Pubblicato nuovo Report della Commissione Europea sulla Direttiva 2011/24/UE

Bandiera EU con medico

Pubblicato il nuovo Report della Commissione Euroepa sulla sanità transfrontaliera

Nello scorso mese di febbraio la Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare della Commissione Europea ha pubblicato il suo ultimo Report sui diritti dei pazienti nella UE, garantiti dalla Direttiva 2011/24/UE.

Unione Europea

Questo studio sottolinea l’interesse della stessa Unione Europea sul delicato argomento della salute dei suoi cittadini. Non è la prima volta, infatti, da quando la Direttiva è entrata in vigore nel 2011, che la Commissione Europea richiede uno studio sull’attuazione della Direttiva tra i suoi Stati membri.

Nel luglio dell’anno scorso, a dieci anni dalla sua entrata in vigore, la Commissione Europea ha addirittura indetto una Survey per coinvolgere tutti i cittadini europei ed avere la loro opinione a riguardo.

Report febbraio 2022

Questo ultimo studio è incentrato sul miglioramento dell’attuazione della Direttiva nei vari Stati Membri.

Lo scopo di questo studio era sostenere il lavoro della Commissione per approfondire l’analisi del problema.

Continua infatti ad essere difficile per un certo numero di pazienti accedere all’assistenza sanitaria in un altro Stato membro.

Questo perchè molti Stati risultano sempre carenti nell’applicazione pratica della Direttiva.

Il Report si prefigge quindi degli obiettivi.

1) individuare opzioni e soluzioni per migliorare la coerenza e la trasparenza nell’applicazione
della Direttiva.

2) raccogliere, mappare e analizzare le informazioni dai 27 Stati membri e dai paesi EEA su aree specifiche dell’attuazione pratica della Direttiva.

3) sviluppare una logica di intervento e
una revisione critica degli indicatori di monitoraggio esistenti per la futura valutazione della Direttiva.

Cosa prevede la Direttiva 2011/24/UE

La Direttiva stabilisce le condizioni alle quali un paziente può recarsi in un altro paese dell’Unione europea per ricevere un’assistenza medica sicura e di qualità. E che possa essere rimborsata dal proprio regime di assistenza sanitaria.

Il paese dell’Unione che fornisce la cura deve garantire quanto segue.

  • I pazienti devono ricevere tutte le informazioni necessarie per compiere una scelta informata. Comprese le opzioni terapeutiche, la disponibilità, la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria che fornisce, i prezzi, lo status di autorizzazione o di iscrizione.
  • Devono essere previste procedure di reclamo trasparenti.
  • Devono esistere sistemi di assicurazione di responsabilità professionale o garanzie analoghe.
  • Deve essere rispettata la riservatezza dei dati personali.
  • I pazienti devono avere accesso a una cartella clinica, scritta o elettronica, in cui viene registrata la cura in questione.
  • Devono essere applicati gli stessi onorari per l’assistenza sanitaria applicati ai pazienti nazionali in una situazione clinica comparabile. Ovvero deve essere fissato un prezzo calcolato in base a criteri oggettivi e non discriminatori, se non esiste un prezzo comparabile per i pazienti nazionali.

Il paese dell’Unione dove il paziente è assicurato, deve garantire che:

    • il costo dell’assistenza sanitaria prestata sia rimborsato.
    • siano disponibili le informazioni sui diritti dei pazienti.
    • i pazienti abbiano accesso a qualsiasi controllo medico necessario.
    • i pazienti abbiano accesso alla propria cartella clinica.

Risultati del Report

Lo studio della Commissione Europea è giunto ai seguenti risultati, concludendo che c’è ancora un grosso margine di miglioramento.

Come viene applicata l’autorizzazione preventiva negli Stati membri?

La maggior parte degli Stati membri (20) e un paese EEA hanno scelto di attuare un sistema di autorizzazione preventiva. 7 Stati membri e 1 paese EEA non dispongono di un sistema PA. Il modo in cui viene attuato un sistema di autorizzazione preventiva varia notevolmente in tutti gli Stati membri. 

Quali sono le ragioni alla base dei diversi approcci di autorizzazione preventiva nei 27 Stati membri e paesi EEA?

Per quanto riguarda l’esistenza di un elenco di autorizzazioni preventive, i rappresentanti degli Stati membri e dei paesi EEA hanno indicato che la protezione del loro sistema sanitario è il motivo principale per l’attuazione di un sistema di autorizzazione preventiva. In linea con ciò, alcuni Stati membri hanno spiegato che l’introduzione del sistema di autorizzazione preventiva è stata una decisione politica. Al momento dell’attuazione della Direttiva, l’effetto sui loro sistemi sanitari era incerto e per alcuni Stati membri, l’introduzione di un sistema di autorizzazione preventiva è servito come mezzo per monitorare l’effetto della Direttiva sui propri sistemi sanitari.

In che modo potrebbero essere migliorate le procedure amministrative a beneficio del paziente secondo le disposizioni della Direttiva?

I dati raccolti a livello nazionale sono stati analizzati al fine di identificare se una qualsiasi delle procedure/requisiti amministrativi per l’assistenza sanitaria transfrontaliera possa essere considerata un ostacolo potenzialmente ingiustificato per i pazienti alla luce degli articoli 7, paragrafo 7, e 9, paragrafo 1 della Direttiva. In particolare, quelle procedure/requisiti che, sulla base di tale valutazione, sono apparsi potenzialmente discriminatori/basati su criteri discriminatori, ovvero non necessari e sproporzionati
rispetto all’obiettivo da raggiungere, o ostacoli potenzialmente ingiustificati alla libera circolazione dei pazienti, dei servizi o merci.

L’analisi dei dati ha mostrato che alcune procedure/requisiti amministrativi negli Stati membri possono essere considerati ostacoli potenzialmente ingiustificati per i pazienti che cercano assistenza sanitaria transfrontaliera ai sensi della Direttiva.

Quali meccanismi di consultazione hanno messo in atto i NCP (National Cntact Point) con gli operatori sanitari, gli assicuratori sanitari e le organizzazioni di pazienti e c’è margine di miglioramento?

La maggior parte degli Stati membri che hanno risposto all’indagine sembrano avere accordi di consultazione con le organizzazioni di pazienti (12), gli assicuratori sanitari (11) e gli operatori sanitari (13). Tuttavia, per una quota significativa di Stati membri, questi accordi di consultazione non hanno avuto luogo nell’ultimo anno (per 7 non con organizzazioni di pazienti, per 4 non con assicuratori sanitari e per 7 non nell’ultimo anno con fornitori di assistenza sanitaria). Alla domanda su quando avranno luogo questi accordi di consultazione, la stragrande maggioranza (17 Stati membri) ha indicato che si svolgono solo occasionalmente su richiesta.

Conclusioni

Lo studio attuale ha mostrato che in generale vi sono ancora margini di miglioramento per quanto riguarda la fornitura di informazioni ai pazienti nel contesto dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. E’ stato infatti osservato che meno della metà dei siti web dei NCP fornisce informazioni sulla differenza tra il Regolamento 883/2004 e la Direttiva 2011/24. E generalmente mancano informazioni approfondite sui diritti dei pazienti. Inoltre, le informazioni sull’autorizzazione preventiva sembrano essere insufficienti in molti Stati membri e la disponibilità per quanto riguarda gli elenchi di autorizzazione preventiva è di poco migliorata rispetto al 2018.

Nel 2019 è stato pubblicato un pacchetto di strumenti (toolbox) utili ai NCP. Già ampiamente adottato dalla maggior parte dei NCP, questi documenti potrebbero essere ancora utili per migliorare ulteriormente l’attuazione della Direttiva. In particolare, i pazienti potrebbero trarre vantaggio da una migliore diffusione di questi documenti tra le organizzazioni di pazienti, gli assicuratori sanitari e gli operatori sanitari. Spesso infatti le parti interessate hanno dimostrato di non conoscere o non aver familiarità col pacchetto di strumenti (documenti) sulla fornitura di informazioni sull’assistenza sanitaria transfrontaliera.

Per saperne di più

 Contattaci a info@sef.care o visita il ns sito www.sef.care per avere informazioni sulla sanità transfrontaliera.

Essere cittadini europei

essere cittadini europei

L’invasione Russa in Ucraina deve farci riflettere !

Come cittadini europei godiamo di vantaggi che diamo ormai per scontati. Da circa settant’anni l’Unione Europea (già CEE) non conosce conflitti armati. Facciamo parte della maggiore economia del mondo e siamo liberi di vivere e viaggiare in altri paesi dell’Unione.

Unione europea

L’Unione Europa rappresenta un organismo sui generis, a cavallo tra una federazione di Stati (come gli Stati Uniti d’America) e un’organizzazione intergovernativa (come le Nazioni Unite).

A differenza delle federazioni, nell’Unione Europea viene usato  concetto di “membro”. Termine che implica la volontà di voler far parte del “club europeo”.

Regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri

I trattati che hanno dato vita all’Unione istituiscono per gli Stati membri vincoli giuridici che vanno molto oltre le normali relazioni contrattuali esistenti fra Stati sovrani. Attribuiscono alle istituzioni dell’organizzazione il potere di prendere decisioni vincolanti per tutti gli Stati attraverso regolamenti, direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri, che regolano molti aspetti della vita dei cittadini europei.

Cittadini europei e cittadinanza europea

I vantaggi che derivano dalla cittadinanza europea sono tanti ma, come spesso accade, ci dimentichiamo delle garanzie che ci vengono riconosciute.

L’Unione Europea riconosce infatti veri e propri diritti per i cittadini connessi alla cittadinanza UE.

Libera circolazione delle merci, dei servizi e dei capitali nell’UE

libera circolazione

Grazie al mercato unico, nell’Unione possono circolare liberamente le persone, ma anche le merci, i servizi e i capitali.

Le imprese dell’UE possono operare in più paesi e competere sui mercati mondiali.

Hanno accesso a 446 milioni di potenziali clienti sui mercati nazionali di tutti i paesi dell’UE.

Questo determina  una maggiore concorrenza con conseguente calo dei prezzi e una più vasta scelta di prodotti e servizi.

Sanità in tutto il territorio dell’UE

Come cittadini dell’ Unione Europea, se ci ammaliamo o subiamo un infortunio,  abbiamo diritto alle cure necessarie nell’ambito del sistema sanitario pubblico alle stesse condizioni dei cittadini residenti nel paese che ci ospita.

Dal 1 novembre 2004 questo è possibile con la Tessera Europea di Assicurazione e Malattia  (TEAM) che di fatto altro non è che il retro della Tessera sanitaria del paese di origine

sanità

Con la Direttiva 24/2011/UE l’Unione ha ampliato e rafforzato la cooperazione

Dando il diritto ai cittadini di poter sceglere di effettuare cure programmate anche presso centri privati in qualsiasi paese membro.

Ha istitutito la creazione delle Reti di Riferiremento Europee (ERN) per le malattie rare o complesse.

Formalizzato il riconoscimento delle prescrizioni rilasciate in un altro Stato membro necessarie a garantire la continuità della cura per medicinali o dispositivi medici disponibili nello Stato membro di affiliazione.

Puntando sullo sviluppo dell’ assistenza sanitaria online facilitando la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri .

Viaggiare nell’UE è facile e sicuro

viaggiare

Viaggiare in Europa è molto più facile che in passato.

La maggioranza dei paesi dell’UE e alcuni paesi terzi hanno eliminato i controlli reciproci alle frontiere firmando l’accordo di Schengen, che prende il nome dall’omonima cittadina lussemburghese nella quale fu firmato nel 1985 il primo accordo per l’abolizione dei controlli alle frontiere.

Come cittadini europei, potete viaggiare nei 26 «paesi Schengen»: 22 paesi dell’UE (Austria, Belgio, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) e Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. L’Irlanda ha scelto di non fare parte dello spazio Schengen, mentre la Bulgaria, Cipro, la Croazia e la Romania non possono ancora aderirvi. Per viaggiare verso o da un paese non Schengen, dovrete esibire un passaporto o una carta di identità validi.

Possibilità di studiare, formarsi e lavorare in qualunque paese dell’UE

possibilità di studiare

Grazie all’UE, molti giovani si avvalgono della libertà di circolazione nei paesi dell’UE.

Come cittadini dell’Unione, avete il diritto di:

  • studiare e seguire corsi di formazione in qualunque paese dell’UE alle stesse condizioni dei cittadini di quel paese;
  • lavorare in qualunque paese dell’UE e sfruttare le opportunità offerte dal mercato del lavoro dell’Unione.

Professioni regolamentate e riconoscimento titoli

Professioni regolamentate

È un diritto fondamentale di ogni singolo cittadino europeo, riguardante il diritto alla libera circolazione nei paesi membri per lavorare o per cercare un impiego.

Poiché ogni Stato membro regola l’accesso alle professioni autonomamente all’interno del proprio territorio nazionale, con percorsi di studio e sistemi di abilitazione professionale che differiscono da paese a paese, le Istituzioni europee hanno introdotto norme che agevolano il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali nell’UE. Le ha definite professioni regolamentate, professioni per cui la legge prescrive il possesso di determinati titoli (medico, odontoiatria, veterinario, farmacista, infermiere, ostetrico, architetto) e il superamento di prove di abilitazione professionale (ad esempio avvocato, commercialista, insegnante, fisioterapista, biologo, ingegnere e circa 800 altre tipologie).

L’esercizio di tali professioni è protetto dalla legge ed è consentito esclusivamente ai soggetti abilitati secondo la normativa specifica per la tipologia di professione regolamentata.

I titoli di formazione di medico, infermiere responsabile dell’assistenza generale, odontoiatra, veterinario, farmacista e architetto, essendo regolamentati in tutti i paesi membri, sono riconosciuti automaticamente (c.d. professioni a riconoscimento automatico).

Telecomunicazioni nell’UE, "Roaming like at home"

telecomunicazioni mobili

In un mondo iperconnesso vivere e viaggiare senza smartphone o tablet è quasi impossibile per questo l’Unione Europea ha regolamentato il mercato delle comunicazioni elettroniche permettendo ai cittadini europei di:

  • usufruire di servizi di telecomunicazioni fisse garantiti e di qualità ragionevole a prezzi accessibili, indipendentemente dal paese UE in cui vivete;
  • confrontare facilmente tutte le offerte di prezzo, in quanto gli operatori devono fornire informazioni trasparenti e aggiornate sui prezzi e sulle tariffe che praticano;
  • cambiare il vostro operatore di telecomunicazioni senza cambiare numero di telefono nel giro di un giorno;
  • utilizzare il vostro telefono ovunque nell’UE come a casa vostra.
  • Dal 2007 le tariffe di roaming sono diminuite di oltre il 90 %. Dal giugno 2017 il «roaming a tariffa nazionale», che prevede l’applicazione delle tariffe nazionali ai clienti che viaggiano in qualunque paese dell’UE, è ormai una realtà per tutti gli europei.

I diritti dei consumatori dell’UE

L’Unione Europea tutela la sicurezza dei consumatori e i loro diritti, stando al passo anche di settori in rapida evoluzione come il commercio elettronico, l’approvvigionamento energetico e i servizi finanziari.

Inoltre sostiene i centri europei dei consumatori, che offrono assistenza in caso di controversie transfrontaliere.

  • Ha messo in atto regole per garantire prodotti che rispettano standard accettabili e il diritto di ricorso in caso di problemi
  • Norme  in materia di marketing, contratti e pratiche commerciali sleali.
  • Diritti connessi al credito al consumo, inerenti all’informazione, al ripensamento e al rimborso anticipato .

La «garanzia per i giovani»

garanzia giovani

I giovani per l’UE sono una risorsa importante. L’UE quindi si impegna per Promuovere la partecipazione dei giovani alla vita democratica, ne sostiene l’impegno sociale e civico e punta a garantire che tutti i giovani dispongano delle risorse necessarie per prendere parte alla società in cui vivono con Iniziative a favore dell’occupazione giovanile. Come “garanzia giovani”, che  mira a garantire una transizione agevole dalla scuola al lavoro, a sostenere l’integrazione nel mercato del lavoro e a fare in modo che nessun giovane sia escluso.

Il sistema dovrebbe garantire che tutti i giovani di età inferiore a 25 anni ricevano un’offerta qualitativamente valida di:

  • lavoro
  • proseguimento degli studi
  • apprendistato o
  • tirocinio

entro quattro mesi dalla perdita del posto di lavoro o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale

Erasmus+

Erasmus +

Il programma Erasmus, (EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students), il cui nome deriva dall’ umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam che viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture, consente a uno studente universitario europeo di effettuare un periodo di studio in una università di un altro stato dell’UE  . 

Dal 2014, il programma ha assunto il nome di Erasmus+ Programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport.

Trascorrere del tempo in un altro paese per studiare, imparare e lavorare dovrebbe diventare la norma, così come l’essere in grado di parlare altre due lingue oltre alla propria lingua madre. 

Una moneta comune in 19 paesi dell’UE: l’euro

Euro

Dopo anni di preparazione il 1 giugno 1998 nasce la Banca Centrale Europea (BCE) che assieme alle banche centrali nazionali dei primi 11 Stati partecipanti (Belgio, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia) costituiscono l’Eurosistema.

Con l’ingresso della Grecia diventano 12 i paesi che dal 1 gennaio 2002 adottano la moneta unica dell’UE.

Passati 20 anni i paesi aderenti a BCE e Euro sono diventati 19 (si sono aggiunti Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovacchia e Slovenia), rendendola la moneta di oltre 300 milioni di cittadini europei con i seguenti vantaggi:

  • la facilità con cui i prezzi possono essere confrontati tra paesi, che stimola la concorrenza tra le imprese, a vantaggio dei consumatori
  • la stabilità dei prezzi
  • la moneta comune rende più facile, meno costoso e più sicuro per le imprese, acquistare e vendere nell’area dell’euro e commerciare con il resto del mondo
  • una maggiore stabilità e crescita economica
  • mercati finanziari meglio integrati e quindi più efficienti
  • una maggiore influenza sull’economia globale
  • un segno tangibile dell’identità europea.

Per saperne di più

 Contattaci a info@sef.care o visita il ns sito www.sef.care per avere informazioni sulla sanità in EU.