Due pazienti paraplegici tornano a camminare

Un team di scienziati dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha applicato un innovativo protocollo di stimolazione ad alta frequenza. I risultati di questa sperimentazione sono stati pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine.

Tornano a camminare grazie a un neurostimolatore midollare

Tornano a camminare per la prima volta al mondo due pazienti con lesione traumatica del midollo spinale, che hanno ricevuto un neurostimolatore midollare.

L’impresa è stata realizzata da un team di medici e ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, Università Vita-Salute San Raffaele (UniSR) e bioingegneri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

L’approccio innovativo, basato su un protocollo di stimolazione elettrica epidurale ad alta frequenza, ha ottenuto risultati promettenti nel trattamento delle lesioni spinali.

I risultati dello studio

Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, ha dimostrato che questa tecnica riduce significativamente la spasticità muscolare e migliora le capacità motorie nei pazienti con lesioni al midollo spinale.

I primi due pazienti con lesioni incomplete al midollo spinale, trattati nel 2023 con l’impianto del neurostimolatore midollare, hanno recuperato le funzioni motorie.

I ricercatori hanno applicato stimolazioni mirate ad alta frequenza che, combinate con un programma riabilitativo, hanno portato miglioramenti significativi nella forza muscolare, nella deambulazione e nel controllo motorio.

Inoltre, il protocollo ha ridotto i riflessi patologici e le contrazioni muscolari involontarie, favorendo movimenti più fluidi e naturali.

Cos'è la spasticità muscolare

Malattie del sistema nervoso centrale, come la sclerosi multipla, o lesioni traumatiche del midollo spinale che interrompono la comunicazione con il cervello, possono causare difficoltà nella deambulazione, paralisi degli arti e spasticità muscolare.

La spasticità muscolare consiste in una contrazione muscolare intermittente o sostenuta che provoca rigidità e spasmi involontari, riducendo significativamente la mobilità.

Questa condizione colpisce circa il 70% dei pazienti con lesioni spinali.

Studi recenti hanno dimostrato che stimolare elettricamente un midollo spinale lesionato può rappresentare una strategia efficace per ripristinare la capacità di camminare.

Tuttavia, i protocolli di stimolazione a bassa frequenza finora utilizzati offrono risultati limitati nei pazienti con spasmi muscolari gravi.

L'intervento sui pazienti

I pazienti presi in esame nello studio presentavano lesioni traumatiche del midollo spinale.

Nel corso del 2023 sono stati sottoposti a un intervento innovativo di impianto di un elettrostimolatore midollare, seguito da un lungo percorso riabilitativo presso l’unità diretta da Sandro Iannaccone.

Al termine del trattamento, entrambi i pazienti hanno mostrato miglioramenti significativi nelle capacità motorie, con uno di essi che ha percorso ben 175 metri senza stimolazione attiva.

Il programma riabilitativo ha integrato stimolazioni a bassa e alta frequenza con esercizi motori mirati.

Il principio della stimolazione ad alta frequenza

La stimolazione ad alta frequenza del midollo spinale si è dimostrata un metodo sicuro per inibire l’iperreattività patologica dei circuiti spinali senza causare disagio ai pazienti.

“Il midollo spinale è naturalmente iperreattivo agli stimoli per favorire i riflessi rapidi, ma questa iperreattività è normalmente bilanciata dal cervello.

Nel caso di una lesione spinale, il paziente perde questi segnali inibitori, con conseguente iperreattività patologica”, spiega Simone Romeni, primo autore dello studio e ricercatore presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna e l’IRCCS Ospedale San Raffaele.

“Crediamo che la stimolazione a frequenze dell’ordine dei kiloHertz, nettamente superiori a quelle usate in precedenti studi, possa interferire con questa iperattività, riducendo la trasmissione ai muscoli e di conseguenza gli spasmi”, aggiunge Romeni.

Un protocollo innovativo per la stimolazione spinale

“Il protocollo di stimolazione spinale sviluppato e testato in questo studio rappresenta un importante passo avanti nella neuroingegneria applicata alla neuroriabilitazione”, dichiara Silvestro Micera, professore presso l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nonché coordinatore dello studio.

“Ad oggi, i pazienti trattati con il neurostimolatore sono otto. La procedura chirurgica è risultata sicura ed efficace, offrendo una nuova prospettiva terapeutica per i pazienti con gravi lesioni spinali”, aggiunge Pietro Mortini, ordinario di Neurochirurgia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele e primario di Neurochirurgia presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele.

La combinazione di tecnologie avanzate e approcci personalizzati alla riabilitazione sta aprendo nuove possibilità per il recupero motorio, riducendo gli effetti collaterali associati alle terapie farmacologiche e chirurgiche tradizionali.

Le prospettive future

I prossimi passi includeranno ulteriori studi clinici su un numero maggiore di pazienti per confermare i risultati preliminari.

“Stiamo pianificando di estendere le indicazioni a diverse condizioni cliniche nei prossimi mesi.

Siamo all’inizio di una nuova, promettente era per la neuroriabilitazione motoria.

Vogliamo esprimere profonda gratitudine ai pazienti che hanno avuto fiducia in noi”, conclude il professor Mortini.

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Il Robot Da Vinci XI per la chirurgia pediatrica al Meyer

L’ospedale pediatrico Meyer compie un importante passo avanti nella chirurgia pediatrica grazie all’acquisizione del robot chirurgico Da Vinci XI, una tecnologia all’avanguardia per interventi mini-invasivi. Questo sistema rivoluzionerà il trattamento dei piccoli pazienti, garantendo maggiore precisione, tempi di recupero più rapidi e un miglioramento complessivo delle cure. 

Un sistema robotico avanzato per la Chirurgia Pediatrica

Un innovativo sistema robotico, denominato Da Vinci XI, è stato presentato questa mattina presso l’ospedale Meyer, alla presenza del presidente della Regione Eugenio Giani e del direttore dell’Aou Meyer Paolo Morello.

Questo robot rappresenta una rivoluzione nella chirurgia pediatrica, permettendo interventi complessi con il minimo disagio per i giovani pazienti.

Tecnologia e precisione al servizio dei piccoli pazienti

Grazie al supporto della Fondazione Meyer, l’ospedale ha acquisito questa piattaforma di ultima generazione.

Il sistema offre una visione 3D ad alta definizione del campo operatorio e un controllo intuitivo degli strumenti robotici, superando le limitazioni della chirurgia tradizionale.

È possibile gestire tre strumenti articolati e un endoscopio attraverso una singola incisione cutanea, riducendo al minimo l’impatto estetico e i rischi postoperatori.

Un programma di potenziamento della Chirurgia

Il Meyer ha sviluppato un programma per migliorare la chirurgia mini-invasiva e robotica, garantendo un recupero rapido e ottimale dei pazienti.

Gli interventi robotici già effettuati dal professor Lorenzo Masieri presso Careggi verranno ora svolti direttamente al Meyer, semplificando e migliorando l’intero percorso chirurgico pediatrico.

Un salto di qualità per la chirurgia pediatrica

Il programma Cromin (Chirurgia Robotica Mini-invasiva) integra nuove tecnologie chirurgiche avanzate per migliorare le prestazioni cliniche e ridurre le complicazioni postoperatorie.

Il robot Da Vinci consente movimenti chirurgici più precisi rispetto alla chirurgia open o laparoscopica, con una significativa riduzione delle perdite ematiche e dei tempi di recupero.

Una palestra per i professionisti di domani

Il robot chirurgico sarà un’opportunità di crescita per i medici in formazione e il personale sanitario, grazie a corsi specifici e simulazioni avanzate.

Inoltre, la collaborazione con esperti di fama internazionale rafforzerà la preparazione dei professionisti.

La chirurgia video-assistita robotica richiede studi continui e il Meyer si impegna a sottoporre il sistema a rigorose valutazioni scientifiche.

Il Meyer come Centro di Riferimento Regionale

Con circa 100 interventi pianificati ogni anno, il Meyer punta a diventare un punto di riferimento regionale e nazionale per la chirurgia pediatrica avanzata.

Grazie al supporto della Fondazione Meyer, saranno raccolti dati clinici per pubblicazioni scientifiche, incrementando l’attrazione di pazienti anche da fuori regione.

Un’innovazione strategica per la sanità toscana

“Il Meyer è un’eccellenza toscana – ha dichiarato il presidente della Regione Eugenio Giani – e questa acquisizione è un importante passo avanti per la chirurgia pediatrica italiana”.

Il direttore generale Paolo Morello ha aggiunto: “Siamo orgogliosi di questa innovazione, resa possibile grazie al sostegno di tanti donatori che credono nella qualità del nostro lavoro”.

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DIANA: La cabina tecnologica per le diagnosi mediche

Diana, acronimo di Diagnostica Intelligente per Analisi Non Invasiva Avanzata, rappresenta una rivoluzionaria innovazione tecnologica nel campo delle diagnosi mediche. Questa cabina, sviluppata dalla collaborazione tra Antares Vision Group e Isinnova, mira a rendere le analisi cliniche più rapide, precise e accessibili.

Diana: Diagnostica Intelligente per Analisi Non Invasiva Avanzata

Diana è una soluzione tecnologicamente innovativa per diagnosi medica, frutto della collaborazione tra Antares Vision Group, multinazionale italiana specializzata in tracciabilità e controllo qualità, e Isinnova, PMI innovativa bresciana.

Il progetto è supportato dal Centro Nazionale di Ricerca in Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA, grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Le diagnosi mediche per il paziente del futuro

La cabina tecnologica Diana offre una modalità non invasiva per effettuare oltre 60 esami in soli 15 minuti.

Tra le analisi disponibili figurano il monitoraggio dell’attività elettrica encefalica e cardiaca, la composizione sanguigna e corporea, l’attività muscolare e la capacità polmonare.

L’obiettivo principale è migliorare la qualità delle diagnosi, velocizzando il processo e riducendo i costi associati alle analisi tradizionali.

Cristian Fracassi e Marco Silvestri di Isinnova, rispettivamente amministratore delegato e responsabile del progetto, sottolineano che Diana integra tecnologie note o sperimentali, compattandole in una soluzione unica. “L’obiettivo non è sostituire il medico, ma velocizzare il lavoro dei professionisti della sanità”, hanno dichiarato.

Un passo avanti nelle terapie avanzate su RNA

Diana avrà un ruolo cruciale nello sviluppo di terapie avanzate, specialmente quelle che utilizzano la tecnologia RNA.

Rosario Rizzuto, Presidente della Fondazione Centro Nazionale per lo Sviluppo di Terapia Genica e Farmaci con Tecnologia RNA, ha spiegato che Diana consentirà di monitorare l’efficacia dei farmaci RNA in tempo reale.

Questa piattaforma accorcia i tempi di ricerca, semplifica i processi diagnostici e facilita la scoperta di cure più precise e sostenibili.

Il prototipo e le prospettive future

Il primo prototipo, Diana-ATMP, sarà operativo entro metà 2025 presso il Centro Nazionale RNA & Genetherapy.

Questo sistema integrato consentirà di raccogliere e analizzare dati anche in contesti sanitari remoti, facilitando il lavoro dei medici e migliorando l’accesso ai trattamenti.

Antares Vision Group: innovazione continua nell'healthcare

Nel 2022, Antares Vision Group acquista il 15% di Isinnova e continua a investire in soluzioni digitali per il settore sanitario.

Le sue tecnologie includono software per la tracciabilità, certificazione, ispezione qualità e analisi dei dati basata sull’intelligenza artificiale.

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Come l’IA guiderà il medico di famiglia

L’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo della medicina, portando innovazioni che mirano a migliorare l’efficienza e la qualità delle cure. Anche negli studi dei medici di famiglia, l’IA si presenta come un alleato prezioso, capace di monitorare i dati sanitari dei pazienti, segnalazione anomalie e semplificare le attività quotidiane. 

L'intelligenza artificiale al servizio dei medici di famiglia

L’intelligenza artificiale (IA) si affaccia agli studi dei medici di famiglia non per sostituirli, ma per supportarli nel prendersi cura dei pazienti.

Grazie alla sua capacità di monitorare e interpretare i dati sanitari, l’IA può segnalare anomalie, suggerire esami o visite aggiuntive, consigliare attività di prevenzione, gestire le ricette ricorrenti e monitorare l’andamento di patologie croniche come il diabete o le cardiopatie.

Il progetto finanziato dal PNRR e il ruolo di Agenas

Dopo aver fatta strada negli ospedali, l’intelligenza artificiale entra negli studi medici grazie a un progetto finanziato dal PNRR con oltre 37 milioni di euro, a cui potrebbero aggiungersi altri 20 milioni.

Questa iniziativa prevede una sperimentazione iniziale su 1500 medici di famiglia, con l’obiettivo di estendere la piattaforma a tutti i medici entro la fine del 2026.

L’Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, ha recentemente concluso il bando di gara per realizzare questa piattaforma, che sarà utilizzabile anche dai pazienti tramite una app.

Come funziona la piattaforma: algoritmi e alert per i medici

La piattaforma sfrutta algoritmi avanzati per analizzare i dati sanitari provenienti dal fascicolo sanitario elettronico, prestazioni mediche digitalizzate e acquisti di farmaci.

Questi algoritmi avviseranno i medici in caso di anomalie nei dati dei pazienti, suggerendo esami o interventi tempestivi.

Un medico di famiglia ha in media 1500 assistiti.

Grazie all’IA, il software potrà identificare anomalie nei dati e inviare alert al medico per interventi mirati,” spiega Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas.

Funzionalità per medici e pazienti

La piattaforma offre un cruscotto che consente ai medici di monitorare l’evoluzione clinica e percorsi di cura dei pazienti.

Gli algoritmi permetteranno inoltre di segmentare i pazienti per caratteristiche come età o patologie, generando alert personalizzati per la gestione delle condizioni di salute.

La piattaforma semplificherà anche la prenotazione di visite, il controllo di terapie ricorrenti e la comunicazione tra medico e paziente.

I pazienti, attraverso una app, potranno accedere facilmente ai servizi sanitari e monitorare il proprio stato di salute.

Altre iniziative basate sull'intelligenza artificiale

Oltre al progetto Agenas, altre soluzioni innovative stanno emergendo.

Ad esempio, l’app “Elty” di DaVinci Salute automatizza la trascrizione dei parametri clinici dai referti direttamente nella cartella del paziente, riducendo i carichi burocratici per i medici.

Anche “MioDottore” ha introdotto nuove funzionalità basate sull’IA, come la trascrizione organizzata e personalizzata delle informazioni scambiate durante le visite mediche.

Queste innovazioni promettono di rivoluzionare l’attività dei medici di famiglia, rendendo la cura più efficace e personalizzata per i pazienti.

Innovativa tecnica AnteriorPath per la chirurgia protesica d’anca

L’aumento della longevità ha portato a una crescente richiesta di chirurgia protesica d’anca. Tecniche innovative come la bikini e la nuova “AnteriorPath” offrono interventi mininvasivi con migliori risultati estetici e funzionali.

Aumento della longevità e innovazioni nella chirurgia protesica

Con l’invecchiamento della popolazione, cresce la domanda di interventi di chirurgia protesica, tra cui la sostituzione dell’anca.

Negli anni, le tecnologie e le tecniche chirurgiche si sono evolute per rispondere meglio alle esigenze dei pazienti, con un focus particolare sulla riduzione dell’impatto estetico e sul miglioramento del recupero funzionale.

Chirurgia mininvasiva: obiettivi e vantaggi

La chirurgia mininvasiva si propone di ridurre il trauma chirurgico e migliorare i risultati per il paziente.

Oltre a garantire cicatrici meno evidenti, questa tecnica consente di preservare i tessuti della gamba, tra cui muscoli, tendini e terminazioni nervose, favorendo un recupero più rapido e completo della funzionalità dell’articolazione.

La tecnica bikini: innovazione nell'approccio anteriore

La tecnica bikini rappresenta un’evoluzione dell’approccio anteriore per l’impianto di protesi d’anca.

La cicatrice, posizionata in modo obliquo lungo la piega dell’inguine, misura circa 10-12 cm ed è facilmente nascosta da biancheria intima o costumi.

Questo approccio non solo offre vantaggi estetici ma, evitando la sezione di tendini e muscoli, garantisce una maggiore stabilità dell’impianto, una riduzione delle perdite di sangue e del dolore post-operatorio, oltre a tempi di recupero più brevi.

La nuova tecnica “AnteriorPath”: perfezionamento dall'esperienza USA

Humanitas Mater Domini presenta la tecnica “AnteriorPath”, un’innovazione dell’approccio bikini.

Questa nuova metodica, sviluppata grazie all’esperienza statunitense e perfezionata in Italia dal dott. Fabio Zerbinati, offre ulteriori benefici.

L’intervento prevede due piccole incisioni: una di 6 cm e l’altra di circa 1 cm, entrambe facilmente nascoste dagli indumenti.

Vantaggi del doppio accesso chirurgico

A differenza della tecnica bikini tradizionale, dove tutti gli strumenti vengono utilizzati attraverso un unico accesso, l’approccio “AnteriorPath” si avvale di due vie d’accesso.

La prima incisione prepara l’articolazione per l’impianto, mentre la seconda consente l’introduzione di strumenti aggiuntivi attraverso un portale secondario, migliorando la precisione nella posizione della protesi.

Questa tecnica riduce i movimenti chirurgici, minimizza il coinvolgimento dei tessuti circostanti (muscoli, tendini e nervi) e migliora la visualizzazione del campo operatorio.

Inoltre, grazie all’uso di strumenti di dimensioni ridotte, si evita di dilatare l’incisione principale, riducendo ulteriormente il trauma chirurgico.

Conclusioni: un recupero più rapido e sicuro

L’approccio “AnteriorPath” si rivolge esclusivamente ai primi impianti, non alle revisioni, e combina i vantaggi dell’accesso anteriore con ulteriori miglioramenti, come un posizionamento più preciso dei componenti, una migliore guarigione delle cicatrici e una riduzione delle complicanze.

Secondo il dott. Zerbinati particolarmente, questo metodo si dimostra efficace nei pazienti in sovrappeso e garantisce tempi di recupero più rapidi, migliorando la qualità della vita post-operatoria.

Chirurgia robotica otologica di precisione all’Aou Senese

All’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena sono stati effettuati i primi interventi in Italia di chirurgia robotica otologica. Grazie a una tecnologia innovativa, è stato possibile eseguire impianti cocleari con estrema precisione e minore invasività, segnando un importante traguardo nel trattamento della sordità profonda.

I primi interventi in Italia

Per la prima volta in Italia, all’Azienda ospedaliero-universitaria senese sono stati effettuati interventi di chirurgia robotica otologica.

Il professor Marco Mandalà, direttore dell’Otorinolaringoiatria presso l’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, ha condotto tre interventi di impianto cocleare su pazienti affetti da sordità profonda.

Questa nuova tecnica, basata su tecnologie avanzate, rappresenta un passo pionieristico nel campo della chirurgia dell’udito.

La tecnologia innovativa: precisione senza precedenti

La tecnica utilizza due strumenti all’avanguardia:

  • Un braccio meccanico progettato per definire con precisione assoluta la traiettoria degli strumenti chirurgici. Questo dispositivo mantiene costantemente la posizione e l’angolazione desiderata, riducendo il tempo complessivo necessario per l’intervento.
  • Uno strumento otologico altamente sofisticato , fondamentale per preservare le delicate strutture dell’orecchio. Esso consente movimenti lenti e costanti, tra 0,1 e 1,0 mm al secondo, minimizzando i rischi di traumi durante la procedura.

«Questa tecnologia rappresenta un ulteriore passo verso una chirurgia otologica di estrema precisione – afferma il professor Mandalà – e consente di personalizzare l’intervento chirurgico in base alle specifiche esigenze del paziente. Ciò significa ridurre la traumaticità dell’operazione, migliorandone significativamente i risultati».

Risultati incoraggianti per i pazienti

I primi tre pazienti sottoposti a questa innovativa procedura stanno bene.

Gli impianti sono stati già attivati, mostrando risultati estremamente positivi.

Mandalà sottolinea come, grazie alla tecnologia utilizzata, sia stato possibile introdurre l’elettrodo nella pentola con un movimento straordinariamente lento e controllato.

La traiettoria, completamente definita e monitorata, ha consentito un’inserimento altamente atraumatico fino all’apice cocleare.

«Grazie a questa modalità – spiega Mandalà – possiamo offrire ai pazienti una capacità uditiva più naturale, con risultati uditivi più performanti rispetto a quanto possibile con le tecniche tradizionali».

L'impianto cocleare: una rivoluzione sensoriale

Considerata la protesi bionica sensoriale più efficiente mai realizzata, l’impianto cocleare rappresenta una vera rivoluzione per le persone con sordità profonda.

«I primi risultati post-operatori – aggiunge Mandalà – dimostrano una totale preservazione dell’udito residuo nei tre pazienti operati, un fattore determinante per ottenere i migliori risultati possibili con l’impianto. Inoltre, oggi possiamo misurare con precisione la coclea, identificare l’impianto più adatto al singolo paziente e trattare anche sordità monolaterali».

Interventi più rapidi e meno invasivi

Questa tecnologia non solo migliora la qualità degli interventi, ma offre anche vantaggi significativi in ​​termini di invasività e tempi di recupero.

Mandalà spiega che è possibile eseguire l’intervento su pazienti adulti in anestesia locale, con un’attivazione immediata dell’impianto direttamente in sala operatoria.

Questo approccio consente un recupero estremamente rapido dell’udito, riducendo il disagio per i pazienti e garantendo risultati ottimali in tempi molto brevi.

Un primato italiano nel campo della chirurgia otologica

L’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena si conferma un centro d’eccellenza e innovazione, diventando il primo in Italia a utilizzare questa tecnologia avanzata e atraumatica.

«Siamo orgogliosi di poter offrire ai nostri pazienti questa opportunità unica – conclude Mandalà – che segna un nuovo capitolo nella chirurgia otologica e apre la strada ad ulteriori sviluppi nel trattamento delle patologie dell’udito».

La TAVI: una procedura salvavita ancora poco accessibile in Italia

Nuove raccomandazioni dagli Stati Uniti indicano che la sostituzione transcatetere della valvola aortica (TAVI/TAVR) può ridurre i rischi di morte, ictus e ricovero anche nei pazienti con stenosi grave asintomatica, oggi trattati solo con sorveglianza. In Italia, però, si eseguono appena 220 TAVI per milione di abitanti, contro un fabbisogno stimato di 400.

Una procedura salvavita, ma poco accessibile

Nonostante le evidenze scientifiche a supporto dell’estensione delle indicazioni della TAVI (sostituzione transcatetere di valvola aortica) anche ai pazienti con stenosi aortica asintomatica, in Italia questa procedura mininvasiva soddisfa solo poco più della metà del fabbisogno nazionale.

Ogni anno si eseguono 220 TAVI per milione di abitanti, rispetto a un fabbisogno stimato di 400 per milione.

Focus scientifico e sostenibilità ambientale al congresso GISE

Gli specialisti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) hanno acceso i riflettori su nuove opportunità e carenze di accesso alla TAVI durante il 45° congresso nazionale, inaugurato a Milano.

Per la prima volta in Italia, l’evento è interamente “carbon neutral”, con emissioni di carbonio calcolate e compensate.

Oltre ad essere un momento scientifico di rilievo, il congresso si propone come un esempio di responsabilità ambientale.

La rivoluzione della TAVI nella cardiologia interventistica

La TAVI ha trasformato la cardiologia interventistica, offrendo una valida alternativa alla chirurgia a cuore aperto per i pazienti con stenosi aortica – spiega Francesco Saia, presidente GISE.

La stenosi aortica è una grave patologia che ostacola il flusso sanguigno e aumenta il rischio di morte, con una sopravvivenza inferiore al 5% a tre anni dalla diagnosi sintomatica.

Questa procedura minimamente invasiva rappresenta una soluzione innovativa per migliorare la qualità della vita dei pazienti”.

Lo studio EARLY TAVR: i vantaggi dell'intervento precoce

Durante il congresso internazionale Transcatheter Cardiovascolare Therapeutics (TCT) a Washington, è stato presentato lo studio EARLY TAVR, che ha dimostrato i benefici di un intervento precoce nei pazienti con stenosi aortica grave ma asintomatica.

Su 901 pazienti seguiti per 3,8 anni, quelli sottoposti a TAVI precoce hanno mostrato un rischio ridotto del 15% di morte, ictus o ricovero rispetto al gruppo monitorato.

Inoltre, questi pazienti hanno registrato un minore deterioramento della funzione cardiaca.

Alfredo Marchese, responsabile di cardiologia interventistica all’Ospedale S. Maria GVM di Bari, sottolinea che il 70% dei pazienti monitorati ha comunque necessitato della sostituzione della valvola entro due anni, spesso con sintomi gravi. “Non ci sono vantaggi nell’aspettare: i nuovi dati indicano che l’intervento precoce può migliorare in modo significativo gli esiti”.

Italia: tra fabbisogno insoddisfatto e disomogeneità territoriale

Nonostante i progressi scientifici, in Italia l’accesso alla TAVI resta limitato.

“Il numero di pazienti trattati è insufficiente rispetto al fabbisogno – evidenzia Saia – e le differenze geografiche sono significative: si va da 108 a 294 interventi per milione di abitanti nelle diverse regioni, contro un fabbisogno di 350-400″.

GISE sollecita le istituzioni a colmare queste lacune, individuando strumenti per migliorare l’accesso alla procedura e garantire una maggiore uniformità nei trattamenti, al fine di salvaguardare la salute dei pazienti.

Endoscopia bariatrica: una svolta nel trattamento dell’obesità

L’endoscopia bariatrica sta guadagnando popolarità come trattamento per l’obesità, con il Policlinico Gemelli in prima linea. Nei prossimi anni, le procedure robotiche potrebbero ridurre i tempi dell’intervento a soli 5 minuti, mentre sono già in corso studi clinici per combinare l’endoscopia con farmaci anti-obesità.

Il peso dell'obesità in Italia

In Italia, quattro adulti su dieci sono in sovrappeso e oltre uno su dieci è affetto da obesità, una condizione cronica e multifattoriale che aumenta il rischio di sviluppare più di 200 altre malattie, tra cui il diabete di tipo 2 e diversi tumori.

Questa situazione ha portato la comunità scientifica mondiale a concentrarsi su soluzioni innovative per affrontare il problema.

Chirurgia e Farmaci: le opzioni tradizionali

Fino a pochi anni fa, la chirurgia bariatrica rappresentava l’unica soluzione per i casi più gravi di obesità.

Recentemente, sono stati sviluppati nuovi farmaci iniettivi, basati su incretine come semaglutide e tirzepatide, che offrono un’opzione efficace per la gestione del peso.

Tuttavia, esiste anche una terza via alternativa tra chirurgia e farmaci: l’endoscopia bariatrica.

Endoscopia Bariatrica: un'alternativa innovativa

L’endoscopia bariatrica rappresenta una valida alternativa per chi non può o non vuole sottoporsi a un intervento chirurgico.

Il professor Cristiano Spada, Ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore dell’Unità di Endoscopia Digestiva Chirurgica presso il Policlinico Gemelli, e il professor Ivo Boškoski, esperto di Gastroenterologia, ci spiegano i dettagli di questa tecnica innovativa.

Chi può sottoporsi all'endoscopia bariatrica?

L’endoscopia bariatrica è indicata per pazienti con un indice di massa corporea (BMI) compreso tra 30 e 40.

Tuttavia, le linee guida potrebbero presto estendersi a chi ha un BMI tra 27 e 30, in presenza di altre patologie.

La tecnica più utilizzata è la gastroplastica verticale endoscopica, che restringe lo stomaco per ridurre la capacità di assunzione di cibo e facilitare la perdita di peso.

Come funziona l'endoscopia bariatrica?

L’intervento di gastroplastica verticale viene eseguito in anestesia generale o sedazione profonda e dura solo 20-30 minuti.

Utilizzando un gastroscopio dotato di una speciale suturatrice, vengono applicati punti di sutura nello stomaco, riducendo lo spazio disponibile per il cibo. Questo porta a un senso di sazietà precoce.

Le novità della ricerca

La ricerca continua a svilupparsi con tecniche innovative. Al Policlinico Gemelli, uno studio sta valutando l’efficacia di combinare la gastroplastica endoscopica con l’ablazione della mucosa del fondo gastrico tramite laser.

Tale intervento riduce la produzione dell’ormone grelina, responsabile dell’appetito, favorendo una perdita di peso duratura e significativa.

I vantaggi dell'endoscopia bariatrica

Uno dei principali vantaggi di questa procedura è che può essere ripetuta in caso di recidiva.

Inoltre, è indicato anche per chi ha già subito interventi di chirurgia bariatrica inefficace.

Le complicanze dell’endoscopia bariatrica sono rare e, in molti casi, risolvibili durante l’intervento stesso.

L'integrazione con i Farmaci Anti-Obesità

L’uso di farmaci anti-obesità in combinazione con l’endoscopia bariatrica può rappresentare una soluzione ottimale per chi soffre di diabete o obesità di terzo grado.

Dopo l’intervento, i pazienti devono seguire un percorso multidisciplinare, sotto la guida di esperti come dietologi, diabetologi e psicologi, per ottenere risultati duraturi.

Il futuro: Robotica e Tecnologie Avanzate

In futuro, l’uso della robotica potrebbe migliorare ulteriormente l’efficacia dell’endoscopia bariatrica.

Il professor Boškoski ha menzionato il dispositivo sperimentale EndoZip™, che ridurrà la durata dell’intervento a soli cinque minuti, offrendo un’opzione ancora più rapida e sicura.

Masterclass di Endoscopia Bariatrica: una formazione di eccellenza

Il Policlinico Gemelli organizza ogni anno la Bariatric Endoscopy Masterclass, un evento di alta formazione che attira professionisti da tutto il mondo.

Questa masterclass, diretta dai professori Spada e Boškoski, rappresenta un’occasione unica per apprendere le tecniche più avanzate nell’endoscopia bariatrica e nel trattamento delle complicanze dell’obesità.

Un futuro di crescita per l'Endoscopia Bariatrica

La Bariatric Endoscopy Masterclass continua a offrire ai professionisti del settore un’opportunità formativa senza pari, contribuendo alla crescita delle competenze in un ambito cruciale per la salute pubblica e per il miglioramento della qualità di vita dei pazienti affetti da obesità.

Trapianti di cornea: risultati promettenti ma servono altri test

I risultati dell’intervento realizzato dagli oftalmologi dell’Università di Osaka, descritti su The Lancet, mostrano assenza di effetti collaterali significativi. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia della procedura.

Trapianti di cellule staminali: i primi risultati

Tre persone con grave compromissione della vista che hanno ricevuto trapianti di cellule staminali hanno riscontrato miglioramenti sostanziali della vista, risultati che sono durati per oltre un anno.

Una quarta persona ha riscontrato miglioramenti simili, ma i benefici non si sono mantenuti nel tempo.

Questi quattro pazienti sono i primi al mondo a ricevere trapianti realizzati con cellule staminali riprogrammate per trattare le cornee danneggiate, la superficie esterna trasparente dell’occhio.

Un progresso significativo nello studio delle staminali

I risultati, descritti nella rivista scientifica The Lancet, sono stati definiti “impressionanti” da Kapil Bharti, ricercatore di cellule staminali traslazionali presso l’US National Eye Institute, National Institutes of Health, negli Stati Uniti.

Bharti ha dichiarato: “Si tratta di uno sviluppo entusiasmante“.

Jeanne Loring, ricercatrice sulle cellule staminali presso l’Istituto Scripps Research a La Jolla, ha aggiunto che questi risultati rappresentano un incentivo per estendere la terapia a più pazienti.

La scienza delle cellule riprogrammate

La cornea è mantenuta da un insieme di cellule staminali situate nell’anello limbare, l’anello scuro intorno all’iride.

Quando queste cellule staminali si esauriscono, si verifica una condizione nota come carenza di cellule staminali limbari (LSCD), in cui il tessuto cicatriziale ricopre la cornea portando alla cecità.

LSCD può derivare da traumi oculari o da malattie autoimmuni e genetiche.

Le opzioni di trattamento per LSCD sono limitate e spesso prevedono il trapianto di cellule corneali derivate dalle staminali dell’occhio sano del paziente stesso, un procedimento invasivo e con esiti incerti.

Per i casi in cui entrambi gli occhi sono colpiti, si può ricorrere a trapianti da donatori deceduti, ma spesso il sistema immunitario del paziente rigetta il tessuto.

La procedura sperimentale

Kohji Nishida, oftalmologo dell’Università di Osaka in Giappone, e il suo team hanno utilizzato cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) per creare i trapianti di cornea.

Hanno prelevato cellule del sangue da un donatore sano, le hanno riprogrammate in uno stato simile a quello embrionale e poi trasformate in un sottile strato trasparente di cellule epiteliali corneali.

Tra giugno 2019 e novembre 2020, due donne e due uomini con LSCD in entrambi gli occhi sono stati sottoposti a questo intervento, che prevedeva la rimozione del tessuto cicatriziale dalla cornea di un occhio e l’applicazione del foglio epiteliale con una lente a contatto protettiva.

Sicurezza del trapianto: nessun effetto collaterale

Dopo due anni, nessuno dei pazienti ha mostrato gravi effetti collaterali.

Gli innesti non hanno formato tumori, un rischio associato alla crescita delle cellule iPS, né hanno subito rigetti immunitari, nemmeno nei due pazienti che non hanno assunto farmaci immunosoppressori.

“È rassicurante vedere che gli innesti non sono stati rigettati – ha affermato Bharti – ma sono necessari ulteriori trapianti per garantire la sicurezza della procedura.”

Miglioramenti della vista post-trapianto

Subito dopo il trapianto, tutti e quattro i pazienti hanno mostrato un miglioramento della vista e una riduzione dell’area corneale affetta da LSCD.

Questo progresso si è mantenuto in tre dei pazienti, mentre uno ha mostrato lievi regressi nell’arco di un anno di osservazione.

Ipotesi sui meccanismi di miglioramento visivo

Bharti ha spiegato che la causa precisa dei miglioramenti visivi non è ancora chiara.

Le cellule trapiantate potrebbero essersi replicate nella cornea del ricevente, oppure il beneficio potrebbe essere stato innescato dalla rimozione del tessuto cicatriziale o dall’attivazione di cellule preesistenti dell’occhio che hanno contribuito al recupero.

Prospettive future

Nishida ha dichiarato che il team avvierà le sperimentazioni cliniche a marzo per verificare ulteriormente l’efficacia della terapia.

In tutto il mondo, sono in corso altre sperimentazioni basate sulle cellule iPS per trattare diverse malattie oculari.

“Questi successi – ha concluso Bharti – indicano che siamo sulla strada giusta.”

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Prehab per prepararsi al meglio ad un intervento chirurgico

Il prehab è un nuovo approccio che prepara corpo e mente prima di un intervento chirurgico, riducendo i rischi e migliorando il recupero, soprattutto per i pazienti anziani. Scopriamo come questa preparazione preventiva sta rivoluzionando la chirurgia.

Prepararsi per l'intervento

Affrontare un intervento chirurgico può essere una vera sfida, soprattutto per gli anziani.

Ma cosa accadrebbe se, invece di prepararsi solo dopo, fosse possibile potenziare corpo e mente prima dell’operazione?

Questo è l’obiettivo del prehab , un programma innovativo che sta rivoluzionando la medicina preventiva e riducendo i rischi post-operatori.

Vediamo insieme come questa preparazione mirata può aiutare i pazienti a superare al meglio la prova chirurgica.

La Pre-Riabilitazione o Prehab

La pre-riabilitazione, o prehab, rappresenta un nuovo approccio alla preparazione degli anziani e dei pazienti fragili per interventi chirurgici importanti.

Si tratta di un programma strutturato e multidisciplinare che integra l’esercizio fisico, ottimizzazione nutrizionale e supporto psicologico.

Questo approccio è mirato a migliorare le condizioni generali del paziente prima dell’intervento, facilitando un recupero rapido e riducendo i rischi post-operatori.

A differenza della riabilitazione classica, che si concentra sul recupero post-operatorio, il prehab punta a rendere il corpo e la mente più resistenti prima della grande sfida.

Pazienti più sereni

Mentre la riabilitazione post-operatoria mira a ristabilire funzionalità e forza, il prehab agisce prima, preparando il paziente ad affrontare meglio l’impatto dell’intervento.

Questa preparazione preventiva ha tre obiettivi principali: migliorare la condizione fisica, ottimizzare lo stato nutrizionale e supportare psicologicamente il paziente.

Il risultato è una riduzione delle ansie e paure legate all’operazione imminente.

Con il prehab, il paziente entra in sala operatoria in condizioni fisiche migliori e con una maggiore consapevolezza e serenità.

I benefici per i pazienti anziani

Per gli anziani, un intervento chirurgico maggiore rappresenta una prova fisica e psicologica significativa.

L’età avanzata comporta spesso una minore capacità di recupero e una maggiore fragilità, oltre alla presenza di patologie concomitanti che aumentano i rischi di complicazioni post-operatorie.

Preparare preventivamente questi pazienti non solo rafforza la loro resilienza fisica, ma riduce anche i tempi di degenza e le probabilità di complicanze.

Efficacia del prehab: i risultati della ricerca

Una recente revisione sistematica ha confermato l’efficacia del prehab nei pazienti anziani e fragili sottoposti a intervento di chirurgia addominale. L’analisi ha incluso 16 studi (di cui 6 randomizzati e 10 osservazionali) con un totale di 3.339 pazienti.

I risultati sono promettenti:

  • Riduzione della degenza ospedaliera : il tempo di ricovero si è ridotto in media di 1,07 giorni per i pazienti che hanno seguito il prehab, con un dato statisticamente significativo che evidenzia come questa pratica aiuti a recuperare più velocemente, riducendo i costi e il rischio di complicanze ospedaliere.
  • Minori patologie post-operatorie : nei pazienti che hanno seguito il programma, il rischio di patologie gravi (classificato come Clavien-Dindo ≥ 3) si è ridotto fino al 44%. Questo risultato è cruciale, poiché le gravi complicazioni allungano i tempi di recupero e influenzano negativamente la qualità della vita.
  • Miglioramento della prestazione fisica : i pazienti che hanno seguito il prehab hanno registrato un miglioramento della distanza percorsa nel test della camminata di 6 minuti (6MWT), con un incremento medio di 40,1 metri rispetto ai pazienti non sottoposti al prehab. Questo parametro indica una maggiore resistenza fisica, rendendo il corpo più preparato per affrontare l’intervento.

Verso un nuovo standard di cura

I dati della revisione suggeriscono con forza che il prehab dovrebbe essere integrato come pratica standard per i pazienti anziani e fragili in attesa di interventi importanti.

Questo approccio potenzia la capacità del paziente di tollerare l’operazione, con benefici tangibili per il recupero e la qualità della vita.

In un contesto in cui la popolazione anziana e fragile rappresenta una quota crescente di pazienti chirurgici, il prehab potrebbe diventare un pilastro per una chirurgia più sicura e sostenibile.

Messaggi da portare a casa

  • La pre-riabilitazione ( prehab ) prepara fisico e mente all’intervento, migliorando il recupero post-operatorio.
  • Nei pazienti anziani, il prehab riduce le complicazioni e i tempi di degenza in ospedale.
  • Con esercizio, nutrizione e supporto psicologico, il prehab rende la chirurgia più sicura e sostenibile.

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