Liste di Attesa quali sono i ritardi in Italia

Un’analisi del problema delle liste di attesa in Italia non solo generale, ma analizzando le problematiche Regione per Regione.

La nostra Sanità continua ad essere alle prese con le liste di Attesa, come evidenziato dai vari studi di settore che abbiamo pubblicato ultimamente nei nostri articoli.

Liste di Attesa

In Italia, i tempi medi per una visita sono purtroppo molto lunghi. Come indicato nel Rapporto civico sulla Salute 2022 di Cittadinanzattiva, appena pubblicato, per esemio per una TAC l’attesa è in media di 12 mesi!

Ci sono Regioni più virtuose ed altre meno, ma purtroppo la situazione generale non è delle più rosee.

Vediamo alcune Regioni in dettaglio.

Emilia Romagna-oltre un anno per smaltire i ritardi

In un’intervista al Resto del Carlino, il direttore generale dell’Irccs Sant’Orsola di Bologna, Chiara Gibertoni, ha dichiarato che il Policlinico ha ripreso a pieno ritmo con gli interventi chirurgici. Purtroppo però, per poter recuperare i ritardi “impegno sarà non lungo quanto la pandemai, 24 mesi; ma sarà un percorso che impegnerà anche l’anno futuro“.

Altro problema non indifferente riguarda i ritardi accumulati nella diagnosi precoce. Molti cittadini hanno abbandonato l’abitudine degli screening, ma nei prossimi mesi sarà necessario riprendere questa attività a pieno ritmo, e cercare di recupeare i tempi lunghi lasciati in eredità dal Covid.

Abruzzo-Liste di attesa oltre 12 mesi

Dalle ultime rilevazioni sui tempi e liste di attesa, dell’aprile 2022, la Asl di Pescara non ottiene un buon risultato.

I tempi medi sono lunghi, ma soprattutto per la classe di priorità “programmata” la situazione è difficile. Infatti il cittadino per poter svolgere una prima visita di chirugia endocrinologa, per esempio, deve attendere una media di 323 giorni!

Per una prima visita oncologica il tempo “si riduce” a 235 giorni, per una visita dermatologica a 217 giorni.

Si deduce che la Asl di Pescara può garantire solo tra il 20% ed il 40% del totale delle prestazioni chieste dai cittadini.

Purtroppo questo porta molti cittadini a rinunciare alle cure. Oppure a rivolgersi a strutture fuori Regione, innescando per la Asl il meccanismo di mobilità passiva.

Friuli Venezia Giulia-Liste di attesa oltre 12 mesi e carenza personale

In soli due mesi, l’associazione Diritti del Malato ha raccolto circa cinquanta denunce. 

Due anni di restrizioni da Covid hanno rallentanto l’attività di routine della Asl di Udine, che aveva già una situazione difficile.

La presidente dell’Associazione Diritti del Malato, Anna Agrizzi, monitora la situazione.

Delle oltre 50 denunce e segnalazioni, circa 20 sono state fatte diventare veri e propri reclami. Che l’associazione ha poi inviato alle strutture sanitarie coinvolte.

Conclusioni

Purtroppo, nonstante il Pngla (Piano nazionale di governo delle liste di attesa), le Regioni e le Asl fanno ancora molta fatica a superare il problema dei tempi di attesa nei confronti dei cittadini.

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Contattaci a info@sef.care o visita il ns sito www.sef.care per avere informazioni sulle soluzioni alle Liste di attesa.

Liste di Attesa e il falso meccanismo di controllo

Liste di Attesa e il falso meccanismo di controllo

Esistono dei tempi certi che il SSN dovrebbe garantire sulle sue prestazioni per evitare liste di attesa.

Il nostro Sistema Sanitario nazionale deve (o dovrebbe) garantire le prestazioni entro determinate tempistiche. 72 ore se la prestazione è urgente, 10 giorni se ha il codice “breve”, 30 giorni per una visita e 60 giorni per un esame se è differibile. 120 gg invece solo nel caso siano programmati.

PNGLA

Nel febbraio del 2019 è stato pubblicato il Pngla (Piano nazionale di governo delle liste di attesa).

Il Piano avrebbe dovuto aiutare ad assicurare al cittadino tempi certi per le prenotazioni delle prestazioni mediche. Questo anche per garantire il diritto alla salute, come da Art. 32 della nostra costituzione.

Oltre ai tempi sopra citati, sono stati fissati i tempi massimi per i ricoveri.

  • 30 gg per i casi clinici che possono aggravarsi rapidamente (A)
  • 60 gg con dolore intenso o grave disfunzione (B)
  • 180 gg con dolore minimo (C)
  • 12 mesi se non c’è dolore od urgenza (D).

Meccanismo di controllo

Per monitorare e tenere sotto controllo la situazione, la legge indica anche l’obbligo per le Regioni di pubblicare i dati sui tempi di attesa. Uno strumento di controllo all’insegna della trasparenza per i cittadini. Devono essere resi noti i tempi di attesa per le prime visite specialistiche di 14 prestazioni e per 65 esami diagnostici.

Come però evidenziato dallo studio di Dataroom,  il meccanismo di controllo non funziona!

In alcune regioni, per esempio, viene dichiarato il tempo medio di una risonanza magnetica in 69 giorni. Ma non viene specificato se è una prestazione da garantire subito, entro 10 giorni, o entro 30/60!

Vengono così inseriti tempi di attesa, ma non vengono considerati i codici di priorità.

Oltretutto, non sappiamo se il tempo indicato è «in previsione» (ossia indico oggi quello che è il tempo di attesa previsto) oppure è «a posteriori» (ossia indico quello che in realtà c’è stato da attendere).

Ci sono Regioni che pubblicano i dati solo di alcune Aziende Sanitarie (le migliori, forse?),  falsando i risultati. 
In ben 17 Regioni, poi, si rilevano meno visite ed esami di quelli indicati dal Pngla .

Risultati

Se quindi ci soffermiamo ai dati pubblicati dalle Regioni, sembra che non ci siano problemi sulle liste di attesa.

Ma la realtà è ben diversa! Considerando che, purtroppo, ancora stiamo scontando l’effetto pandemia.

In Italia, per una TAC l’attesa è in media di 12 mesi, come indicato nel Rapporto civico sulla Salute 2022 di Cittadinanzattiva, appena pubblicato.

Per un intervento oncologico i tempi sono di 180 gg, sempre secondo Cittadinanzattiva. Mentre dai dati pubblicati dalle Regioni risultano in media  39 giorni nel 2019 e 23 nel 2020!

Conclusioni

Il Pngla, purtroppo, prevede degli obblighi ben definiti, come il numero di prestazioni da monitorare, MA non prevede sanzioni. Resta quindi compito del cittadino stesso o di associazioni private esterne al SSN di cercare una soluzione al problema delle liste di attesa!

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Rapporto civico sulla Salute 2022

rapporto civico

E’ stato pubblicato e presentato il “Rapporto civico sulla Salute 2022. I diritti dei cittadini ed il federalismo in Sanità”, di Cittadinanzattiva.

Cittadinanzattiva ha presentato con una diretta Zoom lo scorso 5 maggio il suo ultimo rapporto sulla Salute per il 2022.

Rapporto civico Salute

 Il Rapporto di quest’anno si presenta in una veste nuova, diversa da quelle degli anni passati.

Infatti vengono fornite due analisi sulla Sanità vista dai cittadini.

Una segue le 13.748 segnalazioni che sono arrivate a Cittadinanzattiva ed al tribunale del malato, in tutto il 2021.

La seconda cerca di analizzare da un punto di vista civico il federalismo sanitario. Questo per cercare di descrivere le organizzazioni e amministrazioni a livello regionale, e la loro capacità di fornire risposte ai cittadini.

Risultati del Rapporto

I risultati non sono certo confortanti!

Quasi due anni di attesa per una mammografia, un anno per una ecografia o una TAC.

Lo stesso anche per quanto riguarda la chirurgia. Un anno per una intervento ortopedico per esempio!

E così nel 2021 più di un cittadino su dieci è stato costretto al rinunciare alle cure.

E purtroppo anche gli screening oncologici sono coinvolti. In ritardo su oltre la metà delle Regioni.

Cittadinanzattiva

Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha così commentato l’attuale situazione.
“Durante la pandemia abbiamo fatto i conti con una assistenza sanitaria che, depauperata di risorse umane ed economiche, si è dovuta concentrare sull’emergenza, costringendo nel contempo le persone a “rinunciare” a programmi di prevenzione e di accesso alle cure ordinarie. Ancora oggi abbiamo la necessità di recuperare milioni di prestazioni e i cittadini devono essere messi nella condizione di tornare a curarsi”. “Allo stesso tempo la pandemia ha evidenziato anche alcune priorità di intervento, prima fra tutte quella relativa alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, oggetto di riforma con il PNRR e di acceso dibattito. Tuttavia, occorrerà una lettura attenta dei contesti territoriali, individuando percorsi e non solo luoghi che favoriscano servizi più accessibili e prossimi ai cittadini, puntando molto sulla domiciliarità come luogo privilegiato delle cure, per avere maggiore attenzione alla qualità della vita. La carenza di servizi, la distanza dai luoghi di cura, tipica di alcune aree del paese, come pure la complessità delle aree urbane e metropolitane impongono un’innovazione dei modelli organizzativi sanitari territoriali”.

Conclusioni

Il problema delle liste di attesa non riesce a trovare una fine! Servono sinergie e collaborazione da parte delle istituzioni, del SSN, e delle iniziative della sanità privata.

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Liste di Attesa: bisogno da latente a palese

Il problema delle Liste di Attesa coinvolge tutti i cittadini, se non ora, lo ha fatto in passato o lo farà in futuro.

Tutti noi abbiamo avuto difficoltà quando abbiamo dovuto prenotare un controllo medico, o abbiamo un amico/parente che attende da mesi di sottoporsi ad un determinato intervento chirurgico. Ed arriva il momento in cui il problema da latente diventa palese!

Liste di Attesa

Le liste di attesa sono sempre state un problema “nascosto” per il cittadino. Si era a conoscenza della loro esistenza, ma fino a che non si era coinvolti direttamente in un problema di salute  sembrava un problema lontanto.

Con l’arrivo del Covid e della pandemia il problema è però salito alle cronache dei giornali, visto il forte impatto che il Covid ha avuto salla Sanità e sulle sue prestazioni.

Ed è diventato un tema di dibattito pubblico, del quale molto si discute, ma per il quale poche soluzioni vengono trovate.

 

Sanità pubblica, sanità privata, o.....

Il cittadino di solito ha in mente due soluzioni al suo problema di salute.

Curarsi attraverso il SSN aspettando tempi
biblici, oppure ricorrere alla sanità privata.

In pochissimi sono a conoscenza della possibilità delle cure in un altro paese dell’Unione e del relativo rimborso, grazie alla Sanità Transfrontaliera. 

Potremmo definirla, come si usa oggi, una scarsa Alfabetizzazione Sanitaria (Health Literacy).

Tenendo conto delle richieste che ci sono pervenute, la pubblicazione dell’articolo di SEF su La Repubblica ha confermato infatti l’esigenza di trovare nuove vie di accesso alle cure, una scarsa conoscenza delle possibilità che attualmente ci sono, e delle considerazioni interessanti che stiamo valutando.

SEF - Surgical European Facilitator

Surgical European Facilitator offre al cittadino la possibilità di trovare la soluzione migliore, che non è necessariamente all’estero, attraverso la sua rete, in costante crescita, di chirurghi italiani e stranieri, di cliniche in Europa. Il tutto supportato dal suo applicativo.

E’ possibile infatti chiedere un consulto ad uno dei nostri specialisti in Telemedicina.

E’ possibile programmare l’ intervento in una clinica europea o in Italia.

Se la tipologia dell’operazione lo permette, è possibile richiedere il rimborso al SSN delle spese per l’intervento effettuato all’estero.

Tutto questo tramite l’applicativo di SEF, che, oltre a semplificare le domande di autorizzazione e rimborso secondo la normativa ed una comunicazione costante con lo specialista prescelto, permette:

  • Visite online a distanza con gli specialisti
  • Consulti per una Second Opinion
  • Valutazioni di referti di esami con visualizzatore di immagini DICOM, certificato Dispositivo Medico CE.

SEF offre un videocollegamento di qualità grazie all’uso dell’applicazione Zoom for Healthcare. 

Garantisce il rispetto della privacy e la protezione dei dati personali e sensibili usando tecnologie certificate per l’applicazione medica.

Conclusioni

Il problema delle liste di attesa per SEF si è trasformato in un’opportunità. Riuscire a creare una rete globale europea a disposizione dei cittadini e della loro salute!

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Contattaci a info@sef.care o visita il ns sito www.sef.care per avere informazioni sulla sanità transfrontaliera, senza alcun impegno!

Auguri di Buona Pasqua

buona pasqua

Tanti Auguri di Buona Pasqua 

Per Pasqua  il nostro pensiero va a chi è in attesa di un intervento chirurgico programmato da molto tempo

Perché Surgical European Facilitator (SEF)

SEF nasce per aiutare chi    è in difficoltà nel dover aspettare le lunghe liste di attesa per effettuare un intervento chirurgico programmato.

La Sanità Transfrontaliera un'alternativa interessante

La La Direttiva 2011/24/EU del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 Marzo 2011 recepita dall’Italia con il DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 38  codifica molti anni di giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia di diritti dei pazienti.

I principi fondamentali sono:

  •  Nel caso un paziente abbia diritto ad una cura nello Stato membro di affiliazione, lo stesso
    paziente ha diritto al rimborso per quella cura laddove prestata in un altro Stato membro (sia che il
    trattamento sia stato programmato o meno).
  • Il livello del rimborso è pari al costo del trattamento nello Stato membro di affiliazione.
  • Per alcuni trattamenti (cure che comportano il ricovero; trattamenti altamente specializzati e
    costosi) gli Stati membri possono prevedere che il paziente richieda un’autorizzazione preventiva.
  •  L’autorizzazione non può essere rifiutata se la cura in questione non può essere prestata al paziente entro un termine giustificabile dal punto di vista clinico.

Che cosa stiamo facendo

Dal 2018 con il nostro Comitato scientifico stiamo lavorando ad una soluzione per il problema delle liste di attesa sia a livello giuridico che pratico. 

Il nostro attuale network ci permette di poter accedere a qualsiasi struttura europea, scelta dal paziente, occupandoci della parte burocratica per la richiesta di autorizzaione e rimborso.

Abbiamo accordi di collaborazione con alcune importanti cliniche in alcuni paesi europei con le quali abbiamo un rapporto preferenziale.

Stiamo coinvolgendo Specialisti italiani molto sensibili ai problemi dei pazienti che impossibilitati ad operarli in Italia a causa degli scarsi spazi si sono resi diponibili ad organizzare sedute operatorie presso le cliniche partner all’estero.

Vademecum ed informazioni

Le lunghe attese per gli interventi chirurgici programmati erano già un problema, la sospensione delle attività chirurgiche a causa della pandemia ha peggiorato la situazione.

Per questo abbiamo deciso, seguendo le linee guida della Commissione Europea di pubblicare un Vademecum,Vademecum assistenza sanitaria transfrontaliera scaricabile qui  contenente informazioni, copie delle domande di autorizzazione e rimborso relative al diritto all’assistenza sanitaria transfrontaliera e ci rendiamo disponibili, senza nessun impegno da parte vostra, per qualsiasi altra informazione a riguardo  

Per saperne di più senza impegno

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Giornata mondiale della Salute

sanità transfrontaliera

Si è celebrata lo scoso 7 Aprile l’annuale Giornata Mondiale della Salute.

Tutti gli anni, il 7 aprile, viene celebrata la Giornata Mondiale della Salute, per sensibilizzare il mondo interno alle tematiche che coinvolgono la salute.

Giornata Mondiale della Salute

La Giornata Mondiale della Salute, il World Health Day, viene celebrata nel giorno che corrisponde al 74° anniversario della nascita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, WHO, agenzia delle Nazioni Unite. 

Il messaggio dell’Organizzazione è quello di “concentrare l’attenzione globale sulle azioni urgenti per mantenere gli essere umani e il piantea in salute. E promuovese un movimento per creare società incentrate sul benessere“.

 

Sanità Transfrontaliera

Tra i vari temi della Salute, finalmente anche la Sanità Transfrontaliera è entrata tra gli argomenti di interesse in questa giornata.

Da quando la Direttiva Europea sulla sanità transfrontaliera è entrata in vigore, nel 2011, non è sempre stato un argomento di punta della Sanità.

La Direttiva 2011/24/UE stabilisce le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese dell’Unione europea per ricevere un’assistenza medica sicura e di qualità. E che possa essere rimborsata dal proprio regime di assistenza sanitaria.

SEF

E’ stato quindi un onore per SEF essere preso come esempio da una delle maggiori testate italiane, La Repubblica, proprio per affrontare l’argomento della Sanità Transfrontaliera.

Un concetto sconosciuto a molti. Eppure una soluzione possibile e vincente di fronte agli eterni tempi di attesa per effettuare un intervento chirurgico di qualunque tipo – operazioni agli occhi, protesizzazioni anca – solo per pescare qualche esempio nel mare infinito dei tempi lunghi della sanità.

Trovate qui il link all’articolo del 7 aprile su La Repubblica

Dato l’interesse suscitato da questo articolo, è stata fatta una seconda pubblicazione ieri, domenica 10 aprile, sul freepress METRO.

Conclusioni

Un riconoscimento al costante impegno da parte di SEF. Dal 2018 si dedica ai pazienti che cercano soluzioni ai loro propblemi di salute, soprattutto per quanto riguarda le liste di attesa.

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Vademecum sanità transfrontaliera

Vademecum assistenza sanitaria transfrontaliera

Vademecum per la sanità transfrontaliera, SEF seguendo le indicazioni della Commissione Europea, ha pubblicato una guida, scaricabile per l’accesso alle cure secondo il Regolamento 883/2004 o la Direttiva 2011/24/UE.

Negli ultimi due anni la Commissione Europea ha pubblicato alcuni manuali operativi sul tema della sanità transfrontaliera e la Direttiva 2011/24/UE.

Sanità transfrontaliera

L’Unione Europea ha sempre dimostrato interesse verso la salute dei suoi cittadini. Da quando la Direttiva sulla sanità transfrontaliera è entrata in vigore, nel 2011, la Commissione Europea monitora i vari Stati Membri per controllare quale sia il livello di applicazione della Direttiva stessa.

La Direttiva 2011/24/UE, infatti, stabilisce le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese dell’Unione europea per ricevere un’assistenza medica sicura e di qualità. E che possa essere rimborsata dal proprio regime di assistenza sanitaria.

I Toolbox

Nell’interesse dei cittadini, la Commissione ha anche pubblicato alcuni manuali, chiamati Toolbox, per agevolare il cittadino ad orientarsi nelle scelte riguardanti la propria salute.

Si possono trovare sul sito della Commissione Europea diversi documenti. Dal classico documento delle FAQ (Freqently Asked Question), cioè un riassunto delle domande standard che vengono normalmente poste dai cittadini. Al documento riservato invece ai NCP (National Contact Point), più incentrato sull’aspetto burocratico.

Toolbox for Cross-Border Healthcare

SEF ha tradotto per i cittadini italiani l’ultima versione del “Toolbox for Cross-Border Healthcare”.

Il manuale riassume i punti salienti della Direttiva 2011/24/UE, e le differenze tra questa Direttiva ed i Regolamenti sulla sicurezza sociale CE 883/2004 e 987/2009. 

Vediamo insieme le principali differenze tra Direttiva e Regolamenti.

Regolamenti CE 883/2004 e 987/2009

Direttiva 2011/24/UE

Conclusioni

L’impegno della Commissione Europea nel divulgare le diverse possibilità di cura per i suoi cittadini continua ad essere costante nel tempo. 

Da parte sua, SEF è a fianco dei cittadini italiani interessati ad alternative di cura in Europa.

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Curarsi in Polonia. Una nuova opportunità con SEF

Carolina Med Center

Sempre più pazienti europei ed extra-europei cercano cure al di fuori del loro paese.

I motivi possono essere diversi, come motivi economici, lunghe liste di attesa, terapie non disponibili nella propria nazione.

Un buon numero di richieste che sono arrivate a SEF nell’ultimo anno indicavano la Turchia come una delle mete preferite per il Turismo medico.

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Pubblicato nuovo Report della Commissione Europea sulla Direttiva 2011/24/UE

Bandiera EU con medico

Pubblicato il nuovo Report della Commissione Euroepa sulla sanità transfrontaliera

Nello scorso mese di febbraio la Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare della Commissione Europea ha pubblicato il suo ultimo Report sui diritti dei pazienti nella UE, garantiti dalla Direttiva 2011/24/UE.

Unione Europea

Questo studio sottolinea l’interesse della stessa Unione Europea sul delicato argomento della salute dei suoi cittadini. Non è la prima volta, infatti, da quando la Direttiva è entrata in vigore nel 2011, che la Commissione Europea richiede uno studio sull’attuazione della Direttiva tra i suoi Stati membri.

Nel luglio dell’anno scorso, a dieci anni dalla sua entrata in vigore, la Commissione Europea ha addirittura indetto una Survey per coinvolgere tutti i cittadini europei ed avere la loro opinione a riguardo.

Report febbraio 2022

Questo ultimo studio è incentrato sul miglioramento dell’attuazione della Direttiva nei vari Stati Membri.

Lo scopo di questo studio era sostenere il lavoro della Commissione per approfondire l’analisi del problema.

Continua infatti ad essere difficile per un certo numero di pazienti accedere all’assistenza sanitaria in un altro Stato membro.

Questo perchè molti Stati risultano sempre carenti nell’applicazione pratica della Direttiva.

Il Report si prefigge quindi degli obiettivi.

1) individuare opzioni e soluzioni per migliorare la coerenza e la trasparenza nell’applicazione
della Direttiva.

2) raccogliere, mappare e analizzare le informazioni dai 27 Stati membri e dai paesi EEA su aree specifiche dell’attuazione pratica della Direttiva.

3) sviluppare una logica di intervento e
una revisione critica degli indicatori di monitoraggio esistenti per la futura valutazione della Direttiva.

Cosa prevede la Direttiva 2011/24/UE

La Direttiva stabilisce le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese dell’Unione europea per ricevere un’assistenza medica sicura e di qualità. E che possa essere rimborsata dal proprio regime di assistenza sanitaria.

Il paese dell’Unione che fornisce la cura deve garantire quanto segue.

  • I pazienti devono ricevere tutte le informazioni necessarie per compiere una scelta informata. Comprese le opzioni terapeutiche, la disponibilità, la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria che fornisce, i prezzi, lo status di autorizzazione o di iscrizione.
  • Devono essere previste procedure di reclamo trasparenti.
  • Devono esistere sistemi di assicurazione di responsabilità professionale o garanzie analoghe.
  • Deve essere rispettata la riservatezza dei dati personali.
  • I pazienti devono avere accesso a una cartella clinica, scritta o elettronica, in cui viene registrata la cura in questione.
  • Devono essere applicati gli stessi onorari per l’assistenza sanitaria applicati ai pazienti nazionali in una situazione clinica comparabile. Ovvero deve essere fissato un prezzo calcolato in base a criteri oggettivi e non discriminatori, se non esiste un prezzo comparabile per i pazienti nazionali.

Il paese dell’Unione dove il paziente è assicurato, deve garantire che:

    • il costo dell’assistenza sanitaria prestata sia rimborsato.
    • siano disponibili le informazioni sui diritti dei pazienti.
    • i pazienti abbiano accesso a qualsiasi controllo medico necessario.
    • i pazienti abbiano accesso alla propria cartella clinica.

Risultati del Report

Lo studio della Commissione Europea è giunto ai seguenti risultati, concludendo che c’è ancora un grosso margine di miglioramento.

Come viene applicata l’autorizzazione preventiva negli Stati membri?

La maggior parte degli Stati membri (20) e un paese EEA hanno scelto di attuare un sistema di autorizzazione preventiva. 7 Stati membri e 1 paese EEA non dispongono di un sistema PA. Il modo in cui viene attuato un sistema di autorizzazione preventiva varia notevolmente in tutti gli Stati membri. 

Quali sono le ragioni alla base dei diversi approcci di autorizzazione preventiva nei 27 Stati membri e paesi EEA?

Per quanto riguarda l’esistenza di un elenco di autorizzazioni preventive, i rappresentanti degli Stati membri e dei paesi EEA hanno indicato che la protezione del loro sistema sanitario è il motivo principale per l’attuazione di un sistema di autorizzazione preventiva. In linea con ciò, alcuni Stati membri hanno spiegato che l’introduzione del sistema di autorizzazione preventiva è stata una decisione politica. Al momento dell’attuazione della Direttiva, l’effetto sui loro sistemi sanitari era incerto e per alcuni Stati membri, l’introduzione di un sistema di autorizzazione preventiva è servito come mezzo per monitorare l’effetto della Direttiva sui propri sistemi sanitari.

In che modo potrebbero essere migliorate le procedure amministrative a beneficio del paziente secondo le disposizioni della Direttiva?

I dati raccolti a livello nazionale sono stati analizzati al fine di identificare se una qualsiasi delle procedure/requisiti amministrativi per l’assistenza sanitaria transfrontaliera possa essere considerata un ostacolo potenzialmente ingiustificato per i pazienti alla luce degli articoli 7, paragrafo 7, e 9, paragrafo 1 della Direttiva. In particolare, quelle procedure/requisiti che, sulla base di tale valutazione, sono apparsi potenzialmente discriminatori/basati su criteri discriminatori, ovvero non necessari e sproporzionati
rispetto all’obiettivo da raggiungere, o ostacoli potenzialmente ingiustificati alla libera circolazione dei pazienti, dei servizi o merci.

L’analisi dei dati ha mostrato che alcune procedure/requisiti amministrativi negli Stati membri possono essere considerati ostacoli potenzialmente ingiustificati per i pazienti che cercano assistenza sanitaria transfrontaliera ai sensi della Direttiva.

Quali meccanismi di consultazione hanno messo in atto i NCP (National Cntact Point) con gli operatori sanitari, gli assicuratori sanitari e le organizzazioni di pazienti e c’è margine di miglioramento?

La maggior parte degli Stati membri che hanno risposto all’indagine sembrano avere accordi di consultazione con le organizzazioni di pazienti (12), gli assicuratori sanitari (11) e gli operatori sanitari (13). Tuttavia, per una quota significativa di Stati membri, questi accordi di consultazione non hanno avuto luogo nell’ultimo anno (per 7 non con organizzazioni di pazienti, per 4 non con assicuratori sanitari e per 7 non nell’ultimo anno con fornitori di assistenza sanitaria). Alla domanda su quando avranno luogo questi accordi di consultazione, la stragrande maggioranza (17 Stati membri) ha indicato che si svolgono solo occasionalmente su richiesta.

Conclusioni

Lo studio attuale ha mostrato che in generale vi sono ancora margini di miglioramento per quanto riguarda la fornitura di informazioni ai pazienti nel contesto dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. E’ stato infatti osservato che meno della metà dei siti web dei NCP fornisce informazioni sulla differenza tra il Regolamento 883/2004 e la Direttiva 2011/24. E generalmente mancano informazioni approfondite sui diritti dei pazienti. Inoltre, le informazioni sull’autorizzazione preventiva sembrano essere insufficienti in molti Stati membri e la disponibilità per quanto riguarda gli elenchi di autorizzazione preventiva è di poco migliorata rispetto al 2018.

Nel 2019 è stato pubblicato un pacchetto di strumenti (toolbox) utili ai NCP. Già ampiamente adottato dalla maggior parte dei NCP, questi documenti potrebbero essere ancora utili per migliorare ulteriormente l’attuazione della Direttiva. In particolare, i pazienti potrebbero trarre vantaggio da una migliore diffusione di questi documenti tra le organizzazioni di pazienti, gli assicuratori sanitari e gli operatori sanitari. Spesso infatti le parti interessate hanno dimostrato di non conoscere o non aver familiarità col pacchetto di strumenti (documenti) sulla fornitura di informazioni sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

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9°CIHTConference, Conferenza Internazionale sul Turismo Medico

9°CIHTConference

Si è svolta il 4 e 5 novembre scorsi a Crikvenica, in Croazia, la 9° Conferenza Internazionale sul Turismo Medico, CIHTCONFERENCE.

Finalmente, dopo la battuta di arresto dovuta al Covid, i congressi e gli incontri dal vivo sono ripresi a pieno ritmo.

La 9° CIHT Conference è una conferenza di due giorni che riunisce docenti locali e stranieri e partecipanti provenienti dai campi della medicina, del turismo e dell’economia. Il tutto con l’obiettivo di introdurre le nuove tendenze nel turismo e nella medicina. Questa manifestazione è il risultato di una collaborazione tra l’Ente per il turismo di Crikvenica e il Distretto del turismo sanitario del Kvarner.

Crikvenica

La CIHT Conference contribuisce all’implementazione delle attuali conoscenze teoriche, ed alle tendenze del mercato del turismo medico.  

I partecipanti

Alla Conferenza partecipano più di 150 esperti di turismo medico internazionali che ricoprono posizioni dirigenziali nelle grandi istituzioni e aziende del turismo sanitario.

Due giorni quindi di scambio di esperienze e di formazione.

 Gli interventi sono stati molteplici, e su diversi aspetti del Turismo Medico. E non solo turismo medico. 

 

Gli interventi

Infatti, tra gli interventi più interessanti, annotiamo quello di Arnis Krasovskis, Presidente di Medrefund Ltd UK, che ha parlato dell’effetto post Brexit per i cittadini inglesi sulla Direttiva della Sanità Transfrontaliera (La Direttiva 2011/24/UE). Infatti, anche se per le richieste di rimborso pre Brexit il cittadino inglese ha tempo fino al 31/01/2022 per presentarle, per tutti gli interventi post Brexit questa possibilità non c’è più. Unica possibilità che è rimasta al cittadino inglese: il modello S2.
brexit

Il modello S2 permette ad una persona assicurata in un paese dell’UE (e in questo caso anche Gran Bretagna) di dimostrare di avere diritto a cure programmate (o “pianificate”) in un altro paese dell’UE. Se una persona si reca in un altro paese per sottoporsi a cure sanitarie, la relativa spesa sarà sostenuta dall’ente per l’assistenza sanitaria di questa persona soltanto se per tali cure è stato preventivamente chiesto il permesso all’ente (cioè la previa autorizzazione).

 

Non è sempre facile però trovare cliniche che accettano questo tipo di modello e di pagamento.

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