attenzione alle regioni settentrionali e orientali, si sono riuniti a Chianciano Terme.

Numerosi paesi stranieri hanno partecipato come acquirenti ed espositori, coprendo una vasta gamma di settori sanitari, tra cui tutte le specializzazioni della chirurgia maggiore, l’oncologia, la riabilitazione, la chirurgia estetica, le cure termali e gli stili di vita.

È stato notevole l’interesse suscitato dal coinvolgimento attivo del circuito nazionale delle parafarmacie, le quali, in risposta alle richieste della propria clientela, hanno progressivamente assunto un ruolo di crescente centralità nella gestione delle richieste di cure mirate.

Programma di convegni

Il ricco programma di 20 workshop e masterclass, guidati da figure di riconosciuto prestigio a livello internazionale, ha esaminato lo stato dell’arte, le trasformazioni e le tendenze del settore, con particolare attenzione alle nuove frontiere del turismo sanitario, come l’intelligenza artificiale e il metaverso.

Le presentazioni di gruppi internazionali, quali Humanitas (Italia), Quironsalud (Spagna), Ars Biomedica (Italia), Regina Maria (Romania), Memorial Hospitals Group (Turchia), insieme alle relazioni di esperti di spicco come Ilan Geva e Christina de Moraes dagli Stati Uniti, Anna Weegen dalla Germania, Sandeep Sharma dagli Emirati Arabi Uniti, Reza Jamili dall’Iran e Prem Jagyasi dall’India, hanno caratterizzato i momenti salienti dell’evento.

Serata di gala

La serata del 16 novembre si è aperta con un buffet che ha offerto i prodotti tipici della Valdichiana e della Val d’Orcia, in collaborazione con Toscana Promozione, sottolineando l’importanza del territorio anche dal punto di vista enogastronomico.

Il momento clou dell’evento è stato rappresentato dalla consegna degli Award 2023 nelle 23 categorie valutate dalla giuria internazionale composta da 12 esperti del settore.

Crescita del Turismo Medico in Italia

I flussi di turismo medico coinvolgono numerose nazioni e continenti, evolvendosi costantemente in sintonia con le dinamiche economiche e geopolitiche globali.

Anche in Italia, questo settore sta attraversando una fase di continua crescita, posizionando il paese come un potenziale hub per cure mediche di alta qualità, attraendo pazienti provenienti da tutta Europa e oltre. 

All’interno di questo contesto, il sistema sanitario italiano, supportato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ha sempre garantito un’assistenza generalizzata finanziata attraverso risorse provenienti dalla fiscalità generale. Per la chiara vocazione sociale dell’assistenza sanitaria, il turismo medico è stato a lungo sottovalutato, con un’eccessiva focalizzazione sulle strutture nazionali.

Le sfide emergenti, come le lunghe liste d’attesa accentuate dalla recente pandemia, stanno rendendo praticamente impossibile per i cittadini accedere alle cure in tempi ragionevoli, una situazione che non si discosta da quanto sperimentato in altri paesi. Di conseguenza, sempre più individui stanno considerando l’opzione di rivolgersi alla sanità privata, sia in Italia che all’estero, dove i costi potrebbero essere più accessibili.

La presenza significativa dei principali gruppi ospedalieri privati all’EMT 2023, tra cui Humanitas, Gruppo Villa Maria, Gruppo Garofalo, Gruppo Guarnieri, Gruppo Giomi, riflette la crescente consapevolezza di questa tendenza.

È interessante notare anche la presenza di chirurghi specialisti alla ricerca di soluzioni per le liste d’attesa bloccate in Italia per i loro pazienti, optando per interventi all’estero e sfruttando la poco conosciuta Direttiva Europea 24/2011/UE “Concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera”. Questa direttiva apre nuove opportunità per coloro che cercano cure mediche tempestive e accessibili in qualsiasi stato dell’Unione Europea.

Organizzazione e prospettive

La nostra società, SEF Surgical European Facilitator Srl, desidera esprimere la propria gratitudine all’organizzatore, BookingsMed Italia, membro di World Fine Selections con oltre vent’anni di esperienza nel turismo termale sanitario e medicale internazionale.

Ci sentiamo onorati di aver fatto parte della giuria degli Award e riconosciamo l’eccellente organizzazione dell’evento e delle attività circostanti.

L’atmosfera amichevole ed informale, sapientemente creata da BookingsMed Italia, ha favorito l’interazione tra i partecipanti provenienti da diverse parti del mondo.

Questo contesto ha agevolato lo scambio di esperienze e ha generato nuove collaborazioni che avranno un impatto significativo sulla semplificazione dell’accesso alle cure per i pazienti.

Come si suol dire, “davanti a un buon bicchiere di vino o durante un bagno nella piscina termale è più facile costruire un rapporto”.

Innovazione nella Chirurgia dei Tumori Cerebrali a Careggi

Il trattamento di tumori cerebrali rappresenta ancora oggi una sfida significativa a causa delle limitate possibilità di asportazione chirurgica radicale. Tuttavia, un nuovo approccio sta emergendo presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria fiorentina, dove l’equipe della Struttura Organizzativa Dipartimentale Neurochirurgia sta sperimentando con successo il microscopio confocale intra-operatorio.

Il microscopio confocale intra-operatorio

Questo strumento innovativo consente l’analisi del tessuto patologico durante l’intervento neurochirurgico, attraverso l’applicazione di una sofisticata sonda delle dimensioni di una penna, evitando la necessità di rimuovere il tessuto.

L’immagine digitale risultante viene visualizzata in tempo reale sia in sala operatoria che nel laboratorio, consentendo una collaborazione remota tra chirurgo e patologo.

Collaborazione interdisciplinare

La professoressa Daniela Massi, direttrice della Struttura Organizzativa Dipartimentale Istologia Patologica e Diagnostica Molecolare di Careggi, sottolinea come questa tecnologia permetta una collaborazione interdisciplinare senza precedenti tra chirurghi e patologi.

Ciò porta a un notevole miglioramento nell’accuratezza diagnostica e terapeutica, raggiungendo livelli precedentemente inimmaginabili.

Vantaggi della nuova tecnica

Il professor Alessandro Della Puppa, guida dell’equipe, enfatizza come questa tecnica rivoluzioni positivamente la neurochirurgia.

Elimina i potenziali rischi legati all’asportazione chirurgica cerebrale, consentendo al chirurgo di eseguire un esame bioptico del tessuto senza rimuoverlo.

Ciò non solo riduce i tempi di analisi intra-operatoria ma permette anche un numero virtualmente illimitato di esami, contrariamente alla limitazione usuale a uno.

Prospettive future e validazione della tecnica

La prospettiva futura con l’utilizzo del microscopio confocale è quella di migliorare ulteriormente l’asportazione chirurgica, identificando con precisione i margini del tumore in collaborazione con il patologo.

Attualmente, il team sta dedicando sforzi alla validazione della tecnica, esaminando ulteriori evidenze scientifiche per consolidarne l’efficacia.

Careggi come punto di avanguardia

Attualmente, Careggi si distingue come uno dei pochi centri nel mondo e l’unico ospedale pubblico in Italia a beneficiare di questa tecnologia innovativa.

La sua adozione rappresenta un significativo passo avanti nella neurochirurgia, aprendo nuove prospettive per il trattamento dei tumori cerebrali.

Tecnica XLIF per la cura del mal di schiena cronico

La Neurochirurgia di Sassari ha recentemente utilizzato con successo una nuova tecnica mininvasiva per trattare la patologia degenerativa della colonna vertebrale. Effettuato su un paziente di 65 anni, l’intervento prevedeva l’inserimento di una protesi discale in titanio. Il paziente è stato dimesso dopo soli 3 giorni, senza alcun dolore residuo.

La tecnica XLIF

È un acronimo quasi impronunciabile, XLIF, ma per il paziente suona come approccio chirurgico mininvasivo per la cura del mal di schiena cronico.

Si tratta di una nuova tecnica che consente la sostituzione del disco intervertebrale mediante approccio cosiddetto “laterale estremo” (eXtreme Lateral Interbody Fusion, appunto XLIF).

L'applicazione pratica

Nei giorni scorsi è stata usata, per la prima volta, dall’équipe di Neurochirurgia dell’Aou di Sassari che ha operato un paziente di 65 anni il quale, dopo tre giorni di degenza, ha fatto rientro a casa senza mal di schiena.

Gli specialisti sottolineano i vantaggi della XLIF, riducendo il periodo post-operatorio e le perdite ematiche.

Approfondimento sulla tecnica XLIF

«Si tratta di una chirurgia vertebrale all’avanguardia – afferma la neurochirurga Maria Antonietta Chessa – che mette la nostra struttura al pari delle altre del resto della penisola, una tecnica mininvasiva introdotta di recente che può essere utilizzata per il trattamento della patologia degenerativa della colonna vertebrale».

La procedura coinvolge l’accesso laterale estremo alla colonna vertebrale e l’inserimento di una protesi discale in titanio.

Descrizione della procedura e selezione dei pazienti

Il paziente, in anestesia generale, viene posizionato su un fianco, sopra il lettino operatorio.

Con una piccola incisione sul fianco, il neurochirurgo accede alla colonna vertebrale, con minimo trauma dei tessuti.

È importante selezionare pazienti con specifiche caratteristiche, come l’assenza di interventi addominali precedenti e una posizione bassa della cresta iliaca.

Monitoraggio e strumentazione utilizzata

Un intervento che viene realizzato grazie a un monitoraggio neurofisiologico real-time, con l’impiego di un apparecchio radiologico, arco a C o amplificatore di brillanza, che consente di posizionare la protesi vicino ai dischi intervertebrali.

Benefici della tecnica

Innegabili i benefici per il paziente derivanti dalla nuova tecnica mininvasiva.

I neurochirurghi sottolineano tempi più rapidi per la stabilizzazione della colonna, un periodo post-operatorio più breve, perdite ematiche irrilevanti e un minor dolore post-operatorio rispetto agli interventi invasivi tradizionali.

L'Équipe di neurochirurgia

Nella sala operatoria, al terzo piano del Santissima Annunziata, l’intervento è stato realizzato dall’équipe di Neurochirurgia, con la presenza di professionisti esperti in collaborazione con un esperto dall’Ospedale Molinette di Torino.

L’approccio multidisciplinare coinvolge anche il personale di Anestesia del Santissima Annunziata e i tecnici di Radiologia.

Fonte:

Tumore dell’ovaio, l’IA prevede le risposte alla terapia

Sviluppato un Tool basato sull’Intelligenza Artificiale, denominato IRON, per la predizione del successo della terapia nei tumori ovarici

IRON, precisione nell'80% dei casi

Recentemente è stato sviluppato un tool innovativo basato sull’intelligenza artificiale, noto come IRON (Integrated Radiogenomics for Ovarian Neoadjuvant therapy), capace di predire l‘efficacia della terapia nell’80% delle pazienti affette da tumori ovarici.

La riduzione volumetrica delle lesioni tumorali è stata valutata con un’accuratezza dell’80%, superando notevolmente i metodi attualmente impiegati in ambito clinico.

Studio coordinato dalla Prof.ssa Evis Sala e Università di Cambridge

Lo studio è stato coordinato dalla Professoressa Evis Sala, Ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia presso la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttrice del Centro Avanzato di Radiologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. La ricerca è stata portata avanti in collaborazione con l’Università di Cambridge.

Elevato impatto e difficoltà diagnostiche

Il tumore dell’ovaio colpisce annualmente oltre cinquemila donne in Italia, unite alle oltre trentamila in trattamento terapeutico.

La diagnosi spesso avviene quando la malattia è già in uno stadio avanzato, poiché nelle fasi precoci non manifesta sintomi specifici.

Il carcinoma ovarico sieroso di alto grado, responsabile del 70-80% dei tumori ovarici, è particolarmente aggressivo e mostra resistenza ai trattamenti chemioterapici.

Attualmente, la previsione della risposta alle terapie è possibile solo con un’accuratezza massima del 50%.

Limiti dei biomarcatori clinici

Per questa forma tumorale, caratterizzata da elevata eterogeneità, sono noti pochi biomarcatori clinicamente utilizzabili.

Ciò ha motivato lo sviluppo di un tool basato sull’intelligenza artificiale per predire l’efficacia della chemioterapia.

Lo Studio: Dati e Analisi

Lo studio ha coinvolto 134 pazienti con tumore ovarico di alto grado, suddivisi in due set di dati indipendenti.

L’analisi comprendeva dati clinici, biomarcatori nel sangue come CA-125 e DNA tumorale circolante, nonché caratteristiche quantitative dedotte dalle immagini della TAC.

Risultati e Correlazioni

Le localizzazioni omentali e pelviche/ovariche rappresentavano la maggior parte del carico di malattia.

Le risposte alla terapia neoadiuvante variavano significativamente tra queste localizzazioni.

Sono state identificate correlazioni tra mutazioni tumorali, marcatori come CA-125, carico complessivo della malattia e risposta alla terapia.

Sottogruppi e Analisi avanzata delle Immagini

L’analisi avanzata delle immagini TAC ha identificato sei sottogruppi di pazienti con caratteristiche biologiche e cliniche distinte, rilevanti per la risposta alla terapia.

Tutte queste informazioni sono state utilizzate come dati di input per gli algoritmi di intelligenza artificiale che compongono il tool IRON.

Prospettive future

Il tool IRON si propone come un’innovativa risorsa clinica, affrontando la necessità di identificare precocemente le pazienti non responsive alla terapia neoadiuvante.

La Professoressa Sala sottolinea il potenziale utilizzo del tool anche in future ricerche cliniche in collaborazione con il Professor Giovanni Scambia, Ordinario di Ginecologia e ostetricia presso l’Università Cattolica e Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Riabilitazione post ictus, il tempo è prezioso.

Quando si parla di ictus il tempo è prezioso, non solo per quanto riguarda l’assistenza del paziente nella fase di emergenza, cioè durante e subito dopo l’evento, ma anche per l’inizio della terapia riabilitativa.

Una minaccia globale

La World Stroke Organisation segnala che più di 12 milioni di persone nel mondo sono colpite da ictus ogni anno.

Questo improvviso disturbo, il cui nome deriva dal latino e significa “colpo”, è causato dal mancato apporto di sangue in una specifica area del cervello, con conseguente perdita o deterioramento delle funzioni cognitive o motorie ad essa legate.

In Italia, l’ictus è la principale causa di invalidità e la seconda causa di morte, superata solo dalle malattie cardiovascolari.

Prevenzione e limitazione delle conseguenze

Gli esperti sostengono che è possibile fare molto sia in termini di prevenzione che di limitazione delle conseguenze una volta che l’ictus si è verificato.

La tempestività nell’assistenza durante l’emergenza e l’avvio precoce della terapia riabilitativa sono fondamentali.

Secondo Alessandro Giustini, direttore della Scuola Europea di Robotica in Neuroriabilitazione, iniziare precocemente gli interventi di riabilitazione è cruciale per ottenere risultati migliori.

Quando iniziare la riabilitazione

Il tempo è essenziale quando si tratta di ictus, non solo durante l’emergenza ma anche nell’avvio della terapia riabilitativa.

Gli interventi devono essere adeguati alle condizioni del paziente e valutati in collaborazione con il neurologo o neurochirurgo responsabile.

La riabilitazione dovrebbe cominciare già nelle fasi iniziali del trattamento farmacologico o subito dopo la rianimazione, specialmente in casi gravi o complessi.

Le attività riabilitative mirano a prevenire l’aggravamento dei danni, ridurne la gravità e preparare il terreno per trattamenti più intensivi successivi.

Attenzione ai deficit cognitivi

Il tipo di intervento riabilitativo dipende dalle sedi anatomiche e funzionali colpite.

Può riguardare la paralisi di un arto, problemi di postura, deambulazione o deficit cognitivi.

Questi ultimi non coinvolgono solo il linguaggio ma anche la consapevolezza del paziente e la sua capacità di comprendere gli esercizi proposti.

Affrontare tempestivamente questi aspetti è essenziale, poiché durante la riabilitazione motoria possono emergere deficit cognitivi non evidenti durante la degenza.

Il ruolo cruciale dell'infermiere

Un team multidisciplinare di specialisti, tra cui fisioterapisti, logopedisti e infermieri, monitora costantemente il paziente.

L’infermiere svolge un ruolo chiave nell’assistenza quotidiana, segnalando eventuali problematiche da monitorare.

Possibilità di recupero

Il recupero delle funzioni cognitive e motorie dipende in parte dall’entità del danno causato dall’ictus.

Tuttavia, l’inizio tempestivo della terapia riabilitativa può favorire un recupero significativo.

Il coinvolgimento attivo del paziente, lo stimolo funzionale ed emozionale possono superare le aspettative basate solo sulle valutazioni anatomiche.

Integrazione con la terapia robotica

La neuroriabilitazione robotica offre strumenti di supporto, come macchinari per il recupero motorio e strumenti di realtà virtuale per stimolare specifiche funzioni cognitive o comunicative.

Questi strumenti possono essere utilizzati anche a domicilio, consentendo risultati precedentemente inaccessibili.

La motivazione, guidata dagli specialisti e misurata attraverso punteggi, è fondamentale per il successo della riabilitazione.

In sintesi, l’ictus rappresenta una sfida globale, ma l’approccio tempestivo e olistico alla riabilitazione offre speranza per un recupero significativo.

Fonte:

Affetto da Parkinson cammina dopo 30 anni grazie ad un impianto innovativo

I ricercatori del Politecnico federale di Losanna hanno concepito la tecnologia che ha consentito a Marc Gauthier, un cittadino francese di 62 anni, affetto dalla malattia neurodegenerativa da tre decenni, di percorrere agevolmente 6 chilometri.

La sfida

Il passato di Gauthier, una volta architetto e sindaco nella sua città vicino a Bordeaux, è stato radicalmente trasformato dall’instabilità motoria causata dal Parkinson.

La malattia gli ha inflitto movimenti incontrollabili e difficoltà di coordinazione, portandolo da una vita attiva a una condizione in cui perfino rimanere in piedi divenne un’ardua sfida.

L'intervento innovativo

Un intervento sperimentale, eseguito da un team di ricerca internazionale, guidato da Jocelyne Bloch e Grégoire Courtine dell‘Ospedale universitario di Losanna (CHUV) e del Politecnico federale di Losanna (EPFL), ha rivoluzionato la vita di Gauthier

Questo intervento, basato sulla stimolazione del midollo spinale attraverso un dispositivo neuroprotesico, ha permesso a Gauthier di camminare per sei chilometri senza difficoltà, aprendo la strada a una potenziale svolta nel trattamento del Parkinson.

La tecnologia

Il dispositivo neuroprotesico sviluppato dai ricercatori dell’Epfl è stato impiantato nella parte bassa della schiena, sopra il midollo spinale lombosacrale.

Questa posizione strategica ha permesso la stimolazione della rete neurale tra il midollo spinale e i muscoli delle gambe, risultando in un notevole miglioramento dell’andatura dei pazienti affetti da Parkinson.

Nuova procedura di intervento

L’intervento degli studiosi svizzeri si distingue per la posizione innovativa dell’impianto, che ha dimostrato di migliorare l’andatura delle persone affette da Parkinson.

Tuttavia, si evidenzia la necessità di ulteriori ricerche per affinare e consolidare questa tecnologia in via sperimentale.

La metamorfosi di Marc

Grazie all’impianto spinale, Marc Gauthier ha sperimentato una vera e propria metamorfosi.

Da gravi deficit motori e frequenti cadute, è riuscito a camminare per sei chilometri senza problemi, migliorando notevolmente la sua qualità di vita e equilibrio.

Stimolazione personalizzata

Prima dell’impianto, un approfondimento sul processo attento e meticoloso che ha preceduto l’intervento, dove i ricercatori hanno personalizzato la stimolazione per compensare i deficit specifici di Gauthier.

Prospettive future

Il team svizzero ha già avviato test su altri sei pazienti, indicando una prospettiva entusiasmante per il futuro.

Tuttavia, si sottolinea che ci vorranno almeno cinque anni prima che questa tecnologia possa essere disponibile su larga scala dopo i trial clinici.

Conclusioni

In conclusione, questa innovativa tecnologia offre un approccio promettente nella lotta contro il Parkinson, rivoluzionando il trattamento della malattia neurodegenerativa e aprendo la strada a una speranza concreta per coloro che ne sono afflitti.

Fonte:

SEF in nomination come “Medical Travel Agency of the Year” all’European Medical Tourism Congress

SEF, ha ricevuto una prestigiosa nomination come “Medical Travel Agency of the Year” al Congresso Europeo di Turismo Medico EMT. Questo riconoscimento sottolinea il ruolo chiave di SEF nello sviluppo della direttiva europea sulla sanità transfrontaliera.

EMT: Incontro pionieristico nel turismo medico

EMT, il principale evento europeo nel Turismo Medico, offre una piattaforma unica per il dialogo tra protagonisti globali.

Il congresso, in programma per il 16-17 novembre a Chianciano Terme, è anche un’opportunità per SEF di consolidare il suo impegno nello sviluppo della direttiva europea sulla sanità transfrontaliera.

Partecipanti diversificati

Il congresso attrae rappresentanti di centri medici europei e asiatici, strutture di riabilitazione, aziende di servizi medici stranieri e centri benessere.

Il ruolo chiave di SEF nel supportare la direttiva europea sulla sanità trasfrontaliera è uno dei motivi principali della sua nomination come “Medical Travel Agency of the Year”.

Seminario annuale e Workshop

Il 7° Seminario Annuale sul Turismo Medico comprende conferenze, tavole rotonde e il B2B Workshop.

SEF partecipa attivamente, contribuendo alla discussione sui trend del mercato e sul coinvolgimento dei pazienti, oltre a promuovere lo sviluppo della direttiva europea sulla sanità trasfrontaliera.

Riconoscimento di eccellenza

La nomination di SEF come “Medical Travel Agency of the Year” riflette il suo impegno non solo nell’eccellenza nel turismo medico ma anche nel plasmare il futuro del settore, attraverso un sostegno significativo alla direttiva europea sulla sanità trasfrontaliera.

Mentre il settore si prepara all’attesa degli esiti dei premi, l’implicazione di SEF nella direttiva europea rafforza la sua posizione come leader e innovatore nel turismo medico.

Inversione nella sanità lombarda, più pazienti vanno altrove, meno ne arrivano da fuori.

La Regione Lombardia è costretta ad incrementare i finanziamenti per il rimborso di coloro che optano per cure in strutture esterne, mentre diminuisce la percentuale di individui che giungono da altre regioni.

Crescita delle spese per cure fuori regione

Un’analisi dettagliata della mobilità sanitaria in Lombardia evidenzia un marcato aumento delle spese sostenute per i pazienti che scelgono cure al di fuori della regione.

In parallelo, si nota una contrazione dell’afflusso di pazienti provenienti da altre regioni, sollevando questioni sul piano finanziario del sistema sanitario lombardo.

Mobilità "Attiva" e "Passiva"

Il sistema di pagamento tra le casse regionali, governato dalla mobilità “attiva” e “passiva”, rivela una intricata struttura finanziaria.

La Lombardia emette fatture per le cure ai pazienti non lombardi, affrontando contestualmente i costi delle terapie fornite ai cittadini lombardi presso strutture di altre regioni.

Andamento stabile del flusso inverso e proiezioni per il 2024

Il flusso inverso, rappresentato dai lombardi che optano per cure al di fuori della regione, mantiene una stabilità tra il 2020 e il 2023, con proiezioni di notevole crescita nel 2024.

Le principali destinazioni, come Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, confermano una costante preferenza per le strutture sanitarie esterne alla Lombardia.

Bilancio aperto per il 2024

Il bilancio del 2024, ancora in fase di definizione, potrebbe subire modifiche prima dell’approvazione entro fine anno.

La pandemia da Covid-19 ha influito significativamente sugli spostamenti tra regioni, generando un impatto rilevante sulla dinamica complessiva della mobilità sanitaria.

Lombardia meta prediletta

Nonostante le sfide connesse alla pandemia, la Lombardia resta una destinazione di elezione per la migrazione sanitaria.

Secondo una ricerca di Doxa Pharma, è scelta dal 29% di chi si sposta, attraendo ogni anno oltre 200.000 pazienti.

L’analisi demografica rivela dettagli interessanti, come il 17% proveniente dalla Campania, sottolineando il ruolo prominente della Lombardia nel panorama sanitario italiano.

Inoltre, la regione attrae pazienti da regioni limitrofe come Veneto ed Emilia Romagna, confermando la sua posizione centrale nel contesto sanitario nazionale.