Algoritmo basato sull’IA predice la perdita di peso Post-Chirurgia Bariatrica

Nel corso del recente congresso mondiale dell’International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders (Ifso) tenutosi a Napoli, è stato presentato un nuovo sviluppo rivoluzionario nel campo della chirurgia bariatrica.

Progetto Sophia dell'Unione Europea

Un gruppo di ricercatori provenienti dall’Università di Lille (Francia) ha presentato un algoritmo innovativo basato sull’intelligenza artificiale, capace di prevedere con precisione la quantità di peso che una persona obesa potrebbe perdere attraverso un intervento chirurgico.

Questo risultato di rilievo è emerso da uno studio finanziato dal progetto Sophia dell’Unione Europea e coordinato dalla University College di Dublino.

Le scoperte sono state condivise nella rinomata rivista The Lancet Digital Health.

I Sette Fattori chiave per la previsione

I ricercatori hanno svolto uno studio approfondito su dati provenienti da quasi diecimila pazienti, identificando sette fattori fondamentali che influenzano in modo significativo gli esiti degli interventi di chirurgia bariatrica.

Questi fattori, tra cui età, peso, altezza, storia di fumo, nonché lo stato e la durata del diabete di tipo 2, sono stati utilizzati per creare un algoritmo di previsione.

Un aspetto cruciale è che questi parametri possono essere facilmente acquisiti in diversi contesti clinici, senza la necessità di complessi esami di laboratorio.

Strumento per decisioni informate

Questo nuovo algoritmo rappresenta una svolta significativa per i professionisti della salute e per i pazienti che considerano interventi di chirurgia bariatrica.

A differenza dei modelli precedenti che fornivano previsioni solo dopo l’intervento, basandosi sui primi sei mesi di risultati, il nuovo strumento è in grado di anticipare le informazioni ai pazienti prima della procedura.

Questo aiuta a ridurre l’incertezza e fornisce sia ai medici che ai pazienti una base solida per prendere decisioni informate riguardo all’opzione chirurgica più adatta.

Riflessioni del Prof. Angrisani

Luigi Angrisani, professore associato di chirurgia generale all’Università Federico II di Napoli e presidente del congresso, ha condiviso le sue considerazioni su questo progresso.

Ha sottolineato che il concetto alla base di questo progetto è intrigante e ha apprezzato l’utilizzo di metodi innovativi.

Tuttavia, ha evidenziato che, nella pratica reale, non tutti i pazienti potrebbero seguire alla lettera le raccomandazioni dei chirurghi.

Angrisani ha anche suggerito che ulteriori studi potrebbero essere necessari per confermare l’efficacia e l’accuratezza di questi fattori predittivi nel mondo reale.

Implicazioni chiave e conclusioni

I risultati dello studio hanno dimostrato che il tipo di intervento chirurgico è il fattore più influente nella perdita di peso.

Inoltre, è emerso che il diabete di tipo 2 gioca un ruolo significativo nei risultati dell’intervento.

Ciò suggerisce che, sebbene il genere non abbia un impatto rilevante, il controllo del diabete potrebbe influenzare la perdita di peso.

In sintesi, l’algoritmo basato sull’intelligenza artificiale presentato a Napoli offre un vantaggio tangibile per i pazienti e i medici, offrendo una previsione precisa e informazioni cruciali per prendere decisioni consapevoli nell’ambito della chirurgia bariatrica.

Artrosi coinvolgerà un miliardo di individui entro il 2050

L’artrosi sta emergendo come una sfida crescente per la salute globale. Un’analisi dettagliata condotta su dati di tre decenni ha evidenziato connessioni cruciali tra invecchiamento, obesità e il rischio di sviluppare artrosi.

Aumento preoccupante dei casi di artrosi entro il 2050

Entro il 2050, si prevede che quasi 1 miliardo di persone soffrirà di artrosi, la forma più comune di artrite, interessando il 15% della popolazione mondiale con età superiore ai 30 anni.

Questo incremento significativo è attribuito a diversi fattori chiave: l’invecchiamento della popolazione, l’obesità e la crescita demografica.

Una ricerca approfondita condotta dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), come parte dello studio Global Burden of Disease 2021 e pubblicata su The Lancet Rheumatology, ha esaminato i dati relativi all’artrosi dal 1990 al 2020 in oltre 200 paesi.

Andamento crescente dei casi di osteoartrite

Nel 1990, circa 256 milioni di individui erano affetti da osteoartrite. Nel 2020, questa cifra è più che raddoppiata, raggiungendo 595 milioni di persone.

Le proiezioni indicano che entro il 2050, il numero di persone colpite si avvicinerà al miliardo.

L’assenza di una cura definitiva per l’osteoartrite mette in luce l’importanza di concentrarsi su strategie preventive e interventi tempestivi, rendendo trattamenti efficaci come le sostituzioni articolari più accessibili, specialmente nei paesi a reddito medio e basso.

Zone del corpo più colpite e differenze di genere

Le parti del corpo maggiormente soggette all’osteoartrite sono le ginocchia e le anche.

Le stime proiettate entro il 2050 rivelano un aumento del 74,9% dei casi al ginocchio, del 48,6% alla mano, del 78,6% all’anca, del 95,1% a gomito e spalla.

Inoltre, le donne sono più colpite dagli effetti dell’osteoartrite rispetto agli uomini.

Nel 2020, il 61% dei casi riguardava le donne, mentre solo il 39% gli uomini.

Fattori genetici, ormonali e differenze anatomiche sono indicati come cause di questa disparità di genere secondo Jacek Kopek dell’Università della Columbia Britannica.

Ruolo dell'obesità nel rischio di osteoartrite

Lo studio rileva che l‘obesità o un elevato indice di massa corporea (BMI) rappresenta un significativo fattore di rischio per lo sviluppo dell’osteoartrite.

Una riduzione efficace dell’obesità nella popolazione globale potrebbe contribuire a una diminuzione del carico di osteoartrite di circa il 20%.

Nel 1990, l’obesità causava il 16% della disabilità legata all’osteoartrite; nel 2020, tale percentuale era salita al 20%.

Conclusioni

L’aumento dei casi di osteoartrite entro il 2050 è un campanello d’allarme che richiede una maggiore attenzione.

Concentrarsi su strategie preventive, interventi tempestivi e accessibilità a trattamenti efficaci è cruciale per affrontare questa sfida crescente, specialmente considerando il ruolo chiave dell’invecchiamento, dell’obesità e delle differenze di genere.